ORGG - "The Great White War" (Recensione)
Full-length, Io Pan Records/Vacula Productions
(2020)
Prima ancora di ascoltare una sola nota dei The Great White War, rimango colpito nel leggere la presentazione dell’album per le tematiche affrontate. Gli Orgg parlano della Grande Guerra, ma da un punto di vista nuovo, quello dei luoghi in cui si è combattuto, uscendo fuori dai soliti temi quando si parla di queste vicende. Riporto a tal proposito quello che gli Orgg scrivono nella presentazione “Orgg non celebra la guerra. Orgg celebra la sopravvivenza della natura rispetto alle azioni degli uomini.” Come inizio non male. E l’inizio dell’album è affidata ad una intro dall’atmosfera triste molto ben riuscita.
Quella degli Orgg è una lenta marcia di morte che si contrappone a ritmiche più incalzanti in una contrapposizione che ci fa immaginare la battaglia furente ed il campo di battaglia grondante il sangue dei vinti. Vinto è colui che è morto. La voce caustica di L definisce ulteriormente il sound della band. Se trova i suoi momenti migliori nelle parti veloci, risulta più incisivo quando adotta il growl per enfatizzare certe parti più lente. Gli Orgg suonano black metal. E lo fanno con convinzione, creando una musica che riesce nell’intento di rievocare atmosfere sinistre ed oscure. La produzione pulita, forse anche troppo, riesce nell’intento di farci ascoltare tutto perfettamente. Quello che manca, forse, è un po’ di sporcizia per rendere il sound più vivo e profondo. La band, nata nel 2018 si presenta con un esordio maturo e con le idee già ben chiare. La lunghezza dei pezzi, sempre contenuta, denota la capacità di sintesi della band che non si perde in inutili allungamenti in cui, quando ascoltiamo certe sonorità , capita sovente di imbattersi.
Il brano eponimo è quello che mi ha colpito di più, con le sue cupe atmosfere iniziali prima che la band si butti a testa bassa su ritmiche veloci ed un riffing quadrato che ben di amalgama nelle sue variazioni, ma la parte migliore è in quelle situazioni lente in cui emergono oscure atmosfere di morte. In questo risulta essenziale anche la voce profonda e growl, che io avrei sfruttato di più nell’arco dell’intero album. Se siete amanti della storia, se vi piacciono i racconti di eventi storici in musica, se il black metal è il vostro genere, date una possibilità agli Orgg. Sapranno catturare la vostra attenzione.
Recensione a cura di John Preck
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