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Intervista: TEZZA F.


Tezza F. col nuovo album "Key To Your Kingdom" ritorna in grandissimo spolvero. Un album di puro power metal anni Novanta, con tutti gli elementi che faranno la gioia di band come Stratovarius, Sonata Arctica, Blind Guardian, Angra e Rhapsody Of Fire! Abbiamo parlato col tuttofare Filippo Tezza, molto disponibile nelle risposte. Buona lettura!

01. Ciao e benvenuto su Heavymetalmaniac.it. Partiamo parlando in generale di come è nato questo terzo album.
Un saluto a tutti e grazie per questo spazio! Dunque, il nuovo album “Key to Your Kingdom” è nato da un’idea che avevo ormai da diversi anni, ovvero quella di riprendere in mano alcuni brani dei primi due demo del progetto, del 2006 e del 2008 (intitolati “Fire Still Burns” e “Winter of Souls” rispettivamente). Due lavori grezzi, registrati ed eseguiti piuttosto male, circolati solo tra qualche amico, familiari e fidanzate dell’epoca, dove però in qualche modo erano già presenti dei buoni brani, rimasti “sepolti” tutti questi anni. Ho deciso quindi circa un paio di anni fa di mettermi sotto nel realizzare quest’idea, ovvero quella di riscrivere/ri-arrangiare completamente i brani migliori tra quelli di quei due demo, per farli così diventare parte di un album ufficiale vero e proprio, in linea con il mio stile attuale ed arricchiti dall’esperienza che ho maturato in questi ormai 20 anni di attività come musicista e compositore metal underground. In questi ultimi due anni, vista quindi la quantità di materiale, ho lavorato a due album contemporaneamente, in un'unica sessione contenente questi brani riportati alla luce nella loro nuova e definitiva veste, più un nuovissimo pezzo nato solo qualche mese fa (“Moonlight Chant”). Il secondo di questi due full-length (per il quale mi mancano da registrare solamente le voci) uscirà invece nel 2025, se tutto procederà secondo i piani previsti.

02. Che cosa significa un titolo come "Key To Your Kingdom"?
I titoli dei due nuovi album dovevano inizialmente essere tali e quali a quelli dei due vecchi demo sopramenzionati. Poi, in corso d’opera ho deciso di cambiare questa idea, poiché mi stavo rendendo conto che, sì, si trattava certamente di brani scritti tempo fa, ma al contempo li sentivo come nuovi e freschi. Anche i testi hanno subìto un totale re-styling rispetto al passato, ed alcuni sono stati proprio riscritti da zero. In altre parole, non volevo che il nuovo disco fosse semplicemente associato al primo demo, volevo avesse una sua nuova e precisa identità, quindi ho usato uno dei nuovi titoli per identificare il disco. In qualche modo, il testo della canzone “Key to Your Kingdom” ed il suo titolo si rifanno ad un concetto simile a quello che stava dietro anche al precedente album “A Shelter from Existence”, dove mi riferivo alla Musica come un “rifugio dall’esistenza”. Qui l’allegoria è invece quella di un regno, un regno fantastico. In ciascuno dei due casi, si tratta comunque di un luogo metaforico nel quale ci si può sentire al sicuro e a proprio agio. In tal senso, il testo invita a cercare la “chiave del proprio regno”, ovvero a ritrovare quel posto (reale o irreale che sia) dove ci si può rifugiare per sfuggire al logorio di una vita sempre più frenetica e demotivante. Mi è sembrato un concetto perfetto, in grado di rispecchiare esattamente quello che sono stati per me questi vecchi/nuovi brani, ed il mood generale del disco.

