FIUME NERO "Lovecraft Cap II" (Recensione)
Full-length, Broken Bones Records/Vacula Productions
(2022)
Raggelanti scenari orrorifici, oscuri volumi ritualistici e mostruose entità provenienti da un remoto passato, nel teatro occulto e spaventoso della narrativa da brivido di Howard Philips Lovecraft, costituiscono il cuore pulsante del terzo album in studio del trio black metal bresciano Fiume Nero, "Lovecraft Cap. II", secondo volume della saga dedicata al celebre scrittore di Providence. La band fondata nel 2008 dalla chitarrista Enna Cancry, a cui si sono poi aggiunti il suo compagno Simon Desecrator alla voce e Fenrir alla batteria, da poco sostituito da Post Mortem, ha deciso di proseguire il concept con questo nuovo lavoro, che sarebbe dovuto uscire per l'etichetta ucraina Vacula Productions lo scorso novembre ma che ha visto la luce soltanto adesso, a due anni di distanza del suo predecessore. L'album, suddiviso in dodici tracce per una durata complessiva di oltre un'ora e un quarto, rappresenta perfettamente l'idea musicale del trio lombardo, dedito ad un black metal profondamente old-school dalle influenze doom e con un riffing gelido e tagliente, che grazie alla sua aura arcaica e terrificante riesce nell'intento di trasportare in musica le inquietanti atmosfere lovecraftiane.
"Lovecraft Cap. II" si apre con gli oltre otto minuti della maestosa "Necronomicon", ispirata all'omonima raccolta delle leggi dei Morti firmata dall'arabo pazzo Abdul Alhazred, schiusa da un'introduzione epico-sinfonica su cui si fiondano imperturbabili le chitarre affilate di Enna e la batteria martellante di Post Mortem, accompagnate dallo scream malvagio e spettrale di Desecrator; una serie di passaggi ipnotici ai confini del black/doom anticipano la ripresa finale, dal riffing serrato e gelido ed un finale dalle eco trionfali di pregevole fattura. La successiva "La morte alata", dall'omonimo romanzo horror-fantastico scritto in collaborazione con Hazel Heald e incentrato su attacchi letali di mosche ibride, si presenta con un doom/black malinconico seguìto da sfuriate di blast-beat che rimandano ai primi anni Novanta, riff gelidi e sinistri e continui cambi di tempo. Nel primo brano ispirato al ciclo di Cthulhu, "Il colore venuto dallo spazio", si scorgono contorni black'n'roll, ripresi nella successiva "Memento Mori", dalla batteria rockeggiante e dalle linee di chitarra quasi folkeggianti, per quanto oltremodo lugubri e angoscianti, perfetta colonna sonora delle liriche sconvolgenti urlate dalla voce diabolica di Desecrator.
"La città senza nome", cronaca di un'antichissima città perduta nel deserto d'Arabia e dei suoi resti di civiltà rettiliane antidiluviane, è dominata dalle chitarre gelide e spettrali di Enna e dalle accelerazioni devastanti di Post Mortem, in un'atmosfera oscura e opprimente che sembra ricalcare gli spaventosi misteri del nostro passato; la successiva e molto tirata "L'estraneo" riprende dalla opener le influenze sinfoniche e le melodie accattivanti, mentre ad un passo dal traguardo troviamo l'ottima "Requiem", con una prima parte rockeggiante e decisa e una seconda all'insegna di armonie malinconiche e riff struggenti. I quasi undici minuti di "Mors Omnia Vincit" concludono il lavoro in un alternarsi di blast-beat e riff taglienti e lugubri rallentamenti malinconici, fino ad un finale dai toni tragici-epici semplicemente stupefacente, perfetta conclusione di un lavoro dalle molte sfaccettature.
Il secondo capitolo della saga di Lovecraft firmata Fiume Nero costituisce un ottimo esempio di black'n'roll feroce e tirato che sa decelerare fino a regalare momenti lugubri e inquietanti per poi inseguire sinfonie tra l'epico e il maestoso, cambiando spesso ritmo e atmosfera al proprio sound. A livello qualitativo l'ottima "Necronomicon" rappresenta un'idea di fondo che non viene raccolta dalle tracce successive, prevalentemente tirate e dai toni molto old-school, nonchè in sostanza prive di passaggi memorabili e difficilmente distinguibili l'una dall'altra. L'album è nel complesso buono ma forse un po' prolisso, visto il suo predominante stile della vecchia scuola: il riffing è veramente superbo, tagliente e serrato e in altri frangenti disturbante, ma i troppi cambi di tempo non fanno spiccare il volo al lavoro, il cui peccato più grave è forse dovuto alla mancanza di coraggio nell'utilizzare le sinfonie con maggior frequenza, adagiandosi sull'idea di un black metal tirato e minimalista. Gli spunti senza dubbio ci sono, e la musica dei Fiume Nero sa farsi apprezzare da tutti gli amanti di questa tipologia di metal estremo, senza inventare nulla ma riuscendo a definire un proprio stile particolarmente dedito all'inquietudine e ad un orrore lirico e spirituale di lovecraftiana memoria.
Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 74/100
1. Necronomicon
2. La morte alata
3. L'alchimista
4. Il colore venuto dallo spazio
5. Memento Mori
6. La musica di Erich Zann
7. Abel Foster
8. La città senza nome
9. L'estraneo
10. I sogni nella casa stregata
11. Requiem
12. Mors Omnia Vincit
Enna Cancry - Guitars
Simon Desecrator - Vocals
Post Mortem - Drums
Bandcamp
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