Artiglieria death-thrash all'assalto: ULVEDHARR (Intervista)
Una delle certezze metal del nostro Paese sono sicuramente i lombardi Ulvedharr che, album dopo album, sono arrivati ad un livello davvero alto in fatto di qualità musicale offerta. L'ultimo album della band, "World Of Chaos", da noi positivamente recensito è la dimostrazione, ennesima, che l'Italia metal è ormai al livello di tutte le altre nazioni, e che nell'underground si trovano spesso le cose migliori. Nelle parole del cantante-chitarrista Ark abbiamo trovato risposta ai nostri quesiti. A voi!
1) Ciao ragazzi e benvenuti sulla nostra zine. Innanzitutto complimenti per il vostro ultimo album, vogliamo fare una brevissima biografia coi punti salienti della vostra carriera fino ad oggi?
La band nasce nel 2011 da un mio progetto solista (Ark) ma vista l’evoluzione che in pochi mesi ha preso il progetto, si è vista la necessità di farlo diventare un vero e proprio gruppo, tanto che a soli sei mesi dalla fondazione abbiamo firmato il primo contratto di management e un anno dopo abbiamo fatto le prime date in europa di supporto ad un tour. Da li è stato un crescendo, dalla firma con Moonlight Records per primo album fino alla collaborazione con Nemeton Records, passando per i festival italiani tra i quali Metalitalia.com Festival e due edizioni del Truemetal.it Festival. Gli ultimi due album sono pubblicati da Scarlet Records, una collaborazione che ci sta permettendo di crescere molto, specie per l’appoggio si dell’etichetta, si dell’Apocalypse Extreme Agency.
2) "World Of Chaos" è il titolo del vostro nuovo album. Di cosa trattano i testi?
E’ stato un punto di svolta che sentivamo necessario. Nonostante la tematica storica in realtà non sia variata, siamo passati semplicemente ad un epoca più moderna e tratti futuristica ed utopica. Dal raccontare dello sgancio della bomba atomica sul Giappone (What have we done?), passando per la guerra fredda tra stati uniti e Russia (Cold War) fino a trattare il punto di vista di un soldato impegnato durante la guerra del Vietnam (Fire in the hole). Il tema si è allargato andando ad analizzare la società moderna e dell’ultimo secolo, ipotizzando un futuro di caos e distruzione appunto dovuto alla piega che l’umanità sta prendendo.
3) Vogliamo parlare del bellissimo artwork di copertina? chi lo ha realizzato e cosa rappresenta?
La realizzazione è stata a cura del maestro Paolo Girardi, che ringraziamo di nuovo per lo splendido lavoro e per aver colto la nostra idea immediatamente. Nella sostanza sarebbe una visione della nostra terra come un turbine, un vortice, di anime e avvenimenti che vengono risucchiati in una specie di vuoto, ne caos appunto. Mentre il retro è come se rappresentasse il post, il dopo, quando più nulla rimane ma l’ordine è ristabilito e i demoni, o le nostre paure, lasciano finalmente questo mondo.
4) Parlando di fase compositiva, come nasce una canzone degli Ulvedharr?
Anche qui abbiamo dato una svolta. Negli anni passati in genere io e Mike tendevamo a comporre la base della canzone per conto nostro per poi proporla e lavorarla con gli altri una volta ultimata la base stessa. Questa volta abbiamo optato per comporre iniziando le prove improvvisando tutti e quattro e, al primo riff interessante che ne usciva, diveniva il punto di partenza per la stesura di un nuovo brano che in genere andavamo a chiudere in giornata, lasciando le rifiniture uscire col tempo e l’ispirazione.
5) In cosa si differenzia il vostro ultimo album dai precedenti?
Ovviamente non sta a noi giudicare perché siamo di parte, ma delle differenze secondo noi ci sono e sono anche parecchio evidenti. In primis appunto il metodo compositivo diverso ha portato più varietà nella parte strutturale delle canzoni, e secondo abbiamo cercato di curare di più i pezzi per renderli piu “canzoni” e meno delirio e casino fine a se stesso (anche se poi è una parte che non ci facciamo mancare mai).
6) La produzione è una delle armi vincenti di "World Of Chaos", davvero pulita, potente e devastante. Dove è stato registrato e mixato?
