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POSSESSED "Revelations of Oblivion" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast 
(2019)

Sinceramente, non so come scrivere questa recensione. Ci sono così tante cose che si potrebbero dire, sul ritorno discografico dei Possessed, a distanza di 33 anni dal loro ultimo full-length. Si potrebbe puntare, appunto, sull'enorme tempo che è trascorso da quando la band californiana ha travolto il mondo con il suo thrash/death avanti sui tempi. Oppure sottolineare quanto i Possessed siano stati importanti nell'evoluzione della musica estrema – cavoli, all'epoca non esisteva nemmeno il death metal, ed oggi loro sono abbastanza unanimemente considerati gli antesignani del genere, di sicuro lo hanno battezzato con il brano, appunto, “death metal”. 

In realtà, la cosa che conta veramente di questo “Revelations of oblivion” è che è un disco bellissimo. Non c'è paragone con “Beyond the gates”, l'album privo di verve che nel 1986 li destinò ad un prematuro declino; ed anche se non arriva di certo al fondamentale “Seven churches”, è davvero un album che si farà ricordare a lungo. 
I meriti di questo album sono essenzialmente tre. 
Il primo è la cifra stilistica: “Revelations of oblivion” è un album che richiama da vicino il genere per cui sono diventati famosi, il che per un pubblico tradizionalista come quello metal è un valore aggiunto. Il genere suonato era un thrash metal tiratissimo – all'epoca solo gente come Slayer o Bathory e pochi altri erano tanto violenti – ma anche molto preciso e tecnico, in un connubio che oggi è molto comune, ma che nel 1985 era più unico che raro. I Possessed del 2019 non sono diventati di certo più melodici, non hanno pigiato il freno, non sono meno blasfemi; allo stesso tempo non hanno nemmeno deciso di diventare una death metal band tout court. 

Il secondo, è la cifra stilistica...in senso contrario. Il genere è indubbiamente lo stesso, ma non si tratta di una replica para para – e non avrebbe di certo potuto esserlo, con il solo Jeff Becerra rimasto della formazione originale. Gli arrangiamenti sono più compressi, con maggiore ricorso al tremolo picking ed alla doppia cassa, senza che però la velocità di esecuzione venga meno – c'è pure qualche occasionale ricorso al blast-beat. Infine, la produzione: oggi siamo invasi da dischi che suonano tutti uguale, tutti iper-plastificati ed appiattiti dall'uso smodato della tecnologia – non avremo più album rovinati dal suono come “Breeding the spawn” dei Suffocation o “Blasphemy made flesh” dei Cryptopsy, ma tutto a scapito della personalità – ma questo disco, registrato ai Titan Studios e masterizzato agli Abyss Studios di Tagtgren, macina alla perfezione: intelligibile ed abrasivo dall'inizio alla fine, senza che nessuno strumento copra o prevalga sull'altro. 

Se a questo aggiungete una composizione davvero ispirata in ogni momento, senza un solo riff da buttare o trascurabile, beh, il gioco è fatto: il nuovo Possessed è davvero un album al di sopra di qualsiasi aspettativa, che non vive nel passato ma che anzi lo celebra senza farne una spompata caricatura.

Recensione a cura di Fulvio Ermete
Voto: 79/100

Tracklist:
1. Chant of Oblivion 01:53 instrumental
2. No More Room in Hell 04:32
3. Dominion 04:25
4. Damned 05:00
5. Demon 05:16
6. Abandoned 05:20
7. Shadowcult 04:43
8. Omen 06:41
9. Ritual 04:47
10. The Word 05:09
11. Graven 04:19
12. Temple of Samael 01:49 instrumental

DURATA TOTALE: 53:54

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