THERION "Leviathan" (Recensione)
Full-Length, Nuclear Blast
(2021)
A tre anni dal controverso predecessore "Beloved Antichrist" tornano in pista i Therion, alfieri del metal pomposo e sinfonico che tanta scuola ha fatto dall'ormai lontano 1996 (anno della svolta musicale della band) ad oggi. "Leviathan" rappresenta dunque l'ennesimo sigillo della band capitanata dal granitico Cristopher Johnsson, che sembrava ormai aver perso la bussola e soprattutto una propria precisa identità, troppo preso nel cercare di rendere sempre più esclusiva ed operistica la sua creatura, pagando non poco l'eccessiva ambizione di fondo.
Parliamoci chiaro: l'ultimo lavoro, il già citato "Beloved Antichrist", era decisamente un mattone troppo duro da digerire. Un'opera ambiziosa, sicuramente coraggiosa, ma che alla fine pagava oltre modo un minutaggio eccessivo ed una prolissità di fondo che non trovava deciso contraltare nella capacità di stupire l'ascoltatore. Trovarsi così travolti da tre ore complessive di musica, divise in tre dischi rendeva praticamente impossibile l'ascolto specie alla luce del fatto che mancava quella varietà di ritmi ed atmosfere, tali da rendere appetibile l'impresa di rimanere per 180 minuti all'ascolto di una vera e propria opera. Di certo a Johnsson il coraggio non è mai mancato: dalla svolta musicale che portò uno dei primigeni gruppi della scena death metal svedese a smarcarsi totalmente dal genere per creare una proposta tutta nuova alle ultime tendenze l'onestà non è mancata, e di questo gli va dato atto. Chi si aspettava tuttavia l'ennesimo pastone infinito rimarrà, fortunatamente, deluso. "Leviathan" è tutto tranne che prolisso, è un album finalmente "easy listening" ma che al tempo stesso non rinuncia alle strutture raffinate e pompose tipiche del combo di Stoccolma.
Sembra quasi che la band voglia giocoforza voltare pagina dopo essersi presa troppo sul serio, ma al tempo stesso sa proporre al pubblico un sound incredibilmente ispirato, tremendamente barocco sì, ma con il giusto gusto e le giuste dosi. I pezzi godono di un minutaggio stranamente scarno ma al loro interno sanno distinguersi l'uno con l'altro per stile e songwriting, ne viene fuori così un lavoro che sa coniugare raffinatezza ed immediatezza riuscendo a colpire tanto l'ascoltatore più esigente quanto quello più "frivolo" (nel senso buono del termine). Il mix disegnato dalla sapiente penna di Johnsson ed interpretato alla perfezione da una line-up confermata rispetto al passato, si dipana così tra undici brani piuttosto eterogenei: si parte con la più catchy "The Leaf on the Oak of Far" probabilmente il pezzo più classicamente power, giocato sulla contrapposizione tra voce maschile e femminile e sui forti inserimenti sinfonici, un pezzo che fa il paio con l'anthemica "Great Marquis of Hell" che nei suoi due minuti e mezzo di durata rappresenta l'episodio più immediato. "Tuonela" che vede la partecipazione dietro al microfono di Marco Hietala (Nightwish), uno dei singoli che hanno lanciato l'album, recupera un certo flavour folkeggiante, mentre con la successiva "Leviathan" brano che da il nome all'album, sale in cattedra la soave voce di Lori Lewis che dipinge un brano per certi versi vicino ai periodi di "Theli". Ma è la capacità di variare ritmo senza annoiare quella che colpisce di questo nuovo Therion: "Die Wellen der Zeit" trasporta l'ascoltatore verso atmosfere tipicamente medievali, "Eye of Algol" fa riprendere quota all'album in termini di ritmo, sferzata da un pregevole intermezzo di chitarra ritmica che per un attimo prende il sopravvento rispetto a qualsiasi altra tipologia di orpello prettamente sinfonico, mentre "Nocturnal Light" ci spinge nei meandri di una soffice ballad in cui, malgrado la prestazione sotto tono di un Vikstrom fuori fase, riesce alla lunga a convincere. Meno ispirate risultano essere la piatta "Psalm of Retribution" e la successiva "El Primer Sol" troppo giocata su un refrain continuato che non convince, mentre a chiudere l'album ci pensa l'egregia "Ten Courts of Diyu" dai tratti tipicamente orientaleggianti ed operistici.
Alzi la mano insomma chi sperava di poter accostare le parole "freschezza" ed "immediatezza" ad un album dei Therion...pochi, probabilmente nessuno, sicuramente non il sottoscritto ormai da tempo tutt'altro che morbido con questa band che ad ogni modo ha fatto la storia della scena metal europea e non solo. "Leviathan" rappresenta sicuramente un lavoro di pregevole fattura, scritto, suonato ed interpretato in maniera impeccabile, un altro capitolo importante nella storia della band che non passerà sicuramente inosservato.
Alessandro Pineschi
Voto: 75/100
Tracklist:
1. The Leaf on the Oak of Far 2. Tuonela
3. Leviathan
4. Die Wellen der Zeit
5. Aži Dahāka
6. Eye of Algol
7. Nocturnal Light
8. Great Marquis of Hell
9. Psalm of Retribution
10. El Primer Sol
11. Ten Courts of Diyu
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