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CRYPTOPSY "As Gomorrah Burns" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2023)

Diciamoci la verità, i Cryptopsy sono una band che vive ormai più sul suo blasonato nome e i suoi primi vagiti discografici, piuttosto che sulla validità della proposta attuale o comunque recente. Volendo essere buoni, i loro album imperdibili sono i primi tre o quattro, forse anche il quinto "Once Was Not", ma poi la band ha dimostrato un'altalenante qualità musicale mista a scelte stilistiche quasi indigeste ai fans della vecchia guardia, che ne hanno minato la credibilità. Il punto più basso è stato raggiunto con "The Unspoken King", disco che strizzava non poco l'occhio al mainstream, e  che fu un vero fiasco. Da lì in poi la lenta risalita, ma pochi gli album pubblicati. Si pensi solo che questo nuovo "As Gomorrah Burns" arriva a distanza di unici anni dal precedente full-length eponimo. In mezzo, ep e qualcos'altro, ma come full-length è questa la situazione.

Ma è con curiosità che mi sono approcciato a questo loro nuovo album, e devo dire la verità, non sono rimasto proprio deluso. Ma andiamo con ordine. Come tutte le uscite Nuclear Blast, anche questo album è prodotto benissimo e secondo gli standard del metal che "deve vendere", compreso quello estremo. Ma la qualità in questo album c'è, ed è forse ciò che conta di più, ovviamente. Strutture dei brani contorte, un drumming che, manco a dirlo, fa decollare ogni passaggio del disco, tante le variazioni in ogni brano, dalle parti più furiose a quelle dove la band prende un po' di respiro. Un esempio di canzone dove la velocità davvero lascia spazio alla pesantezza è la conclusiva "Praise the Filth", ma solo nella prima parte, per poi lasciare spazio, quasi inaspettatamente, ad un impennamento impressionante sia dei bpm che della "follia" tipica dei Nostri. E infatti questa canzone è uno dei gioielli di questo album, e tiene alta l'attenzione fino alla fine con continui innesti di idee fresche che stupiscono.

Il resto dell'album si mantiene su livelli almeno discreti/buoni. Qui c'è tutto quello che un fan del death metal tecnico può volere. L'iniziale "Lascivious Undivine" è un assalto pauroso, qualcosa che lascia attoniti e con un finale staccacollo, e così le seguenti tracce, senza cali particolari. Certo, chi conosce i Cryptopsy e ama questo tipo di death metal forse non troverà nulla di davvero originale qui dentro, ma la qualità è più che apprezzabile. Il neo dell'album è rappresentato, a mio avviso, dal cantante Matt McGachy, che è abile nell'alternare scream e growl, ma proprio nel growl manca di profondità e smorza un po' alcune parti che avrebbero beneficiato di una voce più profonda.

Al resto dei musicisti che vogliamo dire? Il leggendario batterista Flo Mounier è una macchina inarrestabile di fantasia, tecnica, classe e brutalità e sia chitarra che basso sanno farsi valere molto bene.
Insomma un ritorno che mi sento di promuovere, i Cryptopsy a questi livelli si riavvicinano ai loro fasti migliori. Bentornati, Cryptopsy!

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Lascivious Undivine 
2. In Abeyance 
3. Godless Deceiver 
4. Ill Ender
5. Flayed the Swine
6. The Righteous Lost
7. Obeisant
8. Praise the Filth

Line-up:
Flo Mounier - Drums
Christian Donaldson - Guitars
Matt McGachy - Vocals
Olivier Pinard - Bass

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