SVARTSYN "Vortex Of The Destroyer" (Recensione)


Full-length, Norma Evangelium Diaboli
(2025)

Tornano sulle scene gli Svartsyn e, ancora una volta, mi chiedo perché non abbiano mai raggiunto il successo e il riconoscimento che avrebbero meritati. La band è in attività da quasi trent'anni, ha pubblicato diversi dischi, tutti esattamente validi, eppure non ha mai fatto i numeri di bands loro contemporanee o anche successive. Anche lo stile adottato negli ultimi lavori, quel black metal cadenzato, ricco di dissonanze e di strani intrecci chitarristici che oggi va per la maggiore ( e che generalmente non mi piace), lo fanno in maniera eccelsa, senza scenderai e senza rinunciare al suono raw che li ha sempre accompagnati. Ascoltate l'opener "Dwelling In The Dark Golden Age" o la successiva "Surtr" per capire cosa intendo: riffs che trasudano odio, neri come la pece. Non c'è concessione alla facile melodia né a nessuna mossa commerciale. Qui ci sono solo blasfemia e morte. 

Anche quando si tratta di spingere un po' più sull'acceleratore (anche se sono lontani i tempi di "His Majesty") Ornias, ormai unico membro della band e solo superstite della formazione originale, sa come fare, come denotano "Hellstorm Of Fenrir" o "Seraphims Torn Apart", dove si possono ascoltare anche delle eco tanto di burzumiana (in certe linee di chitarra) che bathoryana (alcuni passaggi vocali) memoria. Ma il brano migliore, a mio avviso si può identificare in "The Prometheus Of Dark Dream" , che aggiunge un afflato epico al maelstrom sonoro intessuto da Ornias. Ogni brano di questo disco è una lenta, asfissiante, soffocante discesa agli inferi. 

L'ascolto di questo disco lascia letteralmente senza fiato, sfiniti, come immersi in un calderone ribollente malvagità. E questo risultato, checché ne dicano gli estimatori delle produzioni pulite e di plastica, è dovuto anche alla scelta di utilizzare un suono ben lontano da quello moderno. Il sound di Svartsyn affonda direttamente negli anni '90, quando la band è nata. Uno dei meriti principali di Ornias è senza dubbio quello di essersi saputo evolvere senza abbandonare le proprie radici, cosa tutt'altro che scontata, dopo trent'anni di attività. 

Se proprio dovessi trovare un difetto in questo disco, indicherei l'eccessivo numero di canzoni (dieci), che, alla lunga, potrebbero portare all'insorgere della noia. Il numero perfetto di canzoni credo sarebbe stato sette, massimo otto. Ma queste considerazioni non vanno a rovinare quanto di buono detto sulla nuova fatica targata Svartsyn. Un disco che si segnala già come uno dei migliori del 2025! 

Recensione a cura di Marco "Wolf" Lauro
Voto: 85/100

Tracklist:

1. Dwelling in the Dark Golden Age 
2. Surtr 
3. Hellstorm of Fenrir 
4. The Prometheus of Dark Dreams 
5. The Black Temple 
6. Seraphims Torn Apart
7. Beyond the Memories 
8. Agents of Lightbearers 
9. Utter Northern Darkness 
10. Offerings of Darkness

Line-up:
Ornias - Vocals, Bass, Guitars, Songwriting, Lyrics

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