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HORNA "Nyx (Hymnejä yölle)" (Recensione)


Full-length, World Terror Committee
(2024)

A distanza di quattro anni dal precedente “Kuoleman Kirjo”, tornano a farsi sentire i finlandesi Horna, che, con questo nuovo “Nyx (Hymnejä Yölle)” giungono a quota dodici album, più una quantità innumerevole di split ed ep. Guidati come sempre da Shatraug, ormai unico membro originale rimasto della formazione del ’94, i finnici tornano all’attacco col loro black metal privo di qualsivoglia concessione all’ammorbidimento o alla modernità. E, personalmente, a me sta più che bene così. Questo è un disco da cui gli amanti dei suoni di plastica dovrebbero tenersi alla larga, perché non troverebbero niente di loro gradimento. Chi, invece, ama il black metal nudo e crudo, come si faceva un tempo (e come dovrebbe ancora farsi, per quanto mi riguarda) si troverà ad ascoltare un disco che, pur senza allontanarsi troppo dal trademark che i nostri hanno contribuito a creare, riserva diverse sorprese. Ovviamente non ci troviamo di fronte ad un nuovo “Haudankylmyyden mailla” o ad un ritorno a “Sudentaival” ma ascolteremo un disco nella scia delle loro ultime, ottime produzioni, consistente in cinque inni (le canzoni si chiamano proprio così, senza titolo) e una versione neofolk di “Kuoleva Lupaus”, ovviamente, come da tradizione, tutte cantate in finlandese. 

Il primo inno attacca frontalmente l’ascoltatore, senza un minimo accenno di intro o altro che possa distogliere l’attenzione da quello che è l’intento della band: annichilire l’ascoltatore. Chitarre zanzarose ma che lasciano capire ogni singolo passaggio, batteria con un rullante che colpisce incessantemente le orecchie e la voce sguaiata di Spellgoth a sovrastare il tutto. Come sempre, i riff non puntano a chissà quale inutile sfoggio di tecnica ma ad essere efficaci e, come sempre, gli Horna riescono perfettamente nel loro intento. Con “Hymni II” il ritmo rallenta leggermente ma non cambia l’efficacia della canzone, a mio avviso una delle migliori del disco, soprattutto nella parte finale della canzone, quando entra un coro quasi viking che fa da contrasto alle urla di Spellgoth e si innesta su un cantato di chitarra veramente stupendo, che si ficca in testa e non ne esce per molto tempo. “Hymni III” segue quanto fatto dalla canzone precedente e gioca molto con gli intrecci di chitarra, che si incastrano e si richiamano l’un l’altra come nella migliore tradizione metal ma rivisitata in versione black metal, per poi lasciarsi andare ad una sfuriata in tipico stile Horna. “Hymni IV” torna a premere il piede sull’acceleratore senza mai perdere di vista il gusto per la melodia, che è il trademark distintivo non solo della band ma del black finlandese in generale, consegnandoci un altro pezzo di altissimo livello compositivo e dall’impatto notevole. 

Con “Hymni V” sembra di fare un salto indietro nel tempo, perché con questo brano sembra di essere tornati ai tempi di “Sudentaival” e scusate se è poco! Il disco si chiude con “Kuoleva Lupaus”, una delle canzoni più famose (se non la più famosa) del combo finnico, rivista in chiave acustica/neofolk. Ad un primo ascolto potrebbe spiazzare ma ascoltando con attenzione, il brano funziona benissimo, anche in questa versione. Sicuramente un ottimo ritorno per un gruppo che raramente ha sbagliato qualcosa (e quando lo ha fatto risultava comunque superiore alla maggior parte dei gruppi in circolazione) e che ha ancora tanto da dire. Nella top ten del 2024, insieme ai Mutiilation. 

Recensione a cura di Marco "Wolf" Lauro
Voto: 100/100 

Tracklist:

1. Hymni I
2. Hymni II 
3. Hymni III 
4. Hymni IV
5. Hymni V 
6. Kuoleva lupaus

Line-up:
Spellgoth - Vocals
Shatraug - Guitars, Songwriting, Lyrics
Infection - Guitars
VnoM - Bass
LRH - Drums

Web:
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