MIND CONTROL "Elements" (Recensione)
Full-length, Independent
(2023)
Piccola premessa. Prima di ascoltare una sola nota di questo lavoro, mi sono trovato a leggere le note informative che accompagnavano la promo ed hanno destato la mia curiosità : l’accostamento tra la parola “Elements”, che richiama irrimediabilmente il terzo lavoro dei mai troppo lodati Atheist, e la frase di presentazione del genere suonato dai Mind Control, ossia Progressive Death Metal, associato alla band americana di cui sopra, mi ha fatto fantasticare non poco. Ascoltando l’album, già dalle prime note sono tornato alla realtà , perché “Elements” dei Mind Control non ha alcun contatto con il progressive death metal. Loro suonano altro.
Passata la delusione per un’aspettativa disattesa, mi sono messo all’ascolto dimenticando quello che avevo letto e mi sono concentrato unicamente sulla musica. I Mind Control suonano un metal moderno, in cui convivono tante anime diverse. Sono molteplici le influenze. Sicuramente la doppia voce, clean femminile e acida maschile non può non accostare la band ai meneghini Lacuna Coil, ed i punti di contatto sono diversi, proprio nell’affrontare l’aspetto melodico su chitarroni distorti su suoni ribassati (“Flames”). L’approccio alla materia pesante invece richiama quel suono svedese del nuovo millennio che ha visto tra i maggiori esponenti gli In Flames di album come “Reroute To Remain”, ossia di quella band che aveva spostato i propri orizzonti verso un sound più compresso per provare ad atterrare sul suolo nord americano (“Rage”).
Detto questo non si può non notare la cura con cui le canzoni sono state scritte, con un ottimo equilibrio tra le parti, con un mixing efficace che esalta l’insieme, con un sound pieno, moderno (“Maelstrom”). Se la prima parte ci presenta dei brani più compatti e diretti, nella parte centrale entrano in gioco suoni più soffusi a mischiarsi con la parte più in your face, con la tastiera che entra in gioco, ampliando uno spettro sonoro, che non tocca mai il prog, ma per certi versi, un suono più airplay, come in “Air” o nella prima parte di “Storm”. Un brano come “Hurricane” rappresenta uno degli apici di questo “Elements”, grazie ad una scrittura complessa ma ispirata dove le linee vocali si esprimono in modo convincente.
Sicuramente quando i Mind Control riescono a mescolare bene le diverse anime emergono brani di un certo valore come nella semi ballad “The River”, che esprime l’anima più crepuscolare ma senza rinunciare al contatto con la pesantezza. “Ether” ha la palma di brano più complesso, in cui convivono le aperture melodiche alla Lacuna Coil, con un riffing più pesante che potrebbe portare alla mente certi Nevermore, con le tastiere che rimandano ai Dream Theater più teatrali, senza però mai toccare l’elemento progressivo, restando sempre ancorati ad un metal multiforme. “Elements” secondo lavoro sulla lunga distanza degli abruzzesi Mind Control, è maturo, tecnico, ottimamente prodotto ed ha tutte le carte in regola per piacere ad un pubblico amante delle sonorità più moderne, in cui convivono pesantezza e melodia, in quel limbo in cui i Nevermore incontrano i Lacuna Coil (Blame).
Recensione a cura di John Preck
Voto: 76/100
Tracklist:
1. Elements
2. Rage
3. Flames
4. Effluent
5. Wind
6. Storm
7. Air
8. Tempest
9. Hurricane
10. The River
11. Ether
12. Maelstrom
13. Blame
Line-up:
Luca Nicolucci - Drums
Massimo Boffa - Guitars
Stefano Tatasciore - Bass
Natisfea - Vocals
Web:
Spotify
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