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DYLAN DOG OLDBOY #1: Recensione


Copertina: Raul Cestaro e Gianluca Cestaro 
Disegni: Montanari & Grassani 

Il Maxi Dylan Dog cambia pelle e si trasforma definitivamente in Dylan Dog Old Boy. Quello che prima era un modo informale per identificare la testata Maxi ne diventa definitivamente il nome, azzerando la numerazione e rivendendo formato, prezzo e cadenza. La testata dove leggere del “Dylan che hai sempre amato”, come recita il provocatorio lancio di copertina, diventa bimestrale e conterrà due storie. Non ci vuole un matematico per fare dei calcoli, le 12 storie annuali avranno un maggior costo pro-capite. Io però non sono per la quantità, quindi meglio storie “più costose”, ma di qualità, che storie “più economiche”, ma meno rifinite. Inoltre le due di questo albo hanno un taglio tradizionale, ma non banale, proponendo sceneggiature che hanno una loro originalità e che determinano un’evoluzione nei contenuti. 


“Il migliore dei mondi possibili” 
Sceneggiatura: Gabriella Contu 

Storia perfetta per i tempi della Brexit e del Covid 19. I millennials la definirebbero alla Black Mirror, io che sono un po’ più grandicello la associo alla serie vintage “Ai confini della realtà”. Sacrificare gli anziani, tagliando loro, per un maggior bene comune, pensione ed assistenza sanitaria, incentivando contestualmente il consumo di prodotti autarchici è una fantasia inverosimile? Non direi. 



“La solitudine del serpente” 
Sceneggiatura: Barbara Baraldi 

La Baraldi racconta di serial killer, dissociazione di personalità e lame affilate. Un bel cocktail servito dalla persona giusta! Quasi tutti abbiamo l’incubo ricorrente di perdere la propria identità. Un bel rilancio anche dal punto di vista grafico. Non amavo il vecchio maxi dai colori non omogenei e troppo variopinti. Giallo, rosso e nero sono i colori per antonomasia di Dylan e mi piace quando la numerazione è ben visibile. 


P.S. a proposito della Baraldi, vi consiglio di recuperare i suoi libri, in particolare la trilogia della profiler Aurora Scalviati. Non ve ne pentirete! 

Recensione a cura di Antonio Montagnani (fotoinutili75) 

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