NILE "Vile Nilotic Rites" (Recensione)
Full-length, Nuclear Blast
(2019)
I Nile sono una delle più importanti e seguite realtà brutal death metal al mondo. Quando esce un loro lavoro, si va molto spesso sul sicuro. E’ improbabile che loro possano cambiare genere. L’unico dubbio che potrebbe sorgere è sulla qualità della nuova proposta. La ripetitività e la noia potrebbero essere un problema, quando la formula compositiva e il genere suonato sono chiusi dentro certi schemi. Fortunatamente anche questa volta i nostri compiono il loro dovere di estremisti sonori e ci regalano un altro album di puro metallo della morte dal forte tasso di brutalità. Se il primo pezzo, "Long Shadows of Dread" ha un mood lento con una forte dose di groove, la seconda traccia "The Oxford Handbook of Savage Genocidal Warfare" ci assale con tutta la sua violenza, senza essere mai banale, ma donando al riffing e alle ritmiche sempre una varietà che tiene incollati all’ascolto. D’altronde avere un fuoriclasse dietro le pelli che risponde al nome di George Kollias semplifica molto il lavoro e ti permette di creare e generare qualsiasi assurdità ritmica ti passi per la testa. Incredibile!
Ancora più incredibile pensare che dal vivo riescono a riprodurre tutto senza aggiustamenti e con la stessa brutalità. Sono stato testimone di un loro concerto e sono rimasto allucinato. Con "Vile Nilotic Rites", terzo brano, potremmo parlare a tutti gli effetti di prog, nella versione più estrema possibile. Ascoltare per credere. “Seven Horns Of War” inizia orchestrale ma è solo una intro che ci introduce ad un pezzo lungo e molto strutturato in cui di nuovo la parola prog fa capolino per descrivere un pezzo la cui varietà ritmica e la fantasia non fanno mai venire la noia, ma tengono incollati all’ascolto. Bellissimo lo stacco centrale in cui ad una ritmica notevole si uniscono dei fiati per esaltare il passaggio, prima di tornare al cantato growl su una riffing pesante. Di “That Which Is Forbidden” colpisce il riff iniziale, davvero notevole nel suo incedere doom, a cui fa seguito il consueto assalto sonoro. Interessanti gli innesti di melodie di tastiera al limite del black metal, ma sono appunto innesti dentro il massacro che ne consegue, e servono per creare delle atmosfere molto oscure. La breve “Snake Pit Mating Frenzy” ci riporta su territori più consueti, ma non per questo banali, anzi. E’ un pezzo veloce, diretto, con il loro consueto impasto sonoro. E’ il brano giusto dopo tracce più elaborate. “Revel Is Their Suffering” riprende il discorso di una musica complessa, estrema, al limite, ma affascinante. Suggestiva arriva lo strumentale orientaleggiante “Thus Sayeth The Paradises Of The Mind” che ci fa ricordare le tematiche egizie anche di questo album. Ma è solo un attimo di tregua prima che “Where Is The Wrathful Sky” ci assale di nuovo con ritmiche al limite delle possibilità umane. Percussioni ed un sitar entrano di prepotenza a spezzare il ritmo, prima che la brutalità riprenda il sopravvento. “The Imperishable Stars Are Sickened” è il secondo brano lungo, raggiunge gli otto minuti, ma nella struttura complessa, ci delizia di tante sfumature, all’interno di un viaggio dai numerosi e vari paesaggi sonori dal sapore progressivo. La conclusiva “We Are Cursed” non fa che confermare lo stato di grazia dei Nile, in un brano in cui si lascia da parte la velocità per evocare atmosfere arcane, con azzeccati innesti di tastiera a enfatizzare i crescenti sonori.
"Vile Nilotic Rites è un album vario e complesso, ma con il pregio di essere accessibile perché organico e ben scritto. Non siamo di fronte ad un’accozzaglia di riff, ma i Nile hanno scritto canzoni, pensate, ragionate e suonate. I Nile sono dei fuoriclasse dell’estremo, dei punti di riferimento per il movimento, non solo per le indubbie qualità tecniche, ma soprattutto perchè sanno metterle al servizio della musica, creando una miscela sonora incredibilmente funzionale, bella da ascoltare nella sua complessità e mai fine a se stessa.
Con "Vile Nilotic Rites" i Nile si sono riconfermati tra i leader di un genere di nicchia qual è il technical death metal.
Recensione a cura di John Preck
Voto: 82/100
1. Long Shadows of Dread
2. The Oxford Handbook of Savage Genocidal Warfare
3. Vile Nilotic Rites
4. Seven Horns of War
5. That Which Is Forbidden
6. Snake Pit Mating Frenzy
7. Revel in Their Suffering
8. Thus Sayeth the Parasites of the Mind 01:42
9. Where Is the Wrathful Sky
10. The Imperishable Stars Are Sickened
11. We Are Cursed
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