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APOCALYPSE "Pandaemonium" (Recensione)


Full-length, MiMo Sound Records & Publishing
(2024)

Un suono primordiale, grezzo, figlio di lontane influenze che arrivano direttamente dagli anni ottanta sono alla base del sound degli Apocalypse. E’ il caso dell’iniziale “Hanged, Drawn and Quartered”, un brano affilato, che tra parti veloci e sezioni più atmosferiche, genera un pesante turbinio sonoro in cui il caos primigenio regna sovrano. L’ombra di Quorthon si aggira in modo deciso tra queste tracce e ne influenza in modo marcato il sound di base (“Pit Of Oblivion”). Fugaci presenze si avvertono anche dalla Svizzera, dai seminali Celtic Frost, come nella malefica “Witchhunt” dai toni sepolcrali.

Il suono epico di “The Well Of Deception” è tra i momenti più personali. Sembra di stare in mezzo ai freddi boschi norvegesi e di osservare da lontano la presenza di lupi ululanti. Qui ad emergere sono certi Ulver dei primordi. L’utilizzo dell’organo genera un suono lugubre, visioni spettrali prendono forma (“Finale”). Il suo utilizzo è da considerarsi tra le cose migliori come in “Praeludium In D Minor”. Le soluzioni più interessanti emergono quando la band propone sonorità slegate al suono più classico, a quel thrash death così vicino all’estetica del primo black metal, e si apre ad un metal contaminato da un sound più moderno, utilizzando le clean vocals, che però hanno bisogno di ulteriore affinamento aprendo la band ad una possibile direzione futura (“Broken Illusion”).

“Son Of Fire” sembra uscita dall’heavy metal anni ottanta, retaggio di certi Riot e compagnia bella, anche se il cantato soprattutto sugli acuti è poco efficace, tonalità troppo alte, difficili da raggiungere, mentre la base musicale è troppo semplice e legata in modo pericoloso ad uno stile superato. La fusione di più generi all’interno dello stesso lavoro può generare l’impressione che si stiano ascoltando due band diverse e fa perdere di compattezza all’insieme.

Sicuramente l’alta prolificità di Erymanthon Seth se da un lato permette al progetto Apocalypse di essere costantemente sul mercato (sei album in sette anni!), dall’altro paga lo scotto di non lasciare alla creatività e ai conseguenti arrangiamenti e rifiniture di svilupparsi in modo più organico, lasciando al solo istinto creativo la completa padronanza delle operazioni. Questo significa che ci troviamo di fronte ad un lavoro con brani validi in cui emerge anche una discreta personalità (“Pandaemonium”) ad altri in cui ci si trova di fronte a un puro esercizio di stile. Quello che Erymanthon Seth dovrebbe innanzitutto decidere, è la direzione da dare al suo progetto. E’ giusto essere eterogenei e non proporre sempre la stessa musica all’interno di un lavoro, ma è altrettanto importante avere un comune denominatore che faccia da collante alle diverse anime presenti, rendendo l’album organico. Detto questo, possiamo comunque affermare che “Pandaemonium” è un album con tante idee valide.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 65/100 

Tracklist:
1. Praeludium in D Minor
2. Hanged, Drawn and Quartered
3. Witchhunt
4. Pit of Oblivion
5. The Well of Deception
6. Broken Illusion 
7. Son of Fire
8. Pandaemonium
9. Final

Line-up:
Erymanthon Seth - Everything

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