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GRAVE DIGGER "Bone Collector" (Recensione)


Full-length, RPM ROAR
(2025)

"Bone Collector" è un buon disco, lo dico subito, così mettiamo in chiaro che non solo mi è piaciuto, ma ne approfitto anche per scagliarmi contro coloro che da almeno quindici anni inveiscono contro questa band dicendo che oramai è bollita e strabollita. Bene, pur ammettendo che tra gli ultrasessantenni del metal non riesco a scorgere una sola formazione che ancora scriva capolavori e che quindi anche i Grave Digger fanno parte di questa lista di musicisti, non mi sento davvero in linea con queste critiche.

I Grave Digger nonostante pesanti cambi di line-up e vicissitudini varie sono qui a dimostrarci che il metal, quello vero, lo sanno ancora fare, e questo album è persino meglio dei pur buoni due o tre  predecessori. Un disco nel quale il nuovo chitarrista Tobias Kersting surclassa il pur buon uscente Axel Ritt. Per il resto la line up vede, oltre a Chris Boltendahl alla voce e al già citato chitarrista, l'ormai collaudato bassista Jens Becker, ormai presente da "Knights Of The Cross" del 1998 e il batterista Marcus Kniep, che era entrato nel 2014 prima come tastierista e poi divenuto batterista nel 2018. E che batterista, ma ora andiamo con ordine.

Questa formazione convince sin dalle prime battute; "Bone Collector" è una title track coinvolgente, veloce, graffiante in bilico tra speed e power metal. che non fa rimpiangere le cose più tirate e belle di questa band. Altre staffilate non da meno sono le seguenti "The Rich The Poor The Dying" e soprattutto "Kingdom Of Skulls", brani senza compromessi e piuttosto ispirati. Si ha una concessione verso il mid tempo con la quasi ruffiana "The Devil’s Serenade", brano di puro hard/rock metal in pieno stile anni Ottanta, con tanto di ritornelli memorizzabili. La band riparte poi con l'oscura "Killing Is My Pleasure", un pezzo roccioso in cui la band incarna in pieno lo stile metal teutonico e tipico proprio dei Grave Digger stessi.

Arrivati a questo punto dell'album mi è sorta una domanda. Dove sono le atmosfere più epiche che la band ha più volte espresso nella propria carriera? Anche nei tempi recenti questa band aveva saputo offrire un ottimo album in questo senso come "Fields Of Blood". Effettivamente non so dire se questa completa assenza di atmosfere epiche o di rimandi ai loro lavori più famosi degli anni Novanta mi abbia lasciato contento, ma c'è anche da dire che questo album soddisfa diversamente. La band ha voluto realizzare un disco nudo e crudo evidentemente, senza alcuna tastiera e con pochi orpelli. C'è anche l'oscurità di pezzi più cadenzati e funerei come l'ottima "Mirror Of Hate" o la meno ispirata ma rispettabile "Riders Of Doom", ma in generale l'album scorre via serenamente, magari senza offrire una vera e propria hit, e magari calando un po' con l'avanzare della tracklist. Ma occhio al finale, una "Made Of Madness" potrebbe spazzare via tutto con la sua furia. Oltretutto il nuovo chitarrista marchia a fuoco proprio le canzoni più spietate e in questo pezzo si sentono echi dei generi più estremi del metal nel suo riffing. Ottimo lavoro Tobias Kersting!

Per concludere: quante band vendono tonnellate di dischi pur non offrendo nulla di così speciale, parlando di vecchie guardie? Penso ai Saxon, ai Maiden, ai Metallica, ai Megadeth, agli Anthrax, ai Manowar...E cosa hanno in meno i Grave Digger? Nulla, anzi! Questo è un album solido, fatto per i defenders, fatto per chi ama ancora il metal spietato e quadrato made in Germany, per cui mettete questo disco nel lettore e sbattete la testa. Tutte le altre sono chiacchiere da bar, oltretutto fatte da chi molto probabilmente continua a supportare band che davvero non sanno nemmeno più chi sono e cosa fanno e che realizzano album col contagocce. I Grave Digger non hanno mai tradito i loro fans, e questo disco è l'ennesima conferma da parte di una band coerente e ancora capace di sparare qualche cartuccia davvero pericolosa.

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 75/100

Tracklist:
01. Bone Collector
02. The Rich The Poor The Dying
03. Kingdom Of Skulls
04. The Devil’s Serenade
05. Killing Is My Pleasure
06. Mirror Of Hate
07. Riders Of Doom
08. Made Of Madness
09. Graveyard Kings
10. Forever Evil & Buried Alive
11. Whispers Of The Damned

Line-up:
Chris Boltendahl - Vocals
Jens Becker - Bass
Marcus Kniep - Drums
Tobias Kersting - Guitars

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