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Intervista: CIRCLE OF WITCHES


I Circle Of Witches rappresentano molto bene un certo concetto di Heavy Metal contaminato da stoner e doom con tematiche esoteriche, e la band sembra stia per rimettersi all'opera in studio, dopo il buon "Natural Born Sinners" datato 2019. Dopo la band sembra aver affrontato tutta una serie di problematiche legate alla pandemia e altro ancora, ma nelle parole di Mario "Hell" Bove (cantante, chitarrista, e da poco bassista) si respira ancora voglia di fare ed entusiasmo. Buona lettura!

01. Ciao ragazzi, siete in giro dal 2004, quasi venti anni quindi! Parliamo un po' in generale di come sono andate le cose in questi anni!
Ciao e grazie mille per lo spazio che ci dai per parlare di noi. Se siamo ancora qui dopo venti anni e una pandemia, le cose vuol dire che in fondo sono andate bene. Ultimamente forse è il periodo meno felice, legato più alle circostanze esterne alla band che altro. La determinazione c’è sempre con la consapevolezza però che l’età, le responsabilità che ti piombano addosso, i conti e, ahimé, la sempre più esigua possibilità di avere un supporto solido di ascoltatori, ridimensionano le aspettative sul futuro. Ho fondato i Circle of Witches in un periodo in cui c’era ancora qualche possibilità, anche in Italia, di poter trasformare questa passione in un lavoro o, almeno, di “arrotondare”. Per un periodo, fino al 2015, fra live e qualche vendita la prospettiva era sicuramente incoraggiante e il bilancio economico positivo. Riuscivamo a rientrare completamente delle spese, a poter programmare tour e registrazioni con maggiore facilità. Poi le cose sono andate via via peggiorando, malumori, problemi personali, incontri sfortunati con “grandi esperti del settore”, tante cose sono rallentate. E poi la pandemia… Un periodo maledetto da tutti, chiaramente anche da noi. Al di là del dramma di chi ha perso la vita o il lavoro, come band noi abbiamo visto sfumare due tour europei che avevamo programmato nel 2020 e un terzo nel 2022. Questo ha causato tanti problemi di formazione e in pochi mesi ho dovuto sostituire più volte elementi per poter onorare alcune serate già fissate e proseguire l’attività senza fermarmi. Io stesso sono passato dalla chitarra al basso. Di necessità virtù, come si dice...

02. Il vostro ultimo album, "Natural Born Sinners" è datato 2019. Per caso state lavorando a del nuovo materiale?
Ci sono le idee, alcune bozze, il concept dal quale parte questo nuovo capitolo. Manca un po’ la voglia, ad essere sincero. Da un lato, sto ridando forma al sound della band. Attualmente siamo in tre, come già accaduto in passato, ma ancora non ho deciso se la formazione resterà tale o se torneremo ad avere due chitarre. Non abbiamo obblighi contrattuali né aspettative da un mercato più che saturo e fermo. Ho dei dubbi fondati anche proprio sull’utilità di produrre un intero album. Nonostante sia abituato a dare unità stilistica e tematica alle canzoni dei Circle, sto pensando di pubblicare una serie di singoli un po’ per volte e, solo alla fine, raccoglierli in un album unico da distribuire ai concerti. Originalmente avevo il piano di scrivere una pentalogia sugli elementi. Oggi non so se concentrerò gli ultimi tre capitoli in formati di Ep o se produrremo effettivamente degli album. Come detto, se il mercato è poco ricettivo, non ha proprio senso se ragioniamo in termini che siano minimamente economici. Suoniamo per farci ascoltare non per occupare spazio in uno scaffale e pensare di essere dei grandi artisti incompresi.

