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Intervista: DOWHANASH


Il nostro John Preck concludeva così la recensione del debutto intitolato "Promethium 61" di questa band italiana che vede (o vedeva) in formazione alcuni dei componenti degli storici Detestor: "I Dawhanash sono una interessante realtà metal tricolore da scoprire. La loro musica si basa su un dinamismo sonoro ed una propensione a non seguire le solite regole che potrebbe incuriosire i più attenti e curiosi tra i nostri lettori".
Ora lasciamo la parola alla band per saperne di più!

01 – Come e quando nascono i Dowhanash? Ci fate la genesi e l’evoluzione della band nei suoi primi quattro anni di vita?
RIGEL: A Novembre del 2018 ho deciso di fare un gruppo di musica Metal, ispirato dalla spiritualità derivata dalla conoscenza del Drago. È stato difficile trovare la gente giusta ed è per questo che fino all’estate del 2020 la line-up è stata incompleta. In questi anni ci sono stati molti cambiamenti nella line-up (anche in questo momento c’è l’ennesima rivoluzione a causa dell’esigenza di suonare dal vivo).
LUCI: Stare in gruppo, per me, significa stare in una famiglia. Ci deve essere un legame affettivo, una comunione di intenti…Tutti devono remare nella stessa direzione, altrimenti non si va da nessuna parte.

02 – Definite la vostra musica Draco metal? Cosa significa? La definizione riguarda solo l’aspetto tematico o anche quello musicale?
RIGEL: Draco è l’abbreviazione di Draconian. Questa definizione è stata creata più per il concept della band che per la musica ma si adatta anche per la musica perché, come il Drago stesso, questa è mutevole e si fa fatica a darle un’etichetta.
LUCI: Con un attento ascolto si può capire che siamo diversi dagli altri e quindi sarebbe limitativo dire che siamo semplicemente Death Metal.

03 – La vostra musica ha dei connotati molto personali. Come nascono i vostri pezzi? E quali influenze hanno forgiato il vostro sound?
RIGEL: Molti anni fa ho preso in mano una chitarra e ho cominciato a tirare giù dei riffs e soprattutto delle melodie, senza nemmeno sapere come. Pur essendo un batterista e non un chitarrista, mi sono messo a suonare la chitarra da autodidatta e ho scoperto che avevo una vena creativa non indifferente. La musica che creo per i Dowhanash viene da altrove… io sono sono un canalizzatore…Influenze particolari non ne abbiamo…Io ascolto di tutto e sicuramente sono stato più ispirato dai gruppi di musica Pop che da quelli Death Metal. 

04 – In quattro anni questa è la vostra terza uscita, una media piuttosto alta, con due ep ed un album all’attivo. E’ una strategia ben precisa non far passare troppo tempo da un’uscita ad un’altra o siete semplicemente super prolifici?
LUCI: In realtà, tutti e 3 i nostri lavori sono stati degli EP…Realizzare questi mini CD è una scelta adatta alla situazione attuale. Adesso la gente, non ha ne tempo e ne voglia di ascoltare dei full length albums (esclusi pochi tradizionalisti).
RIGEL: Abbiamo deciso di portare avanti questa scelta anche per spendere meno e per non rimanere troppo tempo assenti dalla scena tra un'uscita e l'altra. Abbiamo molti pezzi pronti che devono solo essere rivisti e aggiustati ed è per quello che li sforniamo abbastanza velocemente.


05 – Come viene scritta la musica, qual è il processo creativo che sta dietro alle vostre produzioni?
RIGEL: Io porto dei pezzi che sono già pronti ma poi vengono modificati in base alle idee degli altri. Credo fermamente che insieme si può fare meglio.
LUCI: durante le registrazioni i pezzi vengono rifiniti ma a volte anche modificati vistosamente.

06 – Cosa differenzia “Promethium 61” dai vostri precedenti lavori? Quali sono gli elementi che uniscono tutta la vostra musica e quale evoluzione ha seguito quest’ultima produzione rispetto alle precedenti uscite?
RIGEL: Promethium 61 è più maturo dei precedenti lavori e anche il sound è migliorato. Ogni album è diverso dal precedente ed è piuttosto evidente che ci sia una certa evoluzione ma il nostro stile è presente in tutti e tre i lavori. Tecnica, melodia, potenza, cattiveria ed originalità si possono trovare in ogni pezzo.
LUCI: La musica esce sempre in maniera naturale e non ci sono scelte forzate. Anche il mio cantato è molto spontaneo e poco preparato infatti molte parti le creo al momento della registrazione perché il gruppo si fida delle mie capacità ed io ho carta bianca.

07 – Vi considerate un progetto da studio o ritenete importante anche l’attività live? A tale proposito avete pianificato delle date a supporto dell’ultimo studio album?
LUCI: All’inzio eravamo partiti con l’idea di fare concerti ovunque ci fossero state le giuste condizioni ma col tempo ci siamo ritrovati ad essere una band da studio. Adesso abbiamo deciso di ritornare ad esibirci sul palco ma probabilmente ci vorrà un anno per poter essere pronti al 100%, anche perché, come ha detto prima Rigel, stiamo cambiando la line-up..

08 – Avete posto già le basi per il vostro prossimo lavoro? Oppure vi state prendendo una pausa dall’aspetto creativo?
LUCI: Il gruppo è sempre un continuo “work in progress”.
RIGEL: Le basi ci sono già e non vediamo l’ora di fare qualcosa di nuovo, che ovviamente sarà qualcosa di diverso che spero potrà sorprendere, in maniera positiva, i nostri fans.

09 – Lascio a voi l’ultima parola…
RIGEL: Grazie a voi “maniaci dell’Heavy Metal”, alla nostra manager Andred della “Ocularis Infernum Booking and Promotion”, al nostro produttore Alessandro Paolini della “The Black Library” e a tutte quelle persone che ci hanno aiutato, tra cui: Thalita Tonon (Artworksottosopra), Sara Linguanti (Saralin Artworks), Majka (Magika Graphics), Ilana Berlingeri per le foto e Simone Manenti per il video.
LUCI: Un abbraccio a tutti e mi raccomando: Follow the Draco, follow Dowhanash!


Intervista a cura di John Preck

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