03. Quali sono le band che ti hanno influenzato agli esordi e quali ancora hanno un certo peso per il progetto Tezza F?
Direi che le maggiori realtà che a suo tempo, molti anni fa, mi hanno influenzato ed ispirato nello scrivere musica per questo progetto, sono le medesime che ancora oggi mi porto dentro e mi ispirano non solo per questa one-man-band ma anche per la mia attuale band power metal Chronosfear. Parlo principalmente di nomi noti come Blind Guardian (da sempre il mio gruppo preferito), Stratovarius, Sonata Arctica (i primi), Rhapsody (anche “of Fire”), Luca Turilli, Gamma Ray, Freedom Call, Nightwish, Dream Theater, Symphony X… ecc. Devo ammettere che ad oggi tutta la scena symphonic/power/prog non rappresenta più il mio pane quotidiano a livello di ascolti, tuttavia riconosco che quando mi metto a lavorare su un nuovo brano in questi stili musicali, l’ispirazione che arriva da queste band è ancora sicuramente molto presente. Basta sentire per esempio il brano più nuovo del disco, “Moonlight Chant”, che porta con sé una fortissima ispirazione dal power europeo degli anni ’90. Come poi forse alcuni sanno, gestisco anche un’altra one-man-band di symphonic/atmospheric black, il progetto Silence Oath, e ho realizzato anche un paio di EP di death metal (con il progetto solista Goliardeath, che ho chiuso), così come brani synth-pop… Questo per ribadire che comunque il mio bagaglio di ascolti ed input musicali è sempre stato abbastanza ampio e variegato, e sicuramente ogni ascolto è od è stato influente per il mio modo di realizzare musica.

04. Parliamo un po' di come nasce solitamente un tuo brano e in generale del processo compositivo e di registrazione.
In genere parto da un’idea o da più idee che ho da almeno qualche giorno. Penso spesso a nuove melodie o nuovi riff, immaginandomi di solito già una struttura e un tipo di arrangiamento: in genere, se dopo qualche giorno ancora mi ronzano in testa, allora significa che sono buone idee da poter sviluppare. Mi metto quindi al PC ed inizio a suonicchiarle con chitarra e scheda audio alla mano (più raramente con la tastiera), e a trascriverle in partiture MIDI. Da lì in poi continuo a sviluppare la struttura generale, sezione dopo sezione, e tutto l’arrangiamento, fino a che non sono completamente soddisfatto del risultato. Ovviamente, è un processo che richiede sempre tempo, non è mai immediato. Anche perché, avere un’idea per qualche melodia o per qualche riff può essere una cosa veloce ed immediata, frutto di una rapida ispirazione del momento, ma poi trovare tutte le soluzioni veramente adeguate e sufficientemente accattivanti per arrivare a completare il brano (come per esempio un bridge che faccia accrescere in modo giusto il climax, un chorus che sia dinamico, una sezione solistica che non sia banale, ecc…), è un processo a volte un po’ frustrante, che richiede tempo e pazienza, fino al momento in cui non si ha una improvvisa illuminazione tale da consentire di proseguire. Tutto ciò è però anche stimolante ed appagante: cercare continuamente queste soluzioni rappresenta spesso una sfida con sé stessi e con la propria creatività. Per quanto riguarda la registrazione, semplicemente una volta che il pezzo è completamente scritto ed arrangiato, procedo poi con la registrazione di tutte le tracce nel mio homestudio, a partire dal setting della traccia MIDI che ho scritto per la drum-machine (con tutto lo snervante lavoro di quantizzazione ed umanizzazione dei colpi), su cui poi a catena registro chitarre, tastiere, basso ed infine tutte le voci. Da lì in poi ha inizio la lunga e delicata fase di mixing e mastering, che trovo anche molto interessante perché posso un po’ sbizzarrirmi nel cercare di “plasmare” e dare forma al suono che ho in mente per il brano e/o disco. Non sono però un ingegnere del suono, e cerco quindi di eseguire questa fase al meglio delle mie possibilità, con un po’ di sbattimento, consigli esterni, ed esperienza accumulata.


