NONE DARE CALL IT CONSPIRACY "Pawns and Kings" (Recensione)
Full-length, WormHoleDeath
(2018)
La Finlandia solitamente ci sorprende per la bontà delle band in circolazione, ma i None Dare Call It Conspiracy non possono però annoverarsi tra le grandi realtà musicali. Il nuovo album del quintetto mostra un piglio grintoso con il brano d'apertura "Kingmaker". Possiamo parlare di Thrash Metal con influenze sul versante Black/Death, il refrain è indovinato e i suoni risultano massicci.
Il secondo episodio è più da battaglia, non ammette tanti giri di note, alla voce c'è il classico alternarsi tra cantato pulito e