TRAUMA "Ominous Black" (Recensione)
Full-length, Selfmadegod Records
(2020)
I veterani Trauma, quasi trent’anni di vita artistica sulle spalle, continuano a macinare death metal con una convinzione ed una violenza da fare invidia. E lo fanno proponendo una formula assolutamente moderna, fatta di suoni compatti, riffing serrato, ritmiche corpose, voce growl potente. I Trauma sono l’ennesima conferma di un filone estremo autoctono polacco che ha nei Behemoth i massimi esponenti, seguiti a ruota da band importanti come i Vader e i Decapitated. E con questi ultimi possiamo trovare i maggiori punti di contatto nella proposta della band, proprio nel modo di interpretare il death metal, creando quelle atmosfere a tratti claustrofobiche, grazie a suoni profondi ed accordature ribassate, arpeggi sinistri e linee vocali a tratti stranianti. A questo possiamo aggiungere una buona dose di groove.
La forza percussiva dell’iniziale “Inside The Devils Heart” è un ottimo biglietto da visita che predispone in modo positivo all’ascolto. Ma è solo l’inizio di un viaggio all’interno di un album totalmente votato al verbo death metal, senza deviazioni di sorta, ma allo stesso, con la capacitĂ di essere abbastanza sintetici, tanto da non risultare prolissi o ripetitivi. Notevoli le capacitĂ tecniche dei musicisti, dal drumming possente e martellante alle chitarre che si destreggiano in riff articolati, e solos sempre di pregevole qualitĂ , per arrivare al basso che fa sentire la sua presenza dando profonditĂ alla musica. Nell’insieme Ominous Black suona organico e compatto, la canzoni hanno tutte delle grandi potenzialitĂ , e nella loro omogeneitĂ qualitativa riescono a tenere alta l’attenzione dall’inizio alla fine. Ascoltate “Insanity Of Holiness” ed avrete un’idea precisa della potenza di fuoco dei Trauma. Oppure fatevi catturare dalle atmosfere malsane alla Cannibal Corpse di “Astral Misanthropy”.
Pieno di stranezze ritmiche è “Soul Devourer”, tra blastato, groove, controtempi, cambi repentini e solos al limite del melodico. “Among The Lies” ha tra i riff piĂ¹ belli del lotto, sentite l’inizio. Notevole. Ma è tutto il pezzo che viaggia a livelli molto alti. E se la lunga “I Am Universe” è la canzone piĂ¹ sperimentale, con “The Black Maggots” ci troviamo in uno dei momenti piĂ¹ diretti. “Colossus” con i suoi molteplici momenti, che variano su tutto lo spettro sonoro dei nostri, è l’atto conclusivo di un album che tutti gli amanti del death metal dovrebbero ascoltare.
Recensione a cura di John Preck
Voto: 76/100
1. Inside the Devil's Heart
2. Insanity of Holiness
3. Astral Misanthropy
4. Soul Devourer
5. Among the Lies
6. I Am Universe
7. The Black Maggots
8. The Godless Abyss
9. Colossus
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