05. Come mai la scelta di fare tutto da solo e quindi di optare per la formula one-man-band?
Quando ho iniziato questo progetto, suonavo nella mia prima band, i Soul Guardian, dove facevamo brani piuttosto semplici e diretti (e, almeno ad inizio percorso, eravamo anche piuttosto scarsi). A tal proposito, ho omaggiato questa band con i miei due EP realizzati negli ultimi anni, chiamati “The Guardian Rises” I e II. In quegli anni avevo quindi questa esigenza e volontà di realizzare anche altre idee più complesse, con brani più lunghi, strutturati, ed arrangiati in modo più sofisticato rispetto a quanto facevamo con questa band all’epoca. Volevo avere, in altre parole, la possibilità di realizzare quello che avevo in mente senza avere i limiti tecnici che quella band mi imponeva (per esempio, all’inizio non avevamo neanche un tastierista e quindi il sound era di fatto privo di tastiere). Ad oggi, è sempre la volontà di esprimermi in tutto e per tutto come meglio credo, ad essere il motore principale per continuare con questa one-man-band. Con questo progetto unicamente da studio, posso infatti permettermi di aggiungere strati e strati di tracce, inserire anche 6 chitarre alla volta, se lo ritengo necessario, senza preoccuparmi della resa live. Questa è una cosa che invece non posso fare quando compongo per i Chronosfear, dove abbiamo una sola chitarra, e bisogna sempre tenere a mente in fase di arrangiamento che quei brani poi devono funzionare bene dal vivo. Un altro motivo poi importante è che mi è sempre piaciuta l’idea di avere il controllo sulla gestione di tutti gli aspetti del lavoro e su tutte le decisioni che questo comporta, dalle idee embrionali fino alla resa finale: con questo progetto lo posso fare in tutta tranquillità.

06. Cosa pensi che offra Tezza F di diverso e/o particolare in ambito power metal?
Sinceramente ho sempre pensato di non avere nulla di straordinario da dimostrare o da offrire. Il mio scopo è sempre stato solo quello di usare l’ispirazione e la creatività per realizzare buona musica e brani che siano piacevoli da ascoltare, che possano lasciare un buon ricordo ad un eventuale ascoltatore. Pensa che nei primi anni facevo musica solo per me stesso, per puro piacere personale. Anche oggi questa è rimasta la primissima motivazione, ma diciamo che essendosi smosso un po’ di interesse per questo progetto negli ultimi anni, ora mi interessa anche maggiormente pubblicizzarlo e conoscere i riscontri che può ottenere. Non invento quindi nulla di nuovo, musicalmente, e non ho mai avuto la pretesa o la presunzione di farlo, ma ritengo comunque, in tutti questi anni passati nell’underground, di aver affinato e consolidato un mio modo di scrivere e comporre, che bene o male credo si possa percepire se si ascoltano i miei vari album, compresi anche quelli black metal. Quindi, per rispondere alla tua domanda in modo diretto, penso semplicemente di non offrire nulla di straordinario o particolarmente innovativo, e forse non mi interessa proprio farlo. Attraverso la condivisione della mia passione e della mia “visione” musicale, il mio obiettivo finale è quello di realizzare buona musica che soddisfi me prima di tutto, e spero poi anche chi la ascolta.

07. Parliamo dei tuoi testi. Nello specifico quelli di questo album.
Di solito non ho mai un input preciso per quanto riguarda i testi che scrivo. Mi lascio in genere ispirare un po’ da situazioni interiori o avvenimenti spesso personali. Nel nuovo album ci sono testi abbastanza vari. Alcuni di critica alla società come “The Fire Still Burns”, altri molto motivazionali come la title-track in parte spiegata in precedenza, o “Voices” che invita a seguire sempre il proprio istinto, la propria strada e i propri sogni, per non ritrovarsi ad essere sacrificati ad una vita di scelte fatte da qualcun altro. Altri testi sono invece ancora più personali, come in particolare “Cold Rain” dove parlo di un periodo della mia vita in cui ho sofferto di disturbi d’ansia e attacchi di panico, o “Endless Night”, ballad a cui sono molto legato, dedicata a mio padre che è mancato quando ero piccolo. Contrariamente a quanto può sembrare dalle copertine degli album, non tratto quasi mai temi di natura fantasy: se capita, ciò avviene quando uso delle ambientazioni o delle figure retoriche che richiamano quell’immaginario, ma in realtà non seguo alcuna saga o alcuna storia di questo tipo. “Moonlight Chant” o in misura minore “For Death or Glory” possono richiamare questo tipo di letteratura, ma non li definirei fantasy in senso stretto, poiché i significati ultimi riguardano comunque tematiche umane e “terrene” come le sensazioni che si provano quando per un qualsiasi motivo si è costretti ad allontanarsi dai propri affetti, il dolore per una perdita, l’onore, il valore del tenere fede ad una promessa. In questo progetto, anche se gli argomenti trattati possono essere a volte cupi o negativi, cerco spesso (ma non sempre) di dare un messaggio che sia motivazionale o di speranza, perché è sempre stato un po’ l’obiettivo “lirico” di Tezza F quello di esprimere il mio lato più ottimista nei confronti della vita. Come tanti, fa poi parte dell’essere umano avere momenti di tristezza, sconforto, o non vedere sempre le cose nella giusta luce, ed allora in quel caso ci pensa l’altro mio progetto black Silence Oath ad esprimere in musica il malessere verso un umanità ormai in costante e inarrestabile declino, e quindi il mio lato più pessimistico e nichilista. Uso questi miei progetti solisti quindi per poter esprimere musicalmente tale dualità.

