NOKTURNAL MORTUM "До лунарної поезії" (Recensione)
Full-length, Oriana Music
(2022)
La scena metal ucraina era ancora ben lontana dal prendere forma effettiva all'interno del panorama musicale estremo quando, nel lontano 1994 in quel di Kharkiv, dalle ceneri dei deathsters Supporation e dei blacksters Crystaline Darkness nascevano i Nokturnal Mortum, una delle formazioni che negli anni a venire avrebbero scritto la storia del black metal est-europeo. Le prime produzioni della band di Wortherax e Varggoth sono considerate tuttora delle opere di culto dagli appassionati del genere, ben distinguibili da altre ben più famose dell'epoca per il loro approccio personale e identitario, rappresentato dalla massiccia presenza di strumentazione tradizionale, dalla notevole carica orchestrale e da un sound sporco e duro, il tutto racchiuso in un mantello armonico di natura prevalentemente folk. A ventotto anni dalla loro formazione e dopo una lunga serie di cambi di formazione, sette album in studio e un numero imponente di demo e di EP, i Nokturnal Mortum lanciano uno sguardo al passato facendo risorgere dalle ceneri la loro terza demo "Lunar Poetry", datata 1996, tornando in studio per suonarla in una nuova versione che strizza l'occhio al moderno senza dimenticare ciò che è stato e regalando al lavoro una seconda primavera, che da un lato rallegrerà e dall'altro deluderà i fan più datati, a cui questa riedizione sembra dedicata.
I tempi dei suoni grezzi e primitivi sono lontani e già da molti anni la formazione di Kharkiv ha abbandonato l'approccio stilistico degli esordi in favore di produzioni più ricercate e pulite, non certo prive di tradizionalismo ma di sicuro senza più quell'aura minimalista e oscura dei primi lavori; tra i membri originari del gruppo solo il chitarrista e cantante Knjaz Varggoth era rimasto al proprio posto, facendosi ambasciatore dell'evoluzione stilistica e musicale del progetto, ma la volontà di festeggiare il venticinquesimo anniversario di una delle demo più acclamate dal pubblico con una nuova versione in studio sembrava già nascondere l'intento di recuperare le atmosfere perdute. In occasione della registrazione di "До лунарної поезії" ("To Lunar Poetry") la formazione originaria si è quasi interamente ricomposta, vedendo affiancarsi al chitarrista e cantante fondatore la storica chitarra di Wortherax, il basso di Karpath e ritrovando tra gli ospiti il vecchio tastierista Sataroth, qui nel ruolo di vocalist aggiuntivo, per una clamorosa reunion che sembra rievocare i gloriosi tempi andati e che ci auguriamo possa avere un seguito nelle uscite future della band; completano la line-up il tastierista Surm, il batterista Bairoth ed Ivan Kozakevych alla sopilka (tipico flauto ucraino), all'arpa e al fischietto, degno rappresentante delle influenze folk e tradizionali della band, intensificate col passare del tempo fino a rappresentarne il motore stilistico e musicale.
"До лунарної поезії", uscito a febbraio sotto l'etichetta ucraina Oriana Music, è tuttavia solo in parte un ritorno al passato, che riscrive i brani dell'epoca in una versione più moderna e melodica, figlia della nuova dimensione dei Nokturnal Mortum e della loro progressiva ricerca sonora; l'album ritrova la track-list della demo originale modificata con la nuova intro "Зимні сни" ("Freezing Dreams"), dai sapori space-ambient, e con l'aggiunta di "Вампірів князь прийшов" ("Return of the Vampire Lord" (originariamente estratta dall'omonimo EP del 1996), che prende il posto di "The Grief of Oriana". L'apertura effettiva dell'album è affidata alla sontuosa title-track, schiusa dal furioso blast-beat di Bairoth e dalle tastiere sinfoniche di Surm, su cui si scaglia lo scream diabolico di Varggoth ad anticipare il passaggio folk di sopilka di Ivan; il riffing sinistro e melodico di Wortherax si fa da pioniere della veemente accelerazione sinfonica della seconda parte, dalle eco epiche e maestose, fino al lungo assolo tecnico e virtuoso che chiude il brano. Il fischietto di Ivan apre la lunga "Перунове срібло небес" ("Perun's Celestial Silver"), oltre sette minuti di folk metal dalle melodie tradizionali caratterizzato da un cantato corale in stile celtico, sporco e accattivante, e da un finale dalle armonie di chitarra malinconiche e folkeggianti, con lo scream di Varggoth che assume qui tonalità diaboliche; riff melodici e passaggi folkeggianti caratterizzano "..і зима постає" ("...and Winter Becomes"), conclusa da un brillante assolo dai richiami heavy che assume nel finale sonorità epiche e maestose di egregia fattura.
