IHLO - "Union" (Recensione)
Full-length, Independent
(2019)
E' facile accostare gli Ihlo – band anglosassone nata nel 2016, praticamente autoprodotta – a diverse realtà del panorama progressive/metal contemporaneo. I Tesseract sono trai nomi più citati e, fatevene una ragione, non è di certo un caso, le somiglianze ci sono eccome. In verità, è proprio l'impostazione di base – accostamento tra riffoni esplosivi e melodie eteree – che è tutto fuorché originale. Se vogliamo andare alle radici, gli Ihlo rielaborano gli spunti che già esistevano nei primi lavori dei Fear Factory e dei Korn. Certo, di acqua sotto i ponti ne è passata, in oltre trent'anni, ed il trio britannico non è che faccia proprio la stessa cosa: ma l'elemento caratterizzante di “Union”, ovvero l'accostamento e/o la sovrapposizione tra crudezza djent e soavità melodica a tinte stentoree – è roba vecchia di decenni.
Se vogliamo continuare a tracciare cosa in questo “Union” non va, possiamo anche aggiungere che la parte “Djent” del loro sound è senza dubbio quella che convince meno. Innanzitutto a livello di sonorità, in quanto sa proprio di finto, di plasticoso, di contraffatto: gli Ihlo fanno un grande uso delle tastiere, e bisogna dire che la componente scopertamente “sintetica” è molto più calda ed avvolgente di quella di stampo rock/metal. A ciò bisogna aggiungere che (e qua entriamo nell'insindacabile gusto personale), buona parte dei riff nu metal a me sembrano non c'entrare una fava. Non sono bei riff di per sé, ma non aggiungono poi nemmeno granché ai pezzi; in determinati casi, servono solo a distogliere l'attenzione da cose più importanti.
Ed ecco, bisogna infine ammettere che cose più importanti ci sono eccome: sul versante strettamente melodico ed armonico, i pezzi degli Ihlo funzionano davvero. Le melodie sono belle, crepuscolari e progressive in senso moderno (anche Devin Townsend viene in mente); non originali, magari, c'è sempre un non so che di già sentito, ma non bisogna per forza essere degli innovatori per essere bravi, e gli Ihlo, da questo punto di vista, sono davvero molto bravi. Sono melodie che crescono dentro, e gli arrangiamenti che le accompagnano – specialmente di tastiera – sono suadenti e convincono. In quest'ottica, davvero, i chitarroni in tempo dispari aggiungono molto poco, lo ribadisco, sanno spesso di posticcio, come di qualcosa che c'entra poco con il cuore della composizione vera e propria: quando non ci sono, o si tengono al minimo, non le rimpiangiamo per niente. Come di qualcosa costruita a tavolino per apparire più moderni od eclettici, ma che in definitiva non è maturato compiutamente col resto delle composizioni. Non ancora un centro, ma le premesse per diventare grandi (in tutti i sensi) ci sono tutte.
Voto: 74/100
Tracklist:
1 Union 6:07
2 Reanimate 5:31
3 Starseeker 7:33
4 Hollow 6:58
5 Triumph 4:54
6 Parhelion 7:26
7 Coalescence
2 Reanimate 5:31
3 Starseeker 7:33
4 Hollow 6:58
5 Triumph 4:54
6 Parhelion 7:26
7 Coalescence
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