08. Cosa pensi della fruizione della musica di oggi? Sei a favore della digitalizzazione o pensi che abbia in qualche modo danneggiato la musica, e soprattutto le piccole band?
Ho idee un po’ altalenanti al riguardo. Penso che la distribuzione digitale sia stata e sia tuttora un’arma a doppio taglio, croce e delizia per i musicisti e le piccole band. Purtroppo viviamo in un mondo sempre più usa-e-getta, con migliaia e migliaia di contenuti che devono essere veloci e rapidissimi, bombardati nei nostri dispositivi: anche per la musica a mio avviso molti utenti si sono adeguati a questa sorta di follia collettiva. Da una parte, quindi, la digitalizzazione ha portato ad un conseguente continuo disinteresse nell’acquisto del prodotto fisico come supporto diretto all’artista (perché “tanto su Spotify c’è tutto”). D’altro canto c’è però da dire che molte band giovani riescono ad avere un po’ di seguito e/o di vendita anche grazie a questo modo di fruire della musica. Le piattaforme digitali come Spotify sono ormai (purtroppo?) diventate essenziali per poter far ascoltare il proprio materiale, ma pur facendo guadagnare poco o nulla all’artista sconosciuto, al contempo danno quella possibilità di ascolto e rapida visibilità che fino a 15-20 anni fa era decisamente più difficile ottenere, se non con uno sbattimento enorme. Non avrei mai pensato per esempio, con questo nuovo album, di arrivare ad avere più di 1500 ascoltatori mensili su Spotify, nel momento in cui scrivo (certamente grazie anche ad un buon lavoro di promozione): se non ci fosse stata la rivoluzione digitale, mi chiedo, sarei mai riuscito a far ascoltare questi brani a 1500 persone differenti? Non credo ci sarei riuscito. Almeno per questo aspetto, quindi, vivere nell’era del digitale è sicuramente un discreto vantaggio per una nuova band e/o progetto musicale. Anche un servizio digitale come Bandcamp, per esempio, penso sia utilissimo per le band underground o per progetti piccoli come il mio: ti da modo di gestire in autonomia le tue vendite (digitali e anche di eventuale merch) e di far accrescere la tua fanbase con numeri reali. Questa piattaforma mi ha un po’ aiutato nel raggiungere nuovi fan ed acquirenti, gente realmente interessata alla mia musica, tanto da acquistarne copie digitali ma anche del CD fisico. Senza Bandcamp, difficilmente sarei stato contattato direttamente da nuove persone interessate (perlopiù provenienti dall’estero…). In ogni caso, non penso ci sia una risposta giusta ed una sbagliata. Internet è noto che abbia azzoppato l’intera industria discografica e sdoganato il pessimo concetto che “la musica sia un prodotto gratuito”; d’altro canto ha dato invece la possibilità praticamente a chiunque di poter esporre un proprio prodotto, e in questo, in tutta franchezza, al momento non ci vedo niente di male.

09. Come è andato il precedente album "A Shelter From Existence" come pareri di pubblico e stampa specializzata?
Direi che quel disco è andato abbastanza bene tutto sommato, sempre tenendo conto che Tezza F è un progetto piccolo e sconosciuto. “A Shelter from Existence” è tuttora l’album che ritengo meglio riuscito di tutta la mia discografia, sia come idee sia come produzione (quest’ultima era a cura di Francesco Gambarini, quando ancora non aveva aperto il suo attuale Black Alley Studio), dove ci sono brani di cui sono particolarmente orgoglioso. Ci tenevo quindi che venisse pubblicato anche in CD e che venisse fatto girare un po’, cosa che siamo riusciti a fare con l’appoggio dell’accoppiata Silverstream Records / Broken Bones Promotion. I pareri della stampa e degli ascoltatori sono stati in generale molto positivi e buoni, non ho mai visto stroncature fortunatamente. Negli anni successivi alla pubblicazione (avvenuta 2018) inoltre, sono riuscito a vendere un buon numero di copie CD, tanto da ripagarmi tutti i costi di produzione, quindi per quel che mi riguarda sono contento del lavoro svolto e di come sia stato accolto. Ho visto anche alcune copie piazzate su Discogs, in qualche paese dell’est Europa. Sarebbe bello che un giorno venisse riscoperto da un numero ancora maggiore di persone, perché ritengo sia un disco molto valido per chiunque ami il power/prog melodico, ma vedremo dove mi porterà questo progetto in futuro.

10. In cosa pensi che "Key To Your Kingdom" si differenzi dai tuoi lavori precedenti?
Considerando che sarei andato a recuperare bozze di brani scritti quasi 20 anni fa, sicuramente lo scopo di "Key To Your Kingdom" è stato fin dall’inizio quello di tornare volutamente ad un sound più diretto, più catchy e più power metal, se raffrontato poi in particolar modo all’esordio “The Message” del 2013 e al penultimo “A Shelter from Existence”, i quali invece strizzavano entrambi l’occhio ad un power/prog metal molto più pomposo ed elaborato. C’è anche da dire che negli ultimi 7-8 anni sono stato molto impegnato anche con la scrittura e realizzazione di quei brani power/prog, molto complessi e tecnicamente elaborati, che sono andati a finire nei due album finora pubblicati dei Chronosfear; perciò, è stato doppiamente intenzionale il desiderio di tornare a lavorare su un sound da questo punto di vista meno complicato e più “easy-listening”. Allo stesso tempo però, questi nuovi brani, pur essendo strutturalmente datati, in queste loro nuove vesti li sento tuttavia più maturi rispetto a quanto ho fatto nei due dischi precedenti, con arrangiamenti quindi migliori e più accattivanti di quanto avrei fatto solo qualche anno fa. Quindi non va assolutamente considerato questo nuovo album come una “regressione” rispetto a quanto ho realizzato finora, ma anzi, ritengo di aver fatto un ulteriore step in più nel mio umile e lento percorso di crescita musicale. E spero che questa sensazione arrivi anche agli ascoltatori.

11. Abbiamo finito, concludi come vuoi l'intervista!
Intanto, un doveroso ringraziamento va a Sergio e a tutta la redazione di Heavy Metal Maniac per questo spazio concessomi! Spero di non essere stato troppo prolisso, e di aver stimolato anche solamente qualcuno all’ascolto del mio nuovo disco e dei miei lavori precedenti. L’anno prossimo uscirà quindi, se tutto va bene, la seconda parte di questo “progetto di recupero” dei primi due demo, magari arricchita anche con qualcosa di nuovo. Anche per il prossimo futuro perciò aspettatevi un sound molto diretto e power metal! Invito infine tutti voi che leggete queste righe, se ne aveste interesse, a seguirmi nelle mie avventure musicali (progetti, band, video, collaborazioni varie…), sui social, su Spotify, su Bandcamp, ovunque vogliate. Come dico sempre, anche una sola parola, un consiglio, un commento, un qualsiasi feedback positivo o negativo che sia (purché costruttivo), è sempre una forma di supporto apprezzatissima. Grazie a tutti i lettori e alla prossima!!


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