GOTLAND "Rise" (Recensione)
Full-length, Earth and Sky Productions
(2023)
Oscuri presagi. Nubi nere si addensano all’orizzonte, il buio prende sempre più consistenza, coprendo progressivamente la luce del giorno. Epica romana. Suggestioni storiche. Complesse architetture sonore fanno da architrave ad un interessante concept storico che narra le gesta di un eroe di origine teutonica, Arminio, che in epoca romana provò a sfidare l’Impero per amore della sua terra di origine. I Gotland tornano a nove anni dall’esordio del 2014 (“Gloria Et Morte”) con “Rise”, un corposo lavoro composto da ben diciassette tracce suddivise in cinque atti che definiscono un concept di ambientazione storica.
Una breve sintesi: tornato in Germania da soldato romano, Arminio si ribella al proprio esercito e mette in opera un potente atto di ribellione dei popoli barbari contro il potente Impero. Nel raccontare la storia viene privilegiato il cantato in italiano quando sono i romani i protagonisti, e la lingua inglese quando si narrano le vicende di Arminio. E’ un lavoro complesso dal punto di vista tematico e che di conseguenza porta la stessa musica ad articolarsi per creare le giuste ambientazioni su cui viene sviluppata la narrazione. “Rise” è un album dai toni epici.
La base su cui poggia tutta la struttura è un black metal, violento nei suoi blast beat, dinamico nei suoi cambi di ritmiche, con complesse orchestrazioni che rendono l’ascolto profondo (“Traitor or Savior”). La lunga narrazione si sviluppa attraverso una durata complessiva che potrebbe far pensare ad un doppio album, se oggi, nell’epoca digitale, avesse ancora un senso usare questo termine. I Gotland si prendono tutto il tempo necessario per raccontare questa storia. Questo permette alla musica di viaggiare libera da vincoli. Orchestrazioni articolate creano un wall of sound di grande effetto, senza scadere nel più ampolloso cinematic, ma contribuendo in modo decisivo a generare un muro di forte impatto, amplificando l’evoluzione strumentale classica delle solide chitarre (“Roman And Cheruscan”). “The Downside” nella sua complessità strutturale, tra epica black metal ed oscure orchestrazioni, tra scream e profondi growl, in cui si incunea una voce profonda, è il brano che meglio sintetizza e può fare da elemento trainante di questo complesso lavoro.
Le influenze maggiori derivano da band come i Cradle Of Filth (“The Dishonor”) e gli Emperor (“Spiriti nelle Tenebre”), nel gestire le atmosfere decadenti e i rimandi gotici, creando delle ambientazioni dai toni gravi, per raccontare la drammaticità delle battaglie e della morte. I Gotland hanno creato con “Rise” una musica molto interessante, che richiede tempo ed attenzione per essere apprezzato, un lavoro per fruitori attenti e non per ascolti occasionali.
Recensione a cura di John Preck
Voto: 78/100
ACT I
1) Foedus (Intro)
2) Roman and Cheruscan
3) The Downside
4) Insidia
ACT II
5) Expectatio (Interlude)
6) Deception
7) Traitor or Savior
ACT III
8 ) Clades Variana (Interlude)
9) Slaughtered Centurions
10) Spiriti nelle Tenebre
11) The Dishonor
ACT IV
12) Imperium non Obliviscitur (Interlude)
13) Ballata del Tradimento
14) The Same Blood
15) Visurgis
ACT V
16) Invictus (Interlude)
17) Rise
Var - Bass
Hoskuld - Drums
EG Orkan Guitars (lead), Vocals
Irmin - Vocals
Gabriele Gilodi - Orchestrations (session)
Daniele Poveromo - Guitars
Web:
Bandcamp
Website
Spotify
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