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ZOLFO "Descending into Inexorable Absence" (Recensione)


Full-length, Zann’s Records/Violence in the Veins/Riff Merchant Records
(2024)

Cosa potrebbe mai suonare una band dal nome Zolfo? Questa è la prima domanda che mi sono posto quando mi sono trovato tra le mani questa promo. La risposta è arrivata dopo pochi secondi, nel suono sulfureo che riesce a emanare questa musica, lontano da possibili derive black metal, se non fosse per quella voce stridula che da quel genere prende qualcosa, ma qui parliamo di uno sludge pesante, libero di esprimersi su lunghe distanze, in cui l’elemento ritmico e dinamico della batteria su riff ipnotici e intensi, crea un muro sonoro di notevole spessore (“Apoptotis”), grazie ad un suono grasso, dalla forte propensione live: tra queste note si sente lo spessore delle mura della sala prove, del sudore e dei timpani sfondati. La voce riesce ad essere dinamica, esprimendosi su più registri, urlando, sfociando nello scream, passando per il growl fino a toccare tonalità pulite, e offrendo quindi molteplici sfumature ad un suono piuttosto monolitico. 

Ci troviamo di fronte a un’ora di musica distribuita attraverso sei canzoni di lunghezza varia. Se l’iniziale “Last Layers”, breve nei suoi tre minuti ci presenta l’aspetto più atmosferico e sperimentale, una sorta di Black Widows moderni con quel suono intenso e profondo di sax che apre la canzone verso suggestioni aliene, dai tratti quasi prog, con la finale “Silence Of The Absolute Absence”, composizione che sfiora i venti minuti, si affrontano atmosfere diverse, in cui si contrappone una certa cupezza di fondo che può rimandare a band come i Mournful Congregation, per poi evolvere verso influssi stoner alla Kyuss nella parte centrale, in una commistione ben riuscita che non si pone vincoli in un genere che non è certamente famosa per le sue ampie possibilità di spaziare, se non attraverso la ricerca di sfumature e di idee che possano evitare di restare imbrigliati in schemi precostituiti. In questo i Zolfo sono bravi e dimostrano la volontà di essere liberi di esprimersi senza essere vincolati ad alcuno schema. 

Sicuramente siamo di fronte ad una musica dai tratti oscuri, che rimanda necessariamente ad atmosfere cupe, in cui l’abisso sembra possa aprirsi sotto ai nostri piedi da un momento ad un altro (“Lament Of The Light”). “Descending Into Inexorable Absence” è il secondo lavoro dei Zolfo e dimostra una band consapevole di cosa vuole suonare, libera di naufragare in un mare in burrasca, attraverso canzoni espressive, monolitiche ma non monotone, in cui i crescendo diventano elemento essenziale nella dinamica generale (“No Home For An Eternal Wayfarer”). Quello che mi sarei aspettato venisse sfruttato maggiormente, e che spero la band consideri con più regolarità, è il sax, che se fosse stato utilizzato di più in questa sede, avrebbe sicuramente aperto la loro musica su orizzonti lontani e reso questa proposta molto più personale ed accattivante. Al netto di questa considerazione “Descending Into Inexorable Absence” resta un lavoro molto interessante che soddisferà gli amanti delle sonorità più lente e sulfuree.

Recensione a cura di John Preck 
Voto: 77/100

Tracklist:

1. Last Layers 
2. Lament of the Light 
3. No Home for an Eternal Wayfarer 
4. Admire the Mire 
5. Apoptosis 
6. Silence of the Absolute Absence

Line-up:
Saverio - Bass 
Piero - Drums 
Nicolò - Guitars 
Fabrizio - Guitars, Sax
Dave - Vocals

Web:
Bandcamp
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