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VITRIOL "Suffer & Become" (Recensione)


Full-length, Century Media Records
(2024)

Le frontiere del brutal death metal si ampliano ancora e ancora, grazie a band che apportano sempre nuove intuizioni a questo genere. Mi verrebbe da dire che il death e il black metal sono i generi che più hanno osato negli anni e i Vitriol con questo loro secondo full-length dimostrano di aver raggiunto vette invidiabili sotto ogni aspetto. A dispetto di una copertina non proprio trascendentale, il combo di Portland realizza un disco incredibile. Con questo termine non voglio per forza dire che questo disco sia qualitativamente incredibile, ma se si espande questo termine ad altri ambiti, tipo quello della personalità, della fantasia e della tecnica, questo album ha pochi eguali.

I Vitriol partono da una base fortemente ancorata alla scuola Hate Eternal o Krisiun, ma ci aggiunge un tocco apocalittico, contorto e oscuro che spesso rimanda a certo black metal d'anguardia (Blut Aus Nord, Deatspell Omega). Ma sarebbe un ennesimo errore spiegare un album puramente death metal come questo tirando in causa influenze black metal che indubbiamente ci sono, ma che non sono preponderanti, e che quindi non possono far variare di molto la descrizione del genere proposto dai Vitriol. Ci sono ogni tanto dei synth che fanno sprofondare in un abisso creato ad arte dalla chitarra di Kyle Rasmussen, che ci delizia per più di tre quarti d'ora con ogni tipo di riff e soluzione crudele possibili. Il suo stile è davvero sfaccettato e schizoide nonchè imprevedibile e marchia a fuoco un album che vede anche gli altri musicisti letteralmente posseduti e in palla. 

Difficile citare tracce migliori o peggiori, anche se l'apertura affidata a "Shame and Its Afterbirth" non è qualcosa che ci si aspetta tutti i giorni. Una traccia estrema, strabordante, cinica, parossistica che da subito chiarisce di fronte a che disco ci troviamo. Di qui in poi la band sembra prenderci gusto, e tra vocalizzi posseduti e drumming insostenibili ci massacra le orecchie senza troppi complimenti. Vaghi stralci di melodia si vedono, si prenda ad esempio un pezzo come "Nursing from the Mother Wound", ma la band non vuole mollare e poi riprende subito dopo con un pezzo come "The Isolating Lie of Learning Another" che si apre lento ed opprimente e poi si trasforma in qualcosa di mostruoso. Insomma, avrete capito che qui prenderete solo schiaffi nelle orecchie, non ci sono altri termini per definire un album del genere. Stupusce comunque la voglia continua di offrire ultraviolenza e morbosità. Difficilmente si trovano album così estremi in tutto, ma allo stesso tempo suonati perfettamente. 

I Vitriol peccano forse in due cose: in primis una produzione che è troppo monolitica ed esalta troppo una batteria ottima, ma asettica ed artificiale nei suoni. E in secondo luogo a lungo andare l'effetto sorpresa in termini di estremismo sonoro viene meno e sarebbe stato opportuno mollare un po' la presa ogni tanto, anche perchè un disco del genere a mio avviso sarebbe dovuto durare almeno una decina di minuti in meno. Si prenda la atmosferica "Survival's Careening Inertia", dove tutto funziona fino a quando non irrompe l'ennesima sfuriata in blast beat a rovinare un po' le cose. Detto questo, album stellare per chi ama il death metal brutale e un po' evoluto.

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 76/100

Tracklist:
1. Shame and Its Afterbirth 
2. The Flowers of Sadism 
3. Nursing from the Mother Wound 
4. The Isolating Lie of Learning Another 
5. Survival's Careening Inertia 
6. Weaponized Loss 
7. Flood of Predation 
8. Locked in Thine Frothing Wisdom 
9. I Am Every Enemy 
10. He Will Fight Savagely

Line-up:
Adam Roethlisberger - Bass, Vocals
Kyle Rasmussen - Guitars, Vocals
Matt Kilner - Drums
Stephen Ellis - Guitars

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