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GATES OF EDEN "Passage To Babylon" (Recensione)


Full-length, Nero Corvino
(2023)

I Gates Of Eden sono un progetto gestito interamente dal polistrumentista siciliano Tregor Russo. Questo suo primo album, "Passage To Babylon" si prefigge di portare qualcosa di nuovo all'interno della musica metal, ovvero un folk-progressive metal che molto deve alla musica mediorientale e siciliana. Quindi in questo album abbiamo un grande impiego di strumenti di vario tipo, da quelli più consueti come la chitarra a sette corde o il basso a cinque corde fino ad arrivare alle percussioni, e poi il nostro ha cantato ed eseguito la voce solista, ha suonato e registrato tutti gli strumenti presso l’Underground Music Recording Studio di Palermo (chitarre elettriche a sette corde, basso a cinque corde, batteria ed altri strumenti etnici fra i quali oud, scacciapensieri, zufolo e bouzuki). Inoltre si apprende che Tregor è anche artista professionista, insegnante di musica, compositore, arrangiatore, cantante, poeta, scrittore, divulgatore storico, attore, regista, produttore musicale, tecnico del suono, direttore artistico e fotoreporter;

Si arriva poi, sempre scorrendo le note biografiche ad apprendere che il musicista in questione descrive i Gates Of Eden come "uno dei progetti Progressive Folk Metal più innovativi ed originali a livello internazionale". Ora, detto che quanto riportato in biografia potrebbe essere effettivamente veritiero, un artista che usa tali termini enfatici per descrivere se stesso e la sua creatura, indubbiamente ha un ego smisurato. Il mondo è pieno di musicisti che hanno molti altri interessi, ma non li sbandierano come trofei.. Ne rimane comunque un album interessante come "Passage To Babylon", sebbene non tutte le ciambelle siano riuscite col buco in questo lavoro. Per essere chiari e concisi, il tutto appare molto tecnico, fin troppo, ma non abbiamo una sola canzone che possa ricordarsi come pienamente riuscita, ovvero non vi sono costruzioni tipiche di un artista che sa come scrivere belle canzoni prima che dimostrazioni di tecnica. 

Forse lo stesso Trgor non è interessato a scrivere brani orecchiabili, ma vuole solo perseguire la sua strada etnica, folk e progressive. Si sente che questo artista sta cercando di formulare davvero una nuova via alla musica pesante, si sente la sua perizia e su questo non si discute, Ma arrivati all'ultimo brano, "Lost Realms in the Fantasy" sembra di aver ascoltato lo stesso pezzo per tutta la durata del disco. i ritmi di batteria sono quasi sempre cadenzati e/o sincopati in tutti i pezzi, non vi sono impennate, non vi sono grosse variazioni sulla voce che rimane melodica ma poco avvezza a ritornelli ficcanti. Il tutto scorre via in modo lento e sinuoso, con un tocco oscuro e triste, ma non convince appieno. Un disco comunque intrigante e fatto bene, ma che emotivamente a me ha trasmesso davvero poco.

Recensione a cura di Carmine Del Buono
Voto: 60/100

Tracklist:
1. Vision from the Mirror
2. In the Garden of Dreams
3. Glimpse at Eternity
4. When Mist Covers the Night
5. Enchanted Symphony
6. Through the Veiled Soul
7. Mirage
8. Caress of Your Breath
9. Sounds of Mystery
10. Lost Realms in the Fantasy

Line-up:
Tregor Malphas Russo - Vocals (Lead), Guitars, Oud, Bass, Drums, Darbuka, Percussions

Web:
Bandcamp
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1 commento:

  1. Ascoltato per pura curiosità, considero quest'album pessimo e noioso, confuso e tecnicamente povero.

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