ONSLAUGHT "Generation Antichrist" (Recensione)
Full-length, AFM Records
(2020)
Dopo sette anni di silenzio discografico ed il solito rimescolamento in line-up, tornano in pista gli Onslaught, pionieri del thrash metal britannico nonchè una delle poche band dell'epoca in grado di tener testa all'agguerrita concorrenza teutonica. "Generation Antichrist" rappresenta il settimo sigillo della carriera per la band di Bristol che, dopo la pubblicazione di tre album seminali tra il 1983 ed il 1989, aveva abbandonato le scene.
Riformatisi nel 2004, i britannici stanno vivendo una sorta di seconda giovinezza grazie alla capacità innata di sapersi "riciclare", evitando di abbassare troppo la guardia rivangando eccessivamente il passato ma riuscendo a ripercorrere tutte le tappe della propria carriera senza snaturare il proprio sound e la cattiveria di album storici come "The Force", in assoluto il loro vero capolavoro. Influenze moderne che si fondono alla perfezione col passato degli Onslaught, frutto della voglia di pestare dell'ormai unico membro originario della band, il chitarrista Nige Rockett, nonchè dalle influenze portate dai nuovi membri, nell'occasione ben tre, tra cui il nuovo vocalista David Garnett all'esordio ufficiale dietro il microfono. Il risultato è così un sound che ricalca le ultime produzioni: cattivo, selvaggio, affilato, ma anche tremendamente sporco, e orientato per certi versi ad alcune soluzioni hardcore, degno tributo agli esordi del combo britannico, ma anche alle influenze portate proprio dai nuovi membri provenienti tanto da ambiti trash/death (Bull-Riff Stampede) quanto da contesti crust-punk/crossover. Insomma, un bel calderone di influenze, che non possono che riflettersi sulla proposta del combo inglese.
Manifesto sonoro del nuovo corso dei britannici è rappresentato sicuramente dal primo pezzo "Strike Fast, Strike Hard" che arriva subito dopo la intro "Rise to Power", tritando tutto quello che incontra sul proprio percorso: un pezzo giocato su un riff di chitarra dall'appeal tremendamente "hardcore" che sferza una sezione ritmica spacca-ossa ed un riffing affilato, tagliente e moderno su cui si staglia la voce al vetriolo di David Garnett, screamer di grandissimo livello. Quello che più colpisce del pezzo è la struttura, che non si limita a seguire il classico copione strofa-ritornello-strofa, ma trova più di una soluzione al suo interno creando così un pezzo di grande qualità e dotato di una sua naturale progressione, forgiando così in assoluto il miglior capitolo del lavoro. Più dozzinale, ma non per questo di poco conto, la successiva "Bow Down to the Clowns", pezzo più ordinario e fresco, a cui fanno da contraltare tuttavia alcune uscite a vuoto che in parte inficiano la qualità media del lavoro.
Facciamo riferimento a pezzi come "All Seeing Eye" e "Addicted to the Smell of Death" che tendono a risultare troppo scontati, ma che comunque trovano degno contraltare in altri lavori riusciti come la selvaggia "Religiousuicide" ma soprattutto la slayer-iana "Empires Fall" introdotta da un arpeggio malefico che sa tanto di "Raining Blood", rallentando tuttavia i ritmi e riportando alla mente il periodo di "South of Heaven". Menzione particolare dunque per il vocalist David Garnett che, seppur parzialmente rimandato a livello stilistico sulle parti più pulite (poche), si destreggia ottimamente nel cantato sporco, dotato della giusta cattiveria e del giusto appeal. Soddisfacente anche la sezione ritmica seppur con le dovute riserve per linee di basso in alcuni frangenti troppo timide.
"Generation Antichrist" è in sintesi un album più che degno di menzione, che si perde forse in alcuni frangenti, ma che tutto sommato scorre via alla grande nei suoi 35 minuti di durata. Una mazzata pura e selvaggia di sano thrash metal imbastardito che farà la gioia di tanti.
Recensione a cura di Luca Di Simone
Voto: 75/100
Tracklist:
01. Rise to Power
02. Strike Fast Strike Hard
03. Bow Down to the Clowns
04. Generation Antichrist
05. All Seeing Eye
06. Addicted to the Smell of Death
07. Empires Fall
08. Religiousuicide
09. A Perfect Day to Die (2010 version)
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