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FLESHGOD APOCALYPSE "Veleno" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast 
(2019)

I Fleshgod Apocalypse non sono più quelli dei primi tempi, se parliamo di stile musicale. Erano dediti ad un Technical Death Metal, in cui la componente Metal predominava nettamente sulla parte orchestrale. Poi hanno deciso di rendere magniloquenti ed ampollose le loro traccie musicali, creando un impasto di Symphonic/"Death Metal dall'effetto sgraziato. Questo quinto album si mantiene sul versante degli ultimi loro capitoli, non destando alcun effetto sorpresa. 

"Fury" ha una tensione che nasconde dietro un occhio di riguardo per la sfera emozionale. Francesco Paoli doveva sostituire Tommaso Riccardi alla voce, posso dire che non noto grosse differenze a livello di timbrica. Le parti strumentali qui s'incastrano dignitosamente con quelle orchestrali. In "Carnivous Lamb" mi emoziona abbastanza l'inizio dal taglio melodico, parte quindi la sfuriata metallica. Peccato poi io debba sentire l'acuto fastidioso di Francesco Paoli, questo aspetto si manifestava anche nei dischi precedenti dei nostri. Spero il brano finisca subito, sento puzza di pollame intorno a me. È il momento di "Sugar", efficaci i musicisti a suonare veloci e poi rallentare. Francesco Paoli è bravo quando si tratta di dare colpi secchi con la sua voce. Il refrain di chitarra però mi suona scontato, facendomi pensare ad un pezzo di Hard Rock melodrammatico. Quindi c'è il breve intermezzo sussurrato di "The Praying Mantis' che non aggiunge nulla al disco. "Monnalisa" prosegue nella sceneggiata musicale, non capisco dove sia il mordente di una band che si spaccia per essere Death Metal. La voce principale qui annaspa e non riesce a lasciare segno sul pezzo. Voglio evadere da quest'ascolto ma ancora dovrò soffrire. "Workship And Forget" è un confuso cantare in growl di Paoli, in una struttura musicale che non capisco dove voglia portarci. Regna la confusione! Concentriamoci su "Absinthe", magari qualcosa cambia. Neanche a parlarne, il gallinaceo cantare di Paolo Rossi peggiora sempre di più il corso dell'opera. Attenzione, c'è lo stacco ma entra ancora il solito assolo chitarristico da stadio. Sono innervosito, perché tutto ciò è un attentato alle mie orecchie di onesto ascoltatore. Un dolce pianoforte da l'avvio a "Pissing On The Score", quindi si scatena un riffing possente, sostenuto da un drumming epicheggiante. La coda del brano è anonimamente libera di fluire selvaggiamente. 

Tenetevi forte, è ora di tirare fuori i vostri accendini. "The Day We'll Be Gone" tenta di commuoverci ma è il trionfo della pacchianeria, con la voce femminile che abbozza un cantato Power/Lirico dal sapore deprimente. Penultimo sussulto da Tagada' con "Embrace The Oblivion"; cerco una traccia di stile ma non ne trovo. Vorrei distinguere un elemento di spicco ma mi accorgo solo di trovarmi nel mare della desolazione musicale. Ormai siamo alla sceneggiata napoletana, perché ancora questi acuti gallinacei e queste melodie così patinate? Ne risente molto anche la chitarra che finisce nel carrozzone carnevalesco. Sono sconsolato da cotanta ostentata e presunta grandiosità musicale. Forse è una penitenza da scontare la mia. 

Il "Veleno" sta per sopraggiungere a troncare il mio ultimo respiro, io però ho la coscienza che mi tiene in vita contro tutto e tutti. Si sta chiudendo sotto le note di uno scialbo pianoforte, il comico racconto dei Fleshgod Apocalypse. Ovviamente sono fuggito in tempo, pronto a rifarmi già stasera con un live di qualsivoglia genere. 

Recensione di Andrea Bottoni
Voto: 40/100

Tracklist:1. Fury 04:38
2. Carnivorous Lamb 04:39
3. Sugar 04:17
4. The Praying Mantis’ Strategy 01:04
5. Monnalisa 05:24
6. Worship and Forget 04:32
7. Absinthe 06:09
8. Pissing on the Score 04:30
9. The Day We'll Be Gone 05:58
10. Embrace the Oblivion 07:49
11. Veleno 02:42 instrumental

DURATA TOTALE: 51:42

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