03. Suonate un heavy metal contaminato da generi come il doom e lo stoner. Quali sono le vostre influenze principali e quanto hanno pesato sul vostro sound?
“Pesare” non lo utilizzerei per comprendere come delle influenze rientrino nello stile di una band. Gli ascolti e le attitudini sono uno “slancio”, una pedana da cui spiccare un salto, ti danno la spinta per poterti poi muovere, auspicabilmente, in modo autonomo. Siamo partiti come una band stoner quando le idee che avevo in mente e nelle dita ruotavano attorno a quello stile, con forti influenze da Black Sabbath, Motorhead, Kyuss. Certe influenze poi sono più o meno presenti nel tempo, anche a seconda del periodo in cui scrivi. NBS, ad esempio, è un album nel quale è stata impressa una maggiore vicinanza a Judas Priest e Gran Magus. Il prossimo probabilmente vedrà un ritorno a qualcosa di sabbathiano. Molto dipenderà dal feeling che riusciremo a intessere in sala prove in fase di arrangiamento. Sicuramente il sound sarà più “teatrale” grazie al nuovo batterista, Tullio Carleo, che si occuperà anche della produzione. Insieme al chitarrista Marco Monaco, leader dei Poemisia, stiamo pian piano trovando una nuova alchimia.

04. So che nei testi trattate anche tematiche occulte, tra le altre cose, ne vogliamo parlare?
L’occultismo, l’esoterismo, la magia naturale sono temi che mi affascinano da molto tempo. Li approccio però da un punto di vista “antropologico” più che strettamente rituale. Essendo uno scrittore mancato (o fallito) mi piace prima di tutto scrivere storie e nel farlo parto sempre da dati noti, figure o fatti storici, leggende popolari. Uso tanto materiale nostrano come Spartaco o Giordano Bruno, le tradizioni delle streghe di cui la Campania è ricca, elementi antichi come la figura del Lucifero “Prometeo” o Anton LaVey. Le cose su cui sto lavorando saranno probabilmente ancora più “italiane” e regionali, legate a personaggi dello spiritismo e a ricerche di antropologi italiani sulle tradizioni meridionali. Non è né campanilismo né, peggio, patriottismo, termini di cui disprezzo il significato. Sono elementi culturali in cui sono cresciuto che però si impongono come universali, che utilizzo per parlare di argomenti che vanno ben oltre i confini geografici. Jung d’altronde aveva identificato gli archetipi che appartengono alla mente umana più che ad una specifica popolazione.


05. Ho trovato la voce di Mario "Hell" Bove un po' somigliante a quella di Michael Pulsen dei Volbeat, per un approccio molto rock, e a tratti ho riscontrato anche qualcosa del buon Glenn Danzig. Ho sentito bene oppure sono proprio fuori strada?
Questo accostamento è stato fatto più di una volta, quindi probabilmente delle somiglianze ci sono, ma non ascolto i Volbeat perché non li trovo musicalmente interessanti o affini. Ho tanti cantanti che prendo “a modello”, come Francesco Di Giacomo, Messiah Marcolin o Ronnie James Dio, ma chiaramente non ho l’obiettivo di imitarli. Sicuramente mi fa più piacere essere accostato a Danzig o Brian Ross dei Satan perché li sento più vicini alle mie sonorità. A volte mi è capitato che mi facessero notare somiglianze con band mai ascoltate e questo un po’ mi fa sempre sorridere perché significa che, al di là degli intenti, siamo sempre riconducibili a qualcuno.

06. Cosa ne pensate della scena metal e doom italiana attuale?
E’ molto florida e dopo la nostra esibizione al Malta Doom Metal Fest ho avuto modo di vedere che è anche particolarmente stimata all’estero. Qui abbiamo capostipiti del genere come Mario the Black, Paul Chain, Alex Bartoccetti (sì, che ognuno di noi lo tira verso il genere che gli piace…), e band di fama internazionale come Ufomammut, Messa, Shores of Null, gli Epitaph o gli Ossuary, gli amici de La Janara, i Salem’s Cross. Ne dimentico tantissimi altri con cui abbiamo suonato o che ho visto live e me ne scuso ma è inevitabile. Ci sono poi etichette come la Black Widow o la My Kingdom Music che, per fortuna, restano punti fermi nel panorama discografico nostrano e internazionale. Purtroppo devo dire che gli spazi per questo genere non sono sempre adeguati per far crescere queste e nuove realtà nel paese.

07. Come nasce un vostro brano di solito? C'è un compositore principale?
Solitamente scrivo i riff principali e l’ossatura della struttura. Spesso parto da un’idea di ritornello vocale, ma a volte anche solo da quello che sarà il riff della strofa con la chitarra, poi una prima stesura di arrangiamento. In seguito viene il lavoro di “editing” che si fa con la band intera, un dialogo importantissimo e il più complesso del mondo. Si tratta di mettere in gioco sensibilità ed esperienze che, se va bene, sono vicine e compatibili. L’intelligenza o la semplice fortuna risiede nel mettere insieme persone che abbiano stili che si possano arricchire vicendevolmente e non interferire. I testi invece li scrivo io, anche perché suonando e cantando devo essere completamente padrone della metrica che costruisco sul riff.

08. Pensate che il vostro sound si evolverà sostanzialmente nel prossimo album o pensate di rimanere ancorati al vostro stile abituale? E visto che stiamo parlando di questo, come pensate si sia evoluto il vostro stile dagli inizi ad oggi?
Rispetto a NBS ci saranno più brani “lenti” e doomish, insomma più in stile Giordano Bruno o the Oracle. Il suono sarà arricchito da un po’ di layer che sosterranno e suggeriranno l’atmosfera generale, una cosa che abbiamo già iniziato a proporre da tempo in sede live con delle basi che arricchiscono l’impatto e rendono il sound più completo. All’inizio eravamo una band stoner rock con un’attitudine molto punk che rasentava il demenziale. Facevamo ridere perché volevamo essere buffi e coglioni. Come risultato, ci sottovalutavano e non ci prendevano sul serio come progetto, pur essendo professionali nel suonare, provare di continuo, curare la presenza sul palco, rispettare scadenze, stare al nostro posto durante i festival senza intralciare gli altri ecc… Ad un certo punto abbiamo acquisito un sound e un’immagine più coerente con i temi trattati dalle canzoni e con il mood della band in generale. Insieme all’esperienza e alla credibilità dei nostri live, abbiamo acquisito molto credito e ce la siamo cavata egregiamente anche nei live all’estero davanti a migliaia di persone.

09. Se doveste scegliere un solo artista o gruppo con cui dividere il palco, con chi vorreste farlo?
Un solo artista è una domanda infame… Essendo dei gemelli, mi arrogo il diritto di indicare almeno due nomi. L’adolescente che è in me direbbe Judas Priest, il marketer invece i Ghost. Quando abbiamo suonato con personaggi di rilievo come Doro o Udo, l’aspetto più interessante è stato vederli nel backstage, come entravano nella gestione del palco, quale fosse la macchina che si muoveva e come riuscivano a superare “indenni” tour con decine e decine di date e km sulle spalle. Quello che è sicuro è che dividerei il palco con qualcuno per imparare, rubare trucchetti e qualche fan, ma non per idolatrare.

10. Abbiamo concluso, le ultime parole a voi!
Vi ringrazio ancora dello spazio che avete dedicato ai Circle of Witches. Siamo meno attivi rispetto al passato per tutta una serie di motivi e il fatto che ogni tanto si puntino i riflettori su di noi è molto importante. E’ un’attestazione di stima e uno stimolo ad accelerare la realizzazione dei nostri piani, così da aumentare la frequenza di queste interviste. Al pubblico dei vostri rivolgo l’appello di scegliere e sostenere alcune band, selezionate, senza fare una rincorsa ad “abbuffarsi” e a lasciarsi dominare dall’ansia del nuovo ogni giorno. Ci sono migliaia di gruppi meritevoli di supporto ma disperdere troppo l’attenzione significa non garantire il giusto supporto a nessuno. Si sta concretizzando una fosca profezia che una volta andati in pensione i BIG, ci saranno pochissime band capaci di regalare ai fan tour mondiali, grandi concerti, eventi, folle oceaniche e, soprattutto, continuità nel tempo. Anche nel metal c’è troppo usa e getta. Dobbiamo ascoltare con maggiore consapevolezza, concentrazione e passione, anche se il mercato e le possibilità della rete ci spingono in tutt’altra direzione.


Intervista a cura di Sergio Vinci

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