ABIGOR: "Totschläger (A Saintslayer’s Songbook)" (Recensione)
Full-length, World Terror Committee
(2020)
Da quando in un lontano giorno del 1993, in quel di Vienna, Peter Kubik e Tomas Tannenberger dettero ufficialmente inizio alla loro lunga e prosperosa collaborazione sotto il nome di Abigor, interrotta a causa di alcune controversie solo tra il 2003 e il 2006, questa ha segnato senza ombra di dubbio una delle pagine più interessanti della scena black metal europea dell’ultimo decennio del Novecento, quantomeno al di fuori dell’ambiente scandinavo. “Totschläger (A Saintslayer’s Songbook)", pubblicato lo scorso 8 dicembre sotto la W.T.C., è il dodicesimo album in studio della band austriaca, a cui stavolta si è aggiunto in veste ufficiale lo storico cantante Silenius (anche tra i fondatori dei celeberrimi Summoning), che dal suo ufficioso ritorno datato 2014 è sempre stato designato come “ospite”, almeno fino ad oggi.
L’album giunge a ben ventisei anni di distanza dal glorioso debutto “Vermüstung” e da allora molte cose sono cambiate nello stile musicale del duo, che dal raw black metal dalle tinte melodiche e sinfoniche degli esordi si è sempre più distinto per le influenze industrial e avanguardistiche che hanno rappresentato il nucleo fondamentale dei loro lavori post-reunion, perdendo quasi totalmente la dedizione al black metal originario. Questo a dire il vero fino a “Leytmotif Luzifer” del 2014, che rappresenta per l’apice della sperimentazione e del suono computerizzato degli Abigor, poiché dall’ultimo lavoro “Höllenzvang” del 2018 si è assistito ad un ritorno parziale alle sonorità degli anni Novanta, rielaborate in chiave moderna e con lo stesso approccio sperimentale delle ultime release. “Totschläger (A Saintslayer’s Songbook)" sembra esserne la naturale prosecuzione e riporta gli Abigor agli altissimi livelli delle origini, a quel black metal malsano e diabolico a cui le sonorità industrial recenti donano un’essenza ancor più spaventosa e macabra, su cui si erge il folle cantato orrorifico di un Silenius quanto mai ispirato. La batteria di Tomas corre veloce ed è pesante come un macigno, alla guida di una tempesta sonora su cui si ergono in duetto le graffianti chitarre dei due fondatori, che rincorrono gelide melodie nel caos musicale che le tastiere e i suoni industriali creano al di sotto delle linee principali, come le eco lontane e indefinite di un sottomondo infernale. Il sound si rivela oscuro e sinistro, anche nei momenti semi-acustici e sinfonici che di quando in quando interrompono la ferocia sonora dell’album; le melodie si fanno taglienti e disturbanti e la voce varia in modo innaturale, tra uno scream infernale e lacerante, cori demoniaci e un growl vomitato. È l’Apocalisse musicale, a metà strada tra il black metal avanguardistico e l’industrial metal, tra i vecchi e i nuovi Abigor. Le tematiche dell’album sono incentrate principalmente sulla biblica figura di Caino, primo omicida della storia, padre della violenza arcaica e simbolo di ribellione contro i dogmi morali e contro le restrizioni: egli rappresenta il rifiuto alla soppressione degli istinti naturali umani, che è una delle mete del moderno satanismo, e nel nome dello spirito ancestrale la volontà di combattere per i propri ideali.
Il lavoro si apre con l’intro classica e delicata dalle eco orechestrali di “Gomorrha Rising-Nightside Rebellion”, su cui esplode la rabbia urlata di Silenius e la batteria di Tomas si lancia fulminea al suo inseguimento, accompagnata nel suo fulgore da affilate chitarre in puro stile black metal e dalle tetre sinfonie sottostanti, che donano al brano un’atmosfera surreale; la furia musicale conduce prima ad un coro dai richiami epici con chitarre disturbanti in seconda linea e poi ad un passaggio industrial lento ed opprimente, concludendosi in una sfuriata finale in cui Silernius fonde in modo malato scream, growl e clean e chiude con urlo spaventoso che anticipa la cupa sinfonia finale. “Silent Towers, Screaming Tombs” è più lenta e dai più marcati contorni industrial e sperimentali, ma non certo meno pesante né meno pregna di malvagità, con un riffing cupo e sinistro che stride nelle frequenti accelerazioni martellanti, tra cambi di tempo ai limiti del sopportabile, assoli graffianti e uno scream demoniaco e lacerante che si fonde in cori lugubri e disturbanti, accompagnando verso un finale in acustico epico e atmosfero, dai richiami folk.
Un arpeggio sinfonico ed epico dalle eco mediavali introduce “Orkblut (Sieg oder Tod)”, brano che riprende il nome del primo strepitoso EP della band datato 1995, dedicato ad un guerriero pagano morto in battaglia; chitarre gelide in crescento e uno scream demoniaco si adagiano su melodie industriali lente ed opprimenti, con cori tetri e riffing serrati ad accompagnare il tutto verso l’accelerazione urlata e veemente che anticipa il finale ambient/noise. “Scarlet Suite for the Devil” si distingue per melodie di chitarra quanto mai sinistre e malate, viruose al limite del progressive metal, su cui lo scream di Silenius giunge abissale e diabolico, quasi vomitato e a tratti pulito, sopra melodie industrial lugubri e passaggi black/death. “La Plus Longue Nuit du Diable” esordisce in maniera poetica, con una tastiera delicata e una sinfonia struggente e una nostalgica parte acustica a seguire, prima che esplodano chitarre stridenti ad accompagnare uno scream vario e lancinante, folle e disperato, fino ad un assolo tagliente e cupo che si conclude in cori pregni di malignità; segue una rabbiosa accelerazione con urla strazianti e un finale in black/doom lento e ragionato. Il finale della release, a partire dalla brutale e ricca di cambi di tempo “Tartaros Tide”, ritrova un black metal oscuro e graffiante, macchiato dalle paranoidi sonorità industrial; spiccano le urla in clean demoniache e tetre e gli incalzanti assoli di “Flood of Wrath”, mentre la conclusiva “Terrorkommando Eligos”, ispirata all’omonimo demone marziale e guerriero, si distingue per l’assolo melodico e cupo che interrompe la bestialità del brano e per quello finale, graffiante e tecnico, che porta l’album a termine. “Totschläger (A Saintslayer’s Songbook)" trasporta di nuovo gli Abigor alle glorie passate, facendosi compendio tematico e stilistico della loro lunga e variegata storia, tutt’altro che prossima al declino, almeno a giudicare il livello della sua track-list.
Nei frequenti passaggi acustici ritroviamo le coinvolgenti melodie di “Nachthymnen”, in una forma più orchestrale ed epica, mentre il riffing serrato e graffiante riporta alla mente il capolavoro “Opus IV”, il tutto condito dalla ferocia del wall of sound degli album più recenti, in una maestosa fusione di sonorità oscure e malefiche, spudoratamente orrorifiche. Gli Abigor si confermano così, dopo ventisette anni di attività quasi ininterrotta, una delle migliori band del panorama estremo europeo, narratrice spietata del culto blasfemo e diabolico che ne è da sempre la più grande fonte di ispirazione.
Alessandro Pineschi
Voto: 88/100
1. Gomorrha Rising - Nightside Rebellion
2. Silent Towers, Screaming Tombs
3. Orkblut (Sieg oder Tod)
4. The Saint of Murder
5. Scarlet Suite for the Devil
6. La Plus Longue Nuit Du Diable - Guiding the Nameless
7. Tartaros Tides
8. Flood of Wrath
9. Terrorkommando Eligos
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