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WANDERING VAGRANT "Get Lost" (Recensione)


Full-length, Independent
(2018)

Come non rimanere incantati dalla grazia compositiva di questa band. Vengo a sapere che sono italiani e la cosa mi sorprende, in quanto non mi era capitato di ascoltare simili proposte da gruppi nostrani. Premetto che ho sempre nutrito un grande amore per le sonorità Progressive, siano esse spostate indietro agli anni Settanta o dirette ai nuovi confini del genere. Credo altresì che fare Prog significhi avere un'attitudine mentale e i nostri amici dimostrano di averla. 

La cosa che devo principalmente sottolineare è il buon gusto che domina le traccie. La prima di queste è "Human Being As Me", fulgido esempio di moderno Progressive Rock che emana una luce di accecante bellezza. Certamente il combo perugino deve aver ascoltato band quali Porcupine Tree o Riverside nel suo recente passato, date le sonorità qui presenti. Ciò però volge a loro favore perché denota un incontrollabile amore verso nomi di enorme spessore musicale. Ad ogni modo i Wandering Vagrant riescono a dare una propria anima al pezzo, grazie ad un cantato dallo stile personale e a una commistione strumentale sufficientemente originale. Andiamo al secondo pezzo della raccolta che spicca per la sua durata, "The Hourglass". L'arrangiamento è di quelli più ambiziosi, solo così si potrebbe dare il giusto spazio ai musicisti coinvolti. La band è dotata di ottima padronanza tecnica ma per fortuna la mette al servizio della composizione. La tastiera disegna percorsi interessanti che poi la batteria rende sconnessi per renderci il viaggio denso di sorprese. Quindi subentra una chitarra acustica, subito seguita da un suadente arpeggio di basso. C'è spazio per un nuovo intervento vocale che dona dolcezza al brano. Importante è il contributo acustico della chitarra ma so che il passaggio non può durare molto, sempre di Progressive stiamo parlando. Infatti la chitarra torna ad inasprirsi e la batteria cambia di nuovo tempo. Il finale è toccante, con tocchi di piano che chiudono il pezzo, sorretti da archi meravigliosi. Passiamo volentieri ad analizzare "Struggle". Il brano è solcato da una chitarra abrasiva e da un drumming brillante. La voce cambia leggermente tono, adottando un approccio più sofferto. Intanto le linee di batteria si fanno sempre più complesse nei loro tempi dispari. In coda si sente il contributo della voce femminile che si manifesterà meglio nel pezzo successivo. 

In effetti con "Forgotten" accade che le due voci si trovino a duettare armoniosamente. Il basso intanto s'impone con la sua morbida corposita', seguito da linee tastieristiche ad effetto d'organo. La voce femminile primeggia poi verso la fine del pezzo, lasciando però la chiusura a quella maschile. Pensavate che le sorprese fossero finite, invece avrete la possibilità di godervi la lunga "Get Lost Part I (Fade Away)". Qui c'è la marcata influenza dei King Crimson, scolpita nelle furenti accelerazioni schizofreniche. "Get Lost Part II (The Hunger)" ci consente di partire dalle coordinate precedenti, portandoci ad un'evoluzione più pesante nei suoni. Inoltre l'atmosfera si tinge di tocchi orientaleggianti che non stonano affatto. In fondo alla tracklist troviamo "Home", il brano è infarcito di Elettronica e presenta all'interno una voce filtrata. Devo dire che il risultato è buono, grazie anche al successivo intervento della chitarra elettrica. Si crea così un inaspettato groove tra suoni campionati e distorti a chiudere l'album. I Wandering Vagrant possono dire di aver partorito un'opera elegante, forte ed intelligente. Partendo dagli anni d'oro per la Musica Progressive, hanno saputo arricchirla con una freschezza figlia dei tempi moderni. 

Recensione a cura di Andrea Bottoni
Voto: 80/100

Tracklist:

1.Human Being As Me
2.The Hourglass
3.Struggle
4.Forgotten
5.Get Lost, Pt. 1 (Fade Away)
6.Get Lost, Pt. 2 (The Hunger)
7.Home

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