FERALIA "Under Stige / Over Dianam" (Recensione)
Full-length, Independent
(2022)
Antichi sapori pagani di tradizione latina e di mitologica essenza, avvolti in un mantello sonoro dai richiami scandinavi che unisce la ferocia del black metal alla solennità del folk, tra atmosferestruggenti e momenti di diabolica furia: sono questi i componenti principali della musica dei torinesi Feralia, trio nato nel 2018 che ha appena rilasciato il suo secondo lavoro sulla lunga distanza, dal titolo "Under Stige". L'album arriva a tre anni di distanza dal debutto "Helios Manifesto" e si compone di due parti, la prima rappresentata da sette brani inediti comprensivi di intro ed outro di matrice black metal old-school, mentre la seconda ripropone per intero l'EP interamente acustico "Over Dianam", dalle tinte neo-folk. "Under Stige", riferimento all'omonimo fiume dell'odio del regno degli Inferi nella mitologia greco-romana, è anche il primo lavoro dei Feralia con il nuovo vocalist Erymanthon Seth, già membro della band viking/black metal Apocalypse, che sosituisce l'ex-Negura Bunget Tibor Kati e va ad aggiungersi al bassista Krhura dei Lum e recente acquisto della storica formazione siciliana Inchiuvatu, al chitarrista e tastierista Raijinous e al batterista P.; la formazione così definita partorisce oltre quarantasei minuti di avvolgente black metal atmosferico dai sapori tradizionali e dallo spirito arcano, completati dai quattro brani del precedente EP per un totale di oltre un'ora di musica dalle mille sfumature e dall'essenza carica di solennità.
Il secondo album in studio dei Feralia si apre con l'introduzione acustica "Laudatio Funebris", antica lode dei rituali funerari romani, un crescendo strumentale lugubre e sinistro dai richiami dark perfettamente scandito dal lamento sussurrato dell'ospite d'onore Agghiastru dei già citati Inchiuvatu; a seguire troviamo "Marcia Funesta", esempio lampante dell'idea di musica dei Feralia che spazia tra ritmiche lente ed atmosferiche, sfuriate di blast-beat dalle eco epiche e riff melodici, guidati dallo scream atroce di Erymanthon Seth verso un finale tragico. "The Pyre and the Star" si apre con una litania macabra in un crescendo disturbante di black/doom sinistro e spettrale fino all'accelerazione di batteria di P. della seconda parte, accompagnata dalle ipnotiche chitarre di Raijinous e dalle fredde linee di basso di Krhura; un passaggio acustico schiude la ripresa finale, conclusa da un'outro folk atmosferica che accompagna l'ascoltatore in una dimensione ancestrale e ritualistica quasi onirica.
La sontuosa "Vigil" alza nettamente il livello del lavoro, dando risalto alle atmosfere delle tastiere di Raijinous e ritrovando avvolgenti sfumature folk, tra accelerazioni martellanti e momenti acustici, fino al finale epico e solenne. I dieci minuti della title-track accompagnano la prima parte del lavoro alla sua conclusione, in un crescendo atmosferico dalle eco ambient che si apre prima al blast-beat di P. e al cantato disperato del vocalist per poi sprofondare in un black/doom lugubre e disturbante; un riff melodico epico e un arpeggio atmosferico anticipano la ripresa finale, scandita da un assolo travolgente che schiude l'outro folk/ambient dalle eco tradizionali "Terminalia", ispirata all'omonima festività dell'Antica Roma in onore del dio Termine, protettore dei confini. L'EP "Over Dianam", dedicato alla dea romana della selva e della caccia, custode dei torrenti e protettrice delle donne Diana, pone il lavoro in una dimensione completamente diversa, richiamando alla mente gli Ulver di "Kveldssanger" con le sue sognanti melodie acustiche: il breve lavoro si apre con la title-track, dal solenne cantato folk e dalle note atmosferiche, seguita dal post-rock con canti corali epici di "Artemide", rappresentazione greca di Diana, e dalla struggente malinconia di "Altar and the Deer", brano delicato e sognante che vede la partecipazione alle vocals dell'ex-Satyricon ed ex-Ulver Haavard Jorgensen.
"Under Stige / Over Dianam" mostra dunque la duplice essenza della musica dei Feralia, divisa tra la ferocia di un black metal atmosferico di grande personalità, per quanto assolutamente old-school, e le melodie avvolgenti del folk della sua seconda parte. In "Under Stige" le tastiere di Raijinous definiscono panorami arcani e carichi di atmosfere tenebrose, arricchite dalla voce di Erymanthon Seth che spazia tra ferocia e disperazione, mentre le loro chitarre si intrecciano in riff gelidi e lugubri talvolta serrati e in altri frangenti lenti e disturbanti; le armonie di "Over Dianam" suonano invece delicate e oniriche, fungendo da motore per una conoscenza arcana e sfuggente. Il quartetto di Torino si rivela qui in tutta la sua essenza carica di misticismo e di tradizione, attingendo a band storiche senza tuttavia ricalcarne le sonorità ma partorendone delle nuove, forse ancora in cerca di un'effettiva identità molto vicina ad essere raggiunta, essendo qui modellato un sound già maturo e definito che pretende solo di essere compreso ed elevato a veicolo di trascendenza e di ricerca spirituale e interiore.
Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 78/100
1. Intro - Laudatio Funebris
2. Marcia Funesta
3. The Pyre And The Stars
4. Manes
5. Vigil
6. Under Stige
7. Outro - Terminalia
8. Over Dianam
9. Arthemide
10. The Altar And The Deer
11. Green Omen
Ignotus Nebis - Drums, Programming, Drones
Krhura - Bass
Raijinous - Guitars, Vocals (backing), Keyboards (2018-present)
Erymanthon Seth - Vocals
Web:
Bandcamp
Spotify
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