NERUMIA "Senza Realtà" (Recensione)
Full-length, Nova Era Records
(2023)
Arrivano dalla Svizzera, proprio come H. R. Giger, i Celtic Frost e i Samael, questi Nerumia: un esordio nel lontano 2003, poi una serie di problemi, anche molto seri, ha reso un po’ discontinuo il loro percorso: ce li ritroviamo oggi, nel 2023, con questo loro nuovo album “Senza Realtà”. Caro, buon vecchio Black Metal, graziato da una meravigliosa produzione che sa mettere in luce frequenze basse e catacombali: la resa sonora è davvero eccellente, ovvero per nulla patinata, ma comunque di qualità tale da valorizzare la prestazione di ogni musicista. Abbiamo tutto quel che occorre per fare un buon album di Black Metal contemporaneo, ma che non rinnega le sue radici nei classici d’una volta: riff in tremolo-picking, blast-beat furiosi, ma anche una certa venatura Death Metal, quindi chitarre in palm-muting e svariati cambi di tempo per ogni brano: i pattern ritmici della batteria, infatti, suddividono la griglia metrica con grande versatilità, passando da assalti frenetici a momenti rallentati e funerei.
Una piccola nota aggiuntiva sulle vocals: uno splendido scream che però è così grave e brutale, da sconfinare nei lidi del growl quasi Death Metal; non fraintendetemi, adoro alla follia certi vocalist Black Metal che usano e osano timbriche isteriche e gelide, come Hat (Gorgoroth), Pest (ancora Gorgoroth, Obtained Enslavement) o Sabathan (primi Enthroned), ma è un estremo che bisogna saper gestire nel modo giusto: è facile sconfinare in un berciare strozzatissimo che ricorda più che altro Donald Duck di Disneyana memoria! Le liriche sono ripartite fra versi in inglese, in francese e in italiano, e non importa quale idioma si decida di adottare di volta in volta: la resa finale è sempre d’impatto, aggressiva e credibile!
A volte si sconfina un po’ nel turpiloquio, scelta espressiva che non mi ha mai convinto: preferisco chi rigurgita il proprio odio con una certa raffinatezza lessicale, ma questo è un gusto personale, perché mi si potrà controbattere che certe invettive devono essere lanciate senza troppe giravolte! Il songwriting è vario: non amo troppo le recensioni track-by-track, preferisco sempre valutare un lavoro come un “unicum”, anche se presenta sfumature diverse al suo interno: in questo caso, abbiamo tanto rabbiosi assalti quanto momenti melodici e riflessivi, senza però mai alleggerire di un solo grammo la pesantezza e il cupo fetore mortifero. La granularità delle variazioni è molto fine, quindi i brani sono tutti graziati in egual misura da sezioni diverse tra loro, ma tutte ben incastrate nella giusta successione.
In chiusura: non stiamo parlando di qualcosa che raggiunge vette stratosferiche per il genere, o, se preferite, abissi profondissimi e davvero insondabili: tutto si mantiene nei confini del buon lavoro realizzato con competenza e con un gusto spiccato nel saper coniugare un certo afflato Death Metal in un contesto sonoro pur sempre Black Metal.
Recensore: Luke Vincent
Voto: 80/100
1. Le traîne-misère
2. Senza realtà
3. Une lueur vide
4. Guarda come siamo diventati
5. Instinct de méfiance
6. Danse macabre
7. Une saveur d'amande amère
8. Falling Down
9. Ils sont venus pour me prouver
Line-up:
Pasquale Rivetti - Vocals, Guitars, Bass, Keyboards
Magnus - Bass, Vocals (backing)
Web:
Bandcamp
Spotify
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