AMARANTHE "Manifest" (Recensione)
Full-length, Nuclear Blast
(2023)
Finora abbiamo scherzato: vi prometto che questa sarà la prima e unica volta in cui tratterò questi Amaranthe. Mi offro in olocausto per voi, cari lettori, al fine di intrattenervi con i miei deliri e abbassare la media dei voti elargiti da questa testata. Quindi pronti? Un bel respiro e possiamo iniziare! Il mio primo impatto con questi svedesi è stato in occasione del loro debut album del 2011: fin dal primo istante venni colto da una folgorazione come mai prima di allora! Come avrete intuito, non sono più giovanissimo, e sapete cosa mi ricordarono questi Amaranthe, in una sorta di flashback post-traumatico? La pop music dei Backstreet Boys e delle Spice Girls!
Tutto nella mia vita mi sarei aspettato, tranne che provare, ascoltando un disco etichettato come “metal”, quel brivido, quel fremito, che non provavo da quando Mtv trasmetteva a rotazione “...Baby One More Time” di Britney Spears o “Genie in a Bottle” di Christina Aguilera; chi di voi ha vissuto quell’epoca, capirà benissimo di cosa parlo! Facendo un balzo in avanti di 9 anni rispetto a quell’esordio, mi ritrovo gli Amaranthe nel 2020 che pubblicano questo loro nuovo album: sono qui, stasera, davanti al mio computer, che scrivo questa recensione mentre fuori è umido e freddo. Ma nulla in confronto al gelo che mi trasmettono queste nuove composizioni: nulla è cambiato, gli Amaranthe continuano sulla loro strada!
Abbiamo quindi un pop come andava in voga vent’anni fa, con una chitarrozza distorta, una voce femminile, una maschile e un growl che rende il tutto surreale, come se fossimo in un incubo in cui Geri Halliwell duetta con Justin Timberlake, ma poi arriva George “Corpsegrinder” un po’ fuori forma che improvvisa una strofa. C’è da svegliarsi in preda ai sudori freddi, ringraziando il cielo per essere solo un brutto sogno! Ma questo disco, così come la discografia intera degli Amaranthe, non sono frutto di elaborazioni notturne dell’inconscio: sono realtà ! Una realtà che almeno una volta, nella vita, dovete aver il coraggio di affrontare, se non lo avete già fatto! Un rito di passaggio per testare la vostra soglia del dolore e del disgusto: quel che non vi uccide, vi fortifica! Questo è il punto più basso che la mia mente riesce a concepire: nemmeno il più scalcinato gruppo Grind che propone brani da 5 secondi riesce a competere ad armi pari! Nessuno al momento riesce a scalzare gli Amaranthe dalla mia personale pole position degli orrori: questi sono professionisti con anni di esperienza, quindi cari miei gruppi Slam Brutal Death, lasciate perdere, non c’è partita!
Nota: non posso dare a questo disco un voto ancora inferiore, perché mi sono dato la regola che se ci sono delle note, fossero pure messe a caso, non posso scendere oltre una certa soglia: se mi dovesse capitare sulla scrivania un disco con 50 minuti di rumori di tempesta, o col ribollire dell'acqua sul fuoco, allora lì il giudizio sarà anche peggiore, ma credo non succederà mai nulla di simile.
Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 30/100
01. Fearless
02. Make It Better
03. Scream My Name
04. Viral
05. Adrenaline
05. Strong
06. The Game
07. Crystalline
08. Archangel
09. BOOM!
10. Wake Up And Die
11. Do Or Die
Line-up:
Elize Ryd – voce femminile
Nils Molin - voce maschile
Olof Mörck – chitarra, tastiere
Johan Andreassen – basso
Morten Løwe Sørensen – batteria
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