World of chaos trova la sua potenza nel luogo e nel metodo. E’ stato registrato in Svezia, agli Underground Studios sotto la sapiente guida di Pelle Saether che a colpi di “take it again” ha fatto di tutto per tiraci fuori il meglio, a costo di fatica sudore e tante tante tante ore di studio e di take rifatte e revisionate. Volevamo ottenere una sonorità più Swedish, e dove se non proprio in Svezia lo si può trovare?
7) Che novità ci sono per l'immediato futuro? Parlo anche della dimensione live...
Per ora non possiamo ancora rilasciare troppe news che col tempo arriveranno. Possiamo dire che certamente apriremo più che in passato le porte per l’estero, perché per quanto il supporto in Italia sia meraviglioso, se vogliamo proseguire dobbiamo sicuramente ampliare il pubblico e il tipo di utenza.
8) Siete arrivati al vostro quarto full-length, possiamo quindi stilare già un piccolo bilancio della vostra attività come band no? E di cosa siete più fieri di aver raggiunto in questi quasi 10 anni di carriera?
La cosa che ci rende più orgogliosi è che nel bene o nel male, una discreta fetta di pubblico in questo paese quantomeno sa che esistiamo, dopo anni di dure lotte. Purtoppo viviamo in un paese in cui prima si tende a criticare e poi a valutare. Abbiamo lottato per anni per non perdere noi stessi e le nostre linee guida sia come genere, che nella libertà di parlare di ciò che più ci interessava in quello specifico momento, anche se ciò molte volte ci è costato critiche e snobbamenti dai vari maestri del “non si fa cosi”, “non si può avere quelle tematiche con quel genere” specie da persone che non sanno che gli Unleashed hanno quasi 30 anni di carriera. Siamo qui, ancora, e facciamo ciò che ci piace, dimensione essenziale per il sano proseguimento della vita di una band.
9) Se vi dico che il vostro ultimo album non ha nulla da invidiare a nomi storici ben più blasonati, sia nel thrash che nel death, pensate che stia esagerando?
Siamo abbastanza umili da poter dire che possiamo fare ancora di meglio. World of Chaos ad oggi è il nostro migliore prodotto a qualità musicale, ma per arrivare a certi livelli di qualità abbiamo ancora da pedalare. Poi ovviamente la percezione è soggettiva, ma in ogni caso ti ringraziamo davvero per avere un pensiero così alto del nostro ultimo lavoro!
10) Con chi vi piacerebbe dividere il palco almeno una volta e perchè?
Da questo punto di vista in realtà abbiamo gran poco da lamentarci. Seppur la nostra carriera (se cosi si può definire) non sia ne lunghissima ne costellata di successi incredibili, ad oggi possiamo vantarci di aver già condiviso il palco con il 90% delle band con cui avremmo sempre sognato di suonare, dagli At the Gates a Testament ed Exodus, passando dagli Anthrax fino ai capisaldi del genere come Unleashed ed Asphyx e recentemente (e finalmente) con i nostri padrini Entombed AD. Diciamo che se dovessimo combinarla con i Dismember e magari con gli Slayer, potrei dire di aver già chiuso il cerchio.
11) Quale album e/o canzone avreste voluto scrivere voi e che invece è già stata scritta da altri?
Qui ci vorrebbero delle opinioni personali di ognuno di noi. Se devo essere sincero probabilmente nessuna, perche nonostante ci siano parecchi pezzi che adoro, ma non sono da “me”. Io quello che suono è che quello che vorrei aver scritto, quindi sono già contento così. Ma in un mondo fantasioso, se proprio, avrei voluto avere l’estro creativo di Jon Nodtveidt dei Dissection.
12) Ok abbiamo finito, a voi le ultime parole per concludere l'intervista!
Ne approfittiamo per ringraziarvi per averci concesso questo spazio, ringraziamo i lettori e chi ci supporta. In particolare chi ci sopporta (si con la o), ovvero Filippo di Scarlet Records e il grandissimo Max Iantorno, presenza per noi essenziale per rimanere lucidi in questo mondo musicale. Concludo con una piccola nota per la stampa e per qualche lettore: nonostante molto alla lontana il mio timbro vocale possa avvicinarsi a quello di Max Cavalera, non è una cosa cercata, anzi. E’ questione di timbro naturale, in quanto non ho mai ascoltato i Sepultura e, a dirla tutta, non è una band affatto nelle mie corde. Scusate per la delusione ahah. Un saluto a tutti!
Intervista a cura di Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Homepage
Spotify
YouTube
Nessun commento