La già citata "Вампірів князь прийшов" ("Return of the Vampire Lord") è l'episodio più lungo della release, quasi undici minuti caratterizzati da armonie di chitarra atmosfere e tastiere sinfoniche, assoli melodici e furiosi blast-beat, interrotti da superbe sezioni epic folk che incantano e seducono, dando però l'idea di una rivisitazione un po' troppo azzardata di un brano classico, nato grezzo e qui trasformato in una raffinata suite dall'elevato bagaglio tecnico; la seconda parte si schiude con una violenta accelerazione di Bairoth e con le sinfonie di Surm, in un crescendo epico che conosce nel cantato disperato di Sataroth il suo apice di tragicità, verso un finale melodico e struggente di elevata maestosità. Il melodic black metal folkeggiante di "Прадавній рід" ("Ancient Nation") anticipa un'ultima parte di album in cui spicca "Акт віри (Ода інакомисленню)" ("Autodafe / Ode to Noncomformity"), guidata dall'arpa e dalla sopilka di Ivan e dal cantato dai richiami tradizionalisti di Sataroth, verso un finale dominato da un assolo tecnico e virtuoso, da sinfonie lugubri e dallo scream abissale di Varggoth; chiude il lavoro l'outro "Пращурів сни" ("Barbarian Dreams"), brano ambient che si evolve in un melodic black metal tetro e sinistro concluso da un riff di chitarra malinconico, espressione dell'evoluzione stilistica della band di Kharkiv e della sua incapacità di recuperare le atmosfere della demo originaria, che i suoi venticinque anni qui li dimostra tutti.
"До лунарної поезії" è da intendersi come un tributo rivisitato di uno degli episodi più affascinanti della lunga discografia dei Nokturnal Mortum, un ritorno al passato che però solo nella line-up ritrovata e nella track-list dell'album sembra essere effettivamente realizzato. Il sound del lavoro è notevole, figlio della maturazione tecnica dei suoi elementi e della nuova idea di musica di Varggoth e soci, ben lontano dall'aura sinistra e sporca dell'opera originale; il cantato spazia efficaciamente tra scream, growl e vocalizzi tradizionali in stile viking, la batteria di Bairoth viaggia a velocità sostenute e il riffing di Varggoth e Wortherax è ben definito, melodico e avvolgente ma eccessivamente pulito e si lascia troppo spesso andare ad assoli in stile heavy che poco hanno a che vedere con la natura originaria del lavoro. Il livello compositivo è naturalmente molto elevato, poichè le otto tracce comprensive di intro ed outro che compongono la track-list sono tra gli episodi migliori dei Nokturnal Mortum e parte della storia del black metal ucraino, ma in questa nuova forma lasciano abbastanza spiazzati: l'avvenuta reunion della band certo rassenerà i fan e fa auspicare che la collaborazione proseguirà, nel tentativo di recuperare in parte le sonorità di un tempo, ma ciò che traspare da questo ascolto è l'impossibilità di dare un credibile futuro a ciò che è passato, destinato a rimanere nella memoria e ad essere ricordato per ciò che è, ovvero un brillante esempio di pagan black metal sinfonico sporco e diretto che qui non sembra a dire il vero molto ben rappresentato.
Alessandro Pineschi
Voto: 75/100
Tracklist:
1. Зимні сни
2. Лунарна поезія
3. Перунове срібло небес
4. Карпатські таємниці
5. ...і зима постає
6. Вампірів князь прийшов
7. Прадавній рід
8. Акт віри (Ода інакомисленню)
9. Пращурів сни
Wortherax - Guitars
Varggoth - Vocals, Guitars, Keyboards
Karpath - Bass
Surm - Keyboards, Dulcimer
Bairoth - Drums
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