MEKONG DELTA "Tales Of a Future Past" (Recensione)
Full-length, Butler Records
(2020)
Ne è passato di tempo, dal loro ultimo disco in studio (circa sei anni), e bisogna dire che ne sentivamo la mancanza. Ad avercene, di gruppi come i Mekong Delta, ovvero di gruppi con personalità da vendere. Molti dei loro trademark – l'insistenza per pattern dispari e l'amore per i giochi sinfonici – non sono più così esclusivi come una volta; ma appunto loro sono stati trai primissimi ad estendere i confini del thrash metal inglobando anche ingredienti che, almeno rispetto ai primi vagiti del genere, sembravano centrare poco o nulla.
Con una bellissima copertina ispirata a “Le montagne della follia” di H. P. Lovecraft (da sempre feticcio letterario del loro leader Ralf Hubert) questo “Tales of a future past” ci restituisce una band in perfettissima forma, capace di mettere insieme cervello e cuore come pochi altri. E, tanto per uscircene fuori di facili metafore, intendo dire che la band tedesca (non più costretta come un tempo a celarsi dietro inquietanti pseudonimi) sa colpire duro, è tetragona e metallazza al punto giusto, non dimentica di forgiare anche melodie abbastanza orecchiabili in perfetto power/thrash style, ma lo fa in un contesto assolutamente intelligente, raffinato e tecnico – tecnico non solo dal punto di vista manuale, ma anche cerebrale.
Se “Mental entropy” è probabilmente la crema del disco (perfetto biglietto da visita, compendio di tutto quello che dicevamo prima), sono forse le due strumentali “Landscape 2 – waste land” e “Landscape 3 – Inharent” a rappresentare (scusate il gioco di parole) al meglio il meglio che i Mekong Delta hanno da offrire. Due capolavori di oscura bellezza, che si dipanano in perfetto equilibrio tra potente minaccia e grandeur sinfonica: se dovessi spiegare a qualcuno perché amo i Mekong Delta, probabilmente passerei da questi brani (gli altri due strumentali sono più limitati dal loro ruolo di intro ed outro, specialmente il primo).
L'ho detto in passato e lo ripeto anche adesso, i loro capolavori assoluti appartengono probabilmente al passato, ed è difficile che si ripetano nell'anno di grazia 2020, complice anche il fatto che vere e proprie evoluzioni la loro ricca formula non ne ha subite dalla reunion del 2007: ma la versione che abbiamo tra le mani è una solida realtà, non una sbiadita versione di ciò che abbiamo imparato ad amare anni or sono.
Recensione a cura di Fulvio Ermete
Voto: 78/100
Tracklist:
1. Landscape 1 - Into the Void
2. Mental Entropy
3. A Colony of Liar Men
4. Landscape 2 - Waste Land
5. Mindeater
6. The Hollow Men
7. Landscape 3 - Inharent
8. When All Hope Is Gone
9. A Farewell to Eternity
10. Landscape 4 - Pleasant Ground
Tracklist:
1. Landscape 1 - Into the Void
2. Mental Entropy
3. A Colony of Liar Men
4. Landscape 2 - Waste Land
5. Mindeater
6. The Hollow Men
7. Landscape 3 - Inharent
8. When All Hope Is Gone
9. A Farewell to Eternity
10. Landscape 4 - Pleasant Ground
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