BRETUS "Magharia" (Recensione)
Full-length, The Swamp Records
(2021)
Con Magharia i Bretus giungono al ragguardevole traguardo del quinto album. I calabresi sono diventati un appuntamento fisso ogni due anni. E si producono sempre in lavori di ottima fattura, con una personalità che cresce di album in album e che raggiunge con quest’ultimo lavoro la piena maturità artistica. Con Magharia ci offrono un viaggio nelle profondità , attraverso una musica che si abbevera abbondantemente a quei settanta, fulcro di un periodo storico che continua ad influenzare generazioni di musicisti. Non so in quanti concorderanno con me, ma dopo innumerevoli ascolti, rapito dalla magia che scaturisce dai solchi di Magharia, mi chiedo cosa suonano i nostri. La risposta più immediata è hard rock, quello di sabbathiana memoria. Ma è solo questo? No.
I Bretus partono come tante altre band da quelle influenze settantiane che ne influenzano il sound base, ma riescono ad evolversi in un suono che trova una precisa connotazione, dark sound italiano. Questo concetto racchiude non un suono definito, ma una percezione di oniricità , quell’aura magica che solo certi gruppi riescono a creare. Si sente tra questi solchi la stessa spiritualità che avvolge i lavori dei The Black. Ecco, se togliamo il diverso linguaggio utilizzato, le atmosfere dei Bretus per certi aspetti possiede lo stesso potere evocativo della band abruzzese. La voce di Zagarus è così particolare da essere un elemento distintivo della band, con la sua espressività diviene un valore aggiunto. Come ci spiegano tra le note accompagnatorie Magharia è un concept basato su alcune storie di fantasmi italiani, tra mito e leggenda. E questo è un elemento in più per definire la loro musica dark sound italiano, e non vedo come altro definire un brano come l’eponima canzone che chiude l’album, con le sue atmosfere oscure e piene di magia. La produzione dona quel tocco di cupezza che riesce a rendere i brani oscuri, profondi. Sentite l’iniziale “Celebration Of Gloom” per capire di cosa parlo, con le sue melodie sinistre.
Quanto sabba vive tra il riffing di “Moonchild’s Dream”, ma con che personalità viene suonato! Se dovessi consigliarvi un brano propenderei per “The Bridge Of Damnation” per le sue atmosfere che evocano oscurità attraverso quel suono e quelle melodie sinistre. I Bretus si confermano una band concreta e dalle grandi potenzialità . Magharia è un grande album. Fatelo vostro.
John Preck
Voto: 80/100
Tracklist:
1.Celebration of Gloom
2.Cursed Island
3.Moonchild's Scream
4.NecroPass01:18 instrumental5.Nuraghe
6.Headless Ghost
7.The Bridge of Damnation
8.Sinful Nun
9.Magharia
Ghenes: Bass, Guitars
Zagarus: Vocals
Striges: Drums
Janos: Bass
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