Uno sguardo verso i grandi del rock: BLIND GOLEM (Intervista)
Abbiamo recensito il loro ultimo, e più che buono "A Dream Of Fantasy", e quindi era più che doveroso dare uno spazio alla band per poter esprimere un po' di concetti utili anche ai nostri lettori. Ecco a voi i Blind Golem, nell'intervista condotta dal nostro John Preck.
01 - Presentate i Blind Golem ai nostri lettori? Come nasce la band? Con quali obiettivi?
F: La band è nata in modo abbastanza spontaneo e naturale dall’incrociarsi delle nostre esperienze passate in altri gruppi: io e Silvano con i Bullfrog, Simone con i Forever Deep, Walter con i Rocken Factory. Una decina di anni fa, dopo un concerto, nacque l’idea di imbastire una formazione per tributare la musica degli Uriah Heep, anche solo per qualche concerto. Del resto, con i Bullfrog suoniamo musica originale dagli anni ’90 ma abbiamo spesso, in passato, anche organizzato serate per tributare la musica di altri gruppi, come Free, Rory Gallagher, Who, Black Sabbath. Dopo qualche data come Forever Heep, abbiamo avuto modo, tramite Simone, di accompagnare Ken Hensley in qualche suo concerto in Italia e Austria. Per noi è stata un’esperienza ovviamente molto intensa, poter suonare con un musicista del genere. Quindi, abbastanza naturalmente, è nato una sorta di pensiero “what if”: come sarebbe se provassimo noi a comporre materiale originale con queste atmosfere? Non si tratta di copiare quanto piuttosto di usare dei riferimenti musicali molto specifici, i cori, l’organo Hammond molto in evidenza, ad esempio, per muoversi su delle specifiche coordinate musicali. Gli obiettivi sono stati fin da subito molto realistici: toglierci la soddisfazione di pubblicare un disco come “A dream of fantasy”, senza nessun limite o compromesso musicale o discografico. Il bello della situazione musicale odierna, in un contesto in cui il mercato musicale è praticamente scomparso, è che, tramite internet, anche una proposta come la nostra sta trovando un pubblico attento e appassionato, certo di nicchia ma molto competente e pronto a recepire con entusiasmo questa musica.
02 – Quanto tempo avete impiegato per scrivere A Dream Of Fantasy? Dove e da chi è stato prodotto?
F: I pezzi sono nati in un arco di tempo di 4/5 anni, quindi abbastanza lentamente ma in modo spontaneo. Con Silvano, abbiamo imparato il minimo indispensabile per realizzare dei demo accettabili con il computer, che poi sono stati rivisti insieme al resto della band: questa per noi è stata una novità, visto che in precedenza per i Bullfrog abbiamo sempre composto in sala prove, suonando insieme. Il materiale è stato poi registrato e prodotto agli Opal Arts Studios di Fabio Serra. Fabio è un nostro grande amico e con lui abbiamo registrato anche diversi dischi dei Bullfrog in passato. La sua esperienza e competenza sono risultati sicuramente fondamentali per il sound caldo e organico che volevamo per l’album.
03 - Oltre agli Uriah Heep, vostra fonte innegabile di ispirazione, quali sono le altre band che in qualche modo hanno ispirato la vostra musica, o semplicemente il vostro modo di suonare?
F: Personalmente, potrei citarti decine e decine di nomi in campo heavy rock, comunque direi che nel caso dei Blind Golem, altre influenze che, volenti o no, sono a mio avviso riscontrabili sono quelle di Magnum, Rainbow, Lucifer’s Friend, Asia (non solo quelli inglesi ma anche quelli americani, precedenti e sconosciuti) oppure le esperienze di gruppi più recenti come Black Bonzo, Starglow Energy o gli italiani Wicked Minds. Come bassista, direi Andy Fraser, John Entwistle, Geezer Butler, Chris Squire, Neil Murray, Jack Bruce e mille altri.
04 - Volete lasciarci un ricordo del grande Ken Hensley? Come siete entrati in contatto con lui? Potete raccontare della vostra collaborazione per il brano “The Day Is Gone”?
F: Suonare con Ken è stata ogni volta un’esperienza molto intensa e diversa. Era una persona molto cordiale, buffa e autoironica ma, quando saliva sul palco, si trasformava in un gigante, con una presenza musicale, un sound e un carisma enormi. Ricordo un concerto, ad esempio, quando durante i primi pezzi avevamo avuto diversi problemi tecnici sul palco. Eravamo tutti piuttosto tesi e rigidi. Dopo un po’ però la musica cominciò a scorrere e fluire come deve, le cose si stavano sistemando, Ken si girò, per un attimo intercettò i nostri sguardi e, lontano dal microfono, ci urlò “You’re beautiful!” Ecco, direi che era una bella persona. Quando il disco era quasi pronto, gli abbiamo chiesto se volesse partecipare in qualunque maniera. Lui è stato molto disponibile e ha voluto che noi gli dicessimo cosa fare e dove suonare, quando per noi avrebbe potuto ovviamente partecipare a qualsiasi brano. Insieme abbiamo scelto “The day is gone” perché si prestava anche a fargli suonare la chitarra slide, che amava molto. Non immaginavamo certo che, con la sua scomparsa, per tanti ascoltatori, questo pezzo diventasse una sorta di congedo e omaggio a una carriera straordinaria.
05 - Inoltre volevo sottolineare la vostra bellissima immagine dell’album? Come siete entrati in contatto con un altro mito, Rodney Matthews? Gli avete lasciato carta bianca o gli avete fornito qualche spunto dal quale iniziare?
F: L’idea è stata di Silvano, appoggiato favorevolmente dai ragazzi della nostra eitchetta, la Andromeda Relix. Quando abbiamo avuto la certezza che Ken avrebbe suonato sul disco, abbiamo pensato che la copertina avrebbe dovuto essere all’altezza dell’uscita e Matthews ci è venuto in mente in quanto autore di tantissime cover che amiamo, dagli Uriah Heep stessi, ai Diamond Head e altri. Gli abbiamo scritto e lui ci ha proposto una selezione di quattro immagini che si adattavano alla nostra proposta. La scelta è stata difficile in quanto anche le immagini scartate erano molto suggestive e adatte ma, alla fine, abbiamo scelto questa opera che si chiama “The masters arrive”.
06 - Provenendo dal mondo delle tribute band, quanto vi manca potervi esibire dal vivo? E quanto secondo voi cambierà l’approccio al live quando si potrà tornare a calcare i palchi?
Ovviamente, al momento è molto difficile fare previsioni su come e con quali tempi si ritornerà a suonare dal vivo. Personalmente, penso che per i grandi eventi e festival la situazione sia ancora più complessa, rispetto a gruppi, come il nostro, che suonano in locali più piccoli e quindi più gestibili. La nostra musica, come il rock in genere, sono fatti per essere vissuti e suonati dal vivo, insieme ad altre persone, in quanto espressione di socialità. Staremo a vedere: personalmente, mi basterebbe intanto poter tornare a poter fare le prove in modo “normale”.
07 – In un vostro concerto solitamente proponete solo musica originale o vi concedete anche il piacere di proporre delle cover? E se sì, quali proponete solitamente?
F: Beh, con i Blind Golem, praticamente, non abbiamo quasi ancora mai suonato dal vivo: quando sarà possibile, l’intenzione è ovviamente di presentare la nostra musica, con magari qualche omaggio mirato e a sorpresa. Con i Bullfrog, invece, dopo 25 anni e 5 album, abbiamo un nutrito repertorio di musica originale, ma negli anni abbiamo anche toccato quasi 200 cover! Con i Forever Heep, l’idea è sempre stata quella di celebrare gli anni d’oro della band, il periodo Byron, con tutti i classici, più qualche brano meno scontato, come “Time to live” o “Circus”.
08 - Potete parlarci della scena hard rock e metal della vostra città? Trovo interessante far conoscere ai lettori le scene locali delle band intervistate…potete fare dei nomi di band valide da scoprire?
F: Noi tutti veniamo da Verona e dintorni della città. Nella nostra zona, l’hard rock ha sempre avuto un discreto seguito, e negli anni molti gruppi che amiamo sono passati da queste parti o relativamente lontano, come a Milano. Perciò c’è sempre stato un buon pubblico, soprattutto per band come Deep Purple, etc. Negli ultimi decenni, come ovunque, la scena è molto cambiata ma ci sono comunque realtà molto valide. Ti citerei, ad esempio i Rosenkreutz del nostro Fabio, con due dischi all’attivo, autori molto apprezzati di un prog rock di primo livello; in ambito hard rock, a parte le nostre band di provenienza, Bullfrog e Rocken Factory, gruppi come i Black Mama o, in ambito metal, gli Spitfire.
09 - Progetti per il futuro?
F: Beh, al momento la priorità è promuovere “A dream of fantasy” e cercare di far sì che chiunque ami queste sonorità, sappia della sua esistenza e gli dia una possibilità. Con i mezzi di oggi questo è possibile anche tramite Bandcamp, Spotify o Youtube. A breve, dovremmo riuscire a pubblicare l’album anche in una prestigiosa edizione in vinile, per i collezionisti! In assenza di attività live, poi, stiamo componendo anche del nuovo materiale per un futuro secondo album. Il materiale e le idee ci sono, l’entusiasmo anche quindi, chissà, potrebbe essere che tra non troppo tempo risentiate parlare di noi!
10 – A voi l’ultima parola…
Invitiamo tutti a sostenere l'underground italiano, con un minimo sforzo si possono scoprire realtà molto valide e l'unico modo di farle vivere e aiutarle concretamente, è acquistare i loro dischi e, quando si potrà, andare ai loro concerti. Andate a fare una visita sulla nostra pagina Facebook, www.facebook.com/blindgolem, da lì potete contattarci e restare aggiornati sulle nostre attività!
Intervista a cura di John Preck
Nessun commento