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EURYNOME "Miserere" (Recensione)


Full-length, Independent
(2024)

Degli archi sintetici accompagnano lo schiudersi del cancello di un cimitero; un basso distorto annuncia una marcia funebre che ci conduce nel regno ottocentesco richiamato dagli Eurynome, alfieri del funeral doom metal nostrano. Il funeral doom metal è un genere che fin dalla propria nascita, datata in Finlandia nei primi anni ’90 con il lavoro seminale dei Thergothon, ha continuato a svilupparsi in tutto il mondo e ad allargare la propria fanbase, evolvendosi nel frattempo pur mantenendo i propri connotati stilistici: tempi dilatati, atmosfere plumbee, testi decadenti, voci sepolcrali (per approfondire la conoscenza del genere, consiglio l’ottimo “Il suono del dolore” di Stefano Cavanna, testo unico al mondo sul genere edito da Tsunami). 

Gli Eurynome nascono artisticamente nel 2018, per volontà della proteiforme Nicole “Delacroix” Fiameni (compositrice, bassista, cantante, poetessa, istruttrice di kung fu…) e Jacopo Marinelli (Abeyance, Esogenesi), che nel partecipare alle composizioni scrivendo i testi aggiunge il basso e il suo growl profondo, oltre a lavorare con il legno gli elaborati artwork che accompagnano le release del duo. Fin dai primo lavoro “Obsequies” gli Eurynome hanno chiarito (o, per meglio dire, “scurito”) quale fosse la loro idea nel declinare il funeral doom: in maniera complementare alle leggende Skepticism, che rinunciano al basso nelle loro composizioni in favore di un ecumenico e messianico organo a canne, il duo non utilizza chitarre nei loro brani sostituendole con un doppio basso, e conferendo quindi al loro sound un sapore davvero particolare, che immaginiamo frutto di una ricerca certosina nel dosaggio degli ingredienti. 

Il lavoro appena uscito, “Miserere”, è l’ideale proseguimento del primo full length, ed è votato alla perpetuazione di una ricetta affascinante che, adesso possiamo dirlo, è diventata il marchio di fabbrica della band. Difficile tratteggiare una descrizione track-by-track, così omogeneo e riconoscibile è il tappeto sonoro che si spiana nelle diverse composizioni, quindi proviamo a farne un’analisi trasversale, come in una fuga in cui ogni voce contribuisce all’arricchimento della polifonia. Le loro composizioni potrebbero definirsi “per basso e basso continuo”, in cui al bordone tradizionalmente sorretto dal basso se ne aggiunge un secondo (e spesso anche un terzo, armonizzato con esso), in distorsione, che detta oblique melodie, qui e lì punteggiate da inserti sinfonici. Il quadro cimiteriale è completato dal canto lugubre di Jacopo, il cui growl profondo ben sottolinea i testi maliconici e decadenti, cui spesso e volentieri si aggiunge (in questo album più che nel precedente “Obsequies” e con maggiore efficacia), in un contrasto straniante, la voce soave di Nicole, a volte dedita a suggestivi recitativi. Come nel brano d’apertura “On the Acheron Shores”, in cui declama in italiano, riferendosi alle anime in attesa di essere traghettate agli inferi: “Ma possiamo testimoniare il loro dolore, imprigionati in questo limbo, senza sapere quando la nostra nera barca salperà.” 

I brani non sono mai lineari, scontati nello schema verse-bridge-chorus, ma animati da un movimento lento e incessante che avvolge l’ascoltatore privandolo di punti di riferimento: sensazione accentuata dalla scelta di accordare gli strumenti a 436 Hz anziché a 440 Hz, nel rispetto nella tradizione dell’Ottocento a loro caro, e dal ricorso frequente a partiture con tempi dispari. Il legame tra i due album è dichiarato – oltre che dalla riconoscibilità del sound – dal richiamo di “The Dead Warden” del primo album nello strumentale “The Dead Helmsman”, in cui il duo si rende enigmatico nascondendo una misteriosa “lettera”: quaerendo invenietis, parafrasando il Maestro J.S. Bach. E così, passaggio dopo passaggio, si è condotti alla fine di tutto in un’apocalisse vittoriana, quella “Decadence in Minor”, il brano forse più sperimentale, che chiude l’album in un’oscura e insistita sequenza di accordi. 

Questo “Miserere” (del quale consiglio di prendere in considerazione l’acquisto del box set in legno intagliato artigianalmente) perfeziona la proposta musicale degli Eurynome: chiudetevi quindi in una stanza, abbassate le luci, alzate il volume, e lasciatevi portare per mano in una passeggiata tra le tombe che raccontano le storie dei defunti, in una discesa verso una dolce malinconia che mai diviene davvero disperazione. 

Recensione a cura di: mu:d
Voto: 90/100

Tracklist:
1. On the Acheron Shores 
2. Death of Poseidon
3. Funerals Unto Ruin 
4. The Dead Helmsman 
5. Afterlife Dejection 
6. Seizing the Eventide 
7. Decadence in Minor

Line-up:
N. Delacroix - Vocals (clean), Bass (lead), Piano, Orchestrations 
Jacopo Marinelli - Vocals (growls, spoken), Bass (rhythm) 

Web:
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