MORS SPEI “Homo Homini Lvpvs” (Recensione)
Full-length, Lupus Niger Prod. And Distro
(2023)
A sette anni di distanza dal debut album “Necrocosmos Genesis” e a quattro dall’EP omonimo, torna a macinare terrore con prepotenza e con nefasto fulgore uno dei progetti del polistrumentista e cantante partenopeo Wolf, Mors Spei; il mastermind della one-man band atmospheric/depressive black metal Vita Odiosa e chitarrista nonché fondatore dei più noti Gort, ha appena rilasciato sotto la sua etichetta Lupus Niger il secondo lavoro sulla lunga distanza del suo progetto solista forse meno conosciuto, dal titolo “Homo Homini Lupus”. Mors Spei, espressione latina che significa “Morte della speranza”, nasce nel 2013 come manifesto grezzo e minimalista di un black metal old-school dai forti richiami scandinavi, carico di oscurità e di dolore e di inaudita ferocia, protagonista assoluta dei trentotto minuti di durata del lavoro, tributo personale e dalla forte identità al panorama estremo di inizio anni Novanta, principalmente norvegese e finnico.
“Homo Homini Lupus”, letteralmente “Ogni uomo è un lupo per un altro uomo”, è un proverbio latino partorito dal commediografo Pluto e adottato poi dal filosofo Hobbes come metafora dell’egoismo in quanto caratteristica principale dell’essere umano; le sette tracce che compongono il secondo album in studio di Mors Spei riprendono molto dalla cultura latina (come ogni altro lavoro firmato da Wolf) e si collocano in una dimensione carica di negatività, di oscurità e di morte, concetti che traspaiono perfettamente dal sound schietto e brutale del disco. Ne è dimostrazione la traccia di apertura “I Walk the Path”, tre minuti di ferocia inaudita, di chitarre taglienti e di rallentamenti di vecchia scuola finnica, il tutto avvolto dallo scream atroce e infernale di Wolf; la successiva “Ego sum mors” fa da contraltare e rappresenta l’unico episodio più ragionato del lavoro, guidato da uno slow-tempo ipnotico e logorante che esplode nella violenza della seconda parte, dal riffing affilato e dalla batteria forsennata, chiara e nitida espressione della volontà di Wolf di abbracciare in questo suo progetto quel senso di marciume e di malvagità che solo il black metal della vecchia guardia, qui perfettamente ricalcato, sa partorire.
“Behold the Throne of Infinite Void” si fa notare per l’atmosfera oscura del suo lento crescendo iniziale e per un brillante assolo serrato che mostra in mezzo a tanta violenza tutte le capacità tecniche del mastermind, mentre la title-track si sviluppa attraverso un mid-tempo oscuro e opprimente incontro all’accelerazione della seconda parte. “Temple ov Sufferings” alza prepotentemente il minutaggio, con i suoi otto minuti schiusi da rintocchi di campane e cori liturgici e un incedere lento e tenebroso, guidato da un cantato a tratti orrorifico e da chitarre gelide, fino all’esplosione fragorosa della batteria e di un riffing tagliente che non lasciano scampo all’ascolatore. Chiude il lavoro la lunga “An Elegy of Man”, aperta da un’affascinante introduzione acustica dai toni folk su cui si scaglia la violenza della batteria e delle chitarre, in un’apoteosi di malvagità e veemenza che non conosce tregua.
“Homo Homini Lupus” incarna perfettamente lo spirito misantropico e funesto del black metal dei primi anni Novanta, suonando grezzo e minimalista come allora con qualche passaggio più ragionato, tra slow-tempo e tratti quasi rockeggianti e armonie di chitarra molto serrate. Si tratta di un album assolutamente fedele alla vecchia scuola, privo di innovazioni e di contaminazioni, ma anche di sorprese, cose che non fanno parte evidentemente della ricetta che Wolf ha ideato per Mors Spei, progetto che prende molto dai suoi Gort estremizzandone la natura fino a renderlo un ritratto di ciò che era un tempo, che esiste solo nei memorie e nei racconti di chi c’era, ma che qualcuno ancora oggi ha il coraggio di portare avanti nel nome della nera fiamma del metallo.
Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 74/100
1. I Walk the Path
2. Ego sum mors
3. Behold the Throne of Infinite Void
4. Visions of Vanishing Void
5. Homo Homini Lvpvs
6. Temple ov Sufferings
7. An Elegy of Man
Line-up:
Wolf - All instruments, Vocals
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