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PATRIARCH "Demonic Heart" (Recensione)


Full-length, Wormholedeath
(2023)

E’ davvero interessante scoprire quanta vita c’è nell’universo metal, quanto dinamismo e quanta passione è possibile trovare al di là dei soliti noti, quante band vivono da decenni nell’anonimato, uscendo fuori a cadenza irregolare solo per proporre la propria versione metal. Ed è questo il caso dei belgi Patriarch attivi dal 1983 anche se prima con il nome Pariah, cambiato a fine anni ottanta per casi di omonimia. Se consideriamo l’esordio del 1990 con “Prophecy”, l’album di cui andremo a parlare in questa recensione è il quinto della loro lunga vita. 

“Demonic Heart” è un concentrato di pesante heavy metal, con un suono che viaggia a cavallo tra le sfuriate thrash metal degli anni Ottanta, e quel groove entrato di prepotenza nel decennio successivo, un metal debitore quindi in egual misura al thrash teutonico di band come kreator e Destruction (“Freed From Execution”), quanto a quel groove a cavallo tra Pantera e sonorità hardcore metal di band come Biohazard (“Divided”). Quello che viene fuori è un concentrato di pura energia, evidenziata da una produzione grezza, che evita le soluzioni ultra moderne per dare peso e tensione ad una musica pesante e aggressiva. 

La voce al vetriolo del brasiliano Mario Cesar, ultimo cantante di una lunga serie che si sono alternati nel corso degli anni nella band, ben si amalgama con la musica e si produce in una prestazione interessante, che inacidisce al punto giusto. I Patriarch sanno maneggiare la materia metal, con canzoni pesanti ed un sound molto compatto che non concede flessioni di sorta ma va dritto per la sua strada, anche quando propone la semi ballad “Word Unspoken”, che ben si amalgama a tutto il resto, mantenendo la giusta tensione, senza cadere nello stucchevole, come spesso accade e ricordandomi i loro connazionali Channel Zero (band da riscoprire, segnatevi questo nome!). 

E come non nominare i primi B-Thong ascoltando “Barely Alive, Far From Dead”, e questo certifica ancora di più il periodo di influenza della band, quegli anni novanta che hanno imbastardito ed incattivito il metal. Ma se volete farvi un’idea completa della musica che troverete tra i nove solchi di “Demonic Heart” dovrete attendere la conclusiva “In The Cold Hands Of Time”, brano più lungo tra quelli proposti, che racchiude al suo interno tutto quello che sono i Patriarch, oltre ad essere uno dei picchi che questo lavoro riesce a regalarci.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 75/100 

Tracklist:
1. Blindfolded Nation
2. Watch Us, Feed Us, Control Us
3. Deadlocked
4. Demonic Heart 
5. Divided
6. Freed from Execution 
7. Words Unspoken
8. Barely Alive, Far from Dead 
9. In the Cold Hands of Time

Line-up:
Fred Mylemans - Guitars
Luc Seeuws - Drums
Luc "Tweeva" Deckers - Bass
Stijn Claessen - Guitars
Mario Cesar - Vocals

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