ABYSSIC "High the Memory" (Recensione)
Full-length, Osmose Productions
(2019)
Sin dalle prime note si capisce che stiamo entrando in una dimensione tanto lugubre quanto affascinante. La Norvegia ci ricorda che la Musica può essere terreno fertile per menti proiettate nell'epilogo della nostra esistenza.
Gli Abyssic sono tornati con un nuovo disco che pur nell'estremità del genere, non risulta affatto pesante all'ascolto. "Adronation" dà l'avvio all'album con un grande tocco di solennità . Un'orchestrazione non ingombrante accompagna un maestoso Doom, con Memnoch che alla voce sfodera un growl dal marchio viscerale. Elvorn alle chitarre puntella riff malinconici che si mescolano perfettamente con l'autorità degli archi. Tjodalv alla batteria innesta nella seconda parte del brano brevi ma efficaci accelerazioni. È un tripudio di grandezza con un incrocio perfetto di componenti musicali.
Si prosegue con "High The Memory" che suona nettamente come il continuo del primo estratto. Ho la sensazione che i nostri si trovino a loro agio con la materia funerea, si avverte un clima di pace tombale che finalmente la morte potrà donarci. Le trame tessute dalle tastiere di André Aaslie sono mirabilmente toccanti, fanno adagiare i nostri corpi sopra una dimensione che sa di assoluto. Leggeri stacchi acustici di chitarra spezzano il ritmo ma ci introducono in affondi Doom che scuotono la mia coscienza. L'orchestrazione avanza sommessamente e si unisce al secco drumming di Tjodalv. Memnoch accentua il suo growl, il ritmo si fa sempre più greve ma non c'è il rischio di cadere in depressione. Tutto è visto in uno spirito di serena rassegnazione. Riesco ad immergermi nelle note degli Abyssic, sapendo di non rischiare violenti scossoni. È il turno di "Transition Consent" che parte in maniera più decisa con il growl in grande spolvero. Memnoch infatti acquisisce sempre maggiore padronanza della scena, fino a tracciare indelebili solchi nella mente di chi ascolta. I toni orchestrali si accendono e regna man mano la magniloquenza. Sono ormai vittima di un crescendo emotivo molto emozionante, i tocchi di tastiera cercano di attenuare l'impatto grandioso del pezzo ma è umanamente impossibile.
È il trionfo di una sublime idea musicale, questo ci comunica la quarta traccia dal titolo "Where My Pain Lies". I riff chitarristici sono più taglienti e frenetici, l'orchestra entra al monento giusto per donare complessa grazia all'insieme. Memnoch stampa il suo basso sul tappeto batteristico con ottimo mestiere. L'aria si mantiene celebrativa ma c'è la capacità di rendere il tutto scorrevole. La parte finale mette in evidenza l'aspetto epico del combo, con un efficace botta e risposta tra la band e l'orchestra. Memnoch è uno stregone incantatore che ci attrae nel suo oscuro regno, noi però decidiamo di seguirlo presi dalla sua magica audacia. Ci avviamo verso l'ultima composizione di questo incredibile viaggio in Musica. "Dreams Become Flesh" pone l'accento sul growling di Memnoch che assume una portata spaventosa per incisività . Il Doom/Death degli Abyssic conserva lo stile Funeral dell'intero album ma si riserva quì uno spazio per sfuriate più prettamente Death. Quindi ritorna l'ammaliante lentezza del Doom, supportata da fosche tinte funeree. Ciò nonostante sale la commozione, giacché questi straordinari musicisti sanno sollecitare magistralmente le corde del nostro animo.
È la sublimazione dell'Arte Musicale, in questo capolavoro assistiamo alla perfetta sintesi tra elevazione di sentimenti, grandiosità d'immaginazione e prodigiosa capacità di esprimere i tormenti umani.
Recensione a cura di: Andrea Bottoni
Voto 90/100
1. Adornation 08:11
2. High the Memory 20:39
3. Transition Consent 12:38
4. Where My Pain Lies 20:37
5. Dreams Become Flesh 15:12
DURATA TOTALE: 01:17:17
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