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BLACK PROPAGANDA "Modern Prometheus" (Recensione)


EP, Nadir Music
(2024)

Metto subito le mani avanti: io il Thrash Metal l’ho saltato a piè pari, da ragazzo, perché non ne ero particolarmente affascinato e l’immaginario associato non mi faceva troppa presa, fissato com’ero per la mostruosità Lovecraftiana o l’epicità da polpettone heroic fantasy. Va be’, siamo stati tutti giovani e ingenui, non posso tornare indietro nel tempo e prendermi a sberle, anche se certe volte penso che se solo avessi la Delorean del doc Brown! va be’, torniamo ai nostri Black Propaganda: band che ci propone questo genere musicale che conobbe i suoi fasti negli anni ‘80, ma qui senza dubbio è tutto filtrato in un’ottica più anni ‘90, per lo meno in certi suoni e certi riff, che un pochino mi rimandano quasi al Groove Metal, a quel post-Thrash (per me solo e sempre Thrash Metal, ma secondo un’interpretazione tarda che operarono i Pantera, i Machine Head e prima ancora i Forced Entry: per i Meshuggah varrebbe lo stesso discorso, ma in realtà poi loro sì, si distaccano e formano quasi un genere a sé stante!) pur non rinunciando a tanti riff e influenze del decennio “classico”!

Da grandissimo fan dei primi Sepultura, quelli fino e non oltre “Chaos A.D.”, non posso non notare certe soluzioni che me li riportano in mente, specie verso l’ultima parte della carriera della band brasiliana, anch’essa definibile quasi come post-Thrash. La voce in questo caso non è il classico grido acuto e sgraziato di un Tom Araya o di un Mille Petrozza, ma è più il vocione quasi al limite del growl che senza dubbio prese il sopravvento in un secondo tempo all’interno del genere. La tecnica esecutiva c’è, ma senza strafare: tutto è a favore di un terremoto ritmico sconquassante, che poteva solo essere prodotto un pochino meglio, infatti mi suona un po’ troppo ovattato, e quindi, forse, sebbene le frequenze basse siano ben enfatizzate, com’è giusto per la proposta della band, bisognava domare meglio le medie. Non tutti i riff sono ispirati, e qualche giro a vuoto lo troviamo, però poi ci sono i pedali di corda baritona stoppata sugli ottavi, ci sono accordi arpeggiati dissonanti e… un blast-beat! Ebbene sì: questa figura ritmica, una volta esclusiva del Metal estremo, ormai la ritroviamo un po’ ovunque, perfino nel Power Metal! Nel Thrash Metal ne hanno fatto un uso intensivo i canadesi Terrifier, pur nella loro rievocazione del genere com’era inteso negli anni ‘80!

I brani sono solo 4, e l’EP supera di poco di 18 minuti, ma come dico sempre: la qualità vince sempre sulla quantità! Quel che è stato presentato dalla band è interessante, e il tentativo di creare un ibrido, seppur abbastanza logico e consequenziale, fra Thrash Metal anni ‘80 e ‘90, è da apprezzare appieno! Serve ancora qualche riff incisivo in più e un po’ di attenzione per la produzione, perché secondo me per dare davvero lo schiaffone e per far tremare il pavimento, servono suoni migliori, senza per questo puntare tutto su soluzioni post-editate all’eccesso, dove ormai le chitarre mi sembrano dei plug-in VST e le batterie delle drum machine! Nulla di tutto questo: si tratta solo di riportare alla modernità le sonorità di un “Chaos A.D.”, ancora una volta, o di un “Far Beyond Driven” o “Burn My Eyes”! Se i riferimenti, come mi sembra di intuire, sono questi, e magari incrementando i riff sulla falsariga della scuola teutonica anni ‘80, si otterranno delle ottime cose, se si mescola bene il tutto e lo si presenta in modo adeguato.

Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 70/100

Tracklist:

01. Modern Prometheus
02. Holodomor
03. K-141
04. Hit The Mass Again

Line-up:
Riccardo Pirozzi – Voci
Jan Binetti – Chitarre
Paolo Tabacchetti – Basso
Eric Di Donato – Batteria

1 commento:

  1. Non abbiamo nessun Plug VST, e niente editing ...grazie comunque.

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