LIVE REPORT: YOB + SPIRIT ADRIFT (10-05-2022, Freak Out Club, Bologna)
Un Freak Out sold out ha accolto i Yob al loro arrivo in terra felsinea. E’ vero, il locale non spicca per una grande capienza, ma per un nome di culto e non da grandi masse, il richiamo è stato comunque alto. E al suo interno non c’erano ascoltatori occasionali, no, c’erano amanti di un certo tipo di suono. E questo, a parere di chi scrive, fa la differenza in un concerto. Il locale storico bolognese, continua ad offrire grandi concerti in modo costante, e questo è un bene, soprattutto in questi tempi strani, per gli amanti del suono pesante.
SPIRIT ADRIFT
Ma veniamo alla serata. Ad aprire poco dopo le 21:00 sono stati gli americani Spirit Adrift. Accolti da una sala quasi del tutto piena, il quartetto si è fatto subito apprezzare per l’energia profusa e per aver stabilito subito empatia con i presenti. Non li conoscevo, e devo dire che sono rimasto favorevolmente impressionato sia dalla loro musica che dalla loro performance. La loro proposta è un misto di riff alla Black Sabbath, ritmiche lente sludge, momenti stoner e influenze direttamente dai seventies. A questo riffing pesante si contrappone il chitarrismo dinamico della coppia d’asce che spesso si è lanciata in melodie chitarristiche, con delle precise e coinvolgenti twin guitars, a cavallo tra i Maiden e i The Allman Brothers Band, quindi un misto di heavy metal e di influssi southern, per un risultato davvero convincente ed una proposta del tutto personale. Il pubblico ha apprezzato, si è fatto coinvolgere e la band ha finito la sua performance tra gli applausi. Non è un caso che all’uscita dal concerto a fine serata c’erano molti ascoltatori presenti al loro merch.
YOB
Il tempo di un cambio di palco e intorno alle 22:15 arriva il momento tanto atteso. Il trio si presenta in modo semplice sul palco, visibilmente sorpresi dalla tanta affluenza e dal calore sincero e profondo a loro riservato dai presenti. E questo calore, più volte sottolineato dal leader Mike Scheidt durante la performance, ha dato la carica giusta alla band che non si è risparmiata nella sua ora e mezza di concerto. Si viene subito assaliti da un suono pesante, un muro di distorsione che annichilisce i presenti. Sicuramente l’ambiente piccolo aiuta a creare questo suono pieno. Il concerto si sviluppa in modo talmente coinvolgente, che l’interazione tra band e pubblico è totale. Si crea un interscambio incredibile, il coinvolgimento è assoluto, il pubblico è entusiasma della performance, la band è entusiasma della reazione calorosa del pubblico. Momenti drone si inseriscono tra un brano e l’altro, il basso in certi momenti copre anche la batteria, con un suono distorto all’inverosimile. Il tempo per un momento sembra si sia fermato e quando si riaccendono le luci, sembra essersi svegliati da un momento di ipnosi che ci ha fatto viaggiare per oltre un’ora in altre dimensioni. Quali brani hanno eseguito non credo abbia alcuna importanza. Ciò che alla fine resta è la sensazione di aver assistito ad un grande concerto, consapevolezza che si legge sia nei volti sudati e soddisfatti dei presenti, sei nelle espressioni felici dei musicisti, che alla fine si dedicano totalmente a chi li ha osannati per tutto il tempo, tra foto, abbracci e strette di mano.
Articolo a cura di John Preck
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