NIRNAETH "Il Paradiso Non è Altrove" (Recensione)
Full-length, Andromeda Relix
(2024)
I Nirnaeth sono una band che ha una lunga storia alle spalle. Le sue origini sono da ricercare nei primi anni novanta quando il gruppo bergamasco produsse dei demo e pubblicò il suo esordio, quell’assurdo “The Psychedheavyceltale in 8 Movements”, figlia di quegli anni, quindi genuinamente sperimentale, senza confini, che mi colpì molto e di cui possiedo gelosamente una copia del cd. Forse non furono capiti, forse eravamo in Italia e tutto è più difficile, quale che sia stata la ragione, di loro si persero le tracce. Ricomparsi nel nuovo millennio, dopo un ep di riscaldamento nel 2009, oggi sono giunti al terzo lavoro dopo la reunion.
Dietro il progetto c’è sempre la mano e la presenza di Marco Lippe, coautore della musica e del concept. “Il Paradiso non è altrove” è incentrato sulla problematica ecologica, sulla necessità di dover salvare il nostro pianeta, testi quindi legati da questo tema di assoluta attualità. Musicalmente i Nirnaeth oggi suonano thrash metal, in modo personale, soprattutto per il cantato particolare di Marco Lippe, molto teatrale nella sua interpretazione, forse non sempre centrata sulla musica, ma personale nella sua lettura di un genere che altrimenti rischia di restare chiuso dentro il suo recinto (“World Wild Web”). Non si possono non fare accostamenti con la band thrash italiana con cantato in italiano più famosa, gli Insidia, anche loro tornati a vivere dopo un lungo oblio. Le loro proposte sono costruite sulle stesse fondamenta ma si sviluppano in modo diverso, fornendo più letture della versione tricolore del genere (“Pescecani”).
“Il Paradiso non è altrove” colpisce per la solidità con cui è stata concepito, un percorso di sola andata verso l’oblio, in cui la rabbia dell’iniziale “La Vendetta Del Bosco”, un thrash d’assalto si contrappone alle triste e conclusiva eponima “Il Paradiso non è altrove” una lenta ballad dai toni catastrofici che invita al cambiamento prima che sia troppo tardi. Questo è un album diretto, sporco, lontano dagli sperimentalismi degli esordi e ci porta in dote una band matura che si fa portavoce di un messaggio importante attraverso un suono crudo e con delle ritmiche d’assalto (“Genativocidio”).
Quando i ritmi rallentano entriamo in un mondo più hard rock con tratteggi di cantautorato come nell’intenso “Epitaffio Di Una Pianta”, in cui la band dà voce al vegetale che sta per morire. Interessante la riproposizione di “Angel” dei post punk The Danse Society, personalizzata e resa più compatta dalle chitarre. I Nirnaeth sono una valida band che ha attraversato tre decadi di metal ed oggi è ancora qui per raccontare attraverso la propria visione metallica le malefatte umane, grazie a una proposta intensa in cui è difficile scollare la parte strumentale dalla parte tematica.
Recensione a cura di John Preck
Voto: 76/100
Tracklist:
1. Wounded Knee
2. La vendetta del bosco
3. Genativocidio
4. World Wild Web
5. Epitaffio di una pianta
6. Religionestinzione
7. Pescecani
8. Angel (The Danse Society cover)
9. Generation Interdict
10. Il paradiso non è altrove
Line-up:
Marco Lippe - Drums, Vocals, Keyboards
Daniele Cusumano - Bass
Roberto Bellina - Guitars
Edoardo Pirola - Guitars
Web:
Bandcamp
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