ÆPOCH "The Scryer" (Recensione)
Full-length, Independent
(2020)
Dopo l’esordio di un paio di anni fa, gli Aepoch tornano con un e.p. di sei tracce per quasi mezz’ora di death metal moderno, con influenti venature thrash nel tessuto sonoro. I nostri sono artefici di un modello musicale che si rifà all’ala più moderna del genere estremo, sulla scia di band più blasonate come Job For A Cowboys e Revocation. Come le band citate, la musica proposta è un puro concentrato di freddezza e tecnica, che nel cervellotico e chirurgico modo di esprimersi rischia di perdere la strada maestra, quella di una autentica violenza sonora.
Per questo bisogna essere molto bravi nel proporre questa musica, onde evitare di essere dei semplici esecutori di partiture complesse ma che rischiano di non dare niente, o addirittura annoiare l’ascoltatore. E poi bisogna sorprendere chi ascolta. Gli Aepoch ce la mettono tutta, ma non sempre riescono nel loro intento. La scrittura della band è divisa su due tronconi ben distinti, riffing lineare su parti cantate e sui solos, parti tecniche in mezzo ai due momenti. Sicuramente la musica è più interessante nelle parti più tecniche, quando la band si muove su registri progressivi. La voce si esprime su un classico growl, che però non riesce a dare sempre la giusta spinta. In certi frangenti l’ascolto provoca un senso di incompiuto come nell’iniziale brano strumentale acustico “Devil Twin pt. I”.
Meglio indubbiamente la seconda parte “Devil Twin pt. II” in cui la band si produce in un brano breve e violento, nel quale riesce a sintetizzare molto bene la sua proposta musicale senza inutili dilungamenti. Se l’eponima “The Scryer”, dopo un inizio promettente, non lascia il segno, risultando un brano piuttosto anonimo, è la conclusiva “A Brainwashed Civilization” il momento in cui la band riesce ad esprimere meglio il suo valore, trovando la giusta chimica tra tecnica, riffing e struttura. In mezzo c’è la lunga “Shrapnel Baptized”, brano che nei suoi otto minuti abbondanti alterna momenti esaltanti ad altri meno compiuti. In “Ozonihilation” è possibile ascoltare il lato più estremo e più progressivo della band, brano interessante.
Inseriti nel filone technical death metal, i canadesi devono provare ad essere più personali nella proposta, cercando di mettere la tecnica al servizio dei brani che scrivono, senza dover necessariamente dimostrare la propria bravura nei rispettivi strumenti, eccedendo nei virtuosismi. The Stryer è un album che si ascolta bene e che dimostra il valore della band, ma che allo stesso tempo ne evidenzia le ingenuità. Una band che deve prendere consapevolezza di se stessa per poter scrivere grande musica.
Intervista a cura di John Preck
Voto: 65/100
1. Devil Twin Pt. I The Birth of a Demon
2. Devil Twin Pt. II The Death of a Man
3. The Scryer
4. Shrapnel Baptized
5. Ozonihilation
6. A Brainwashed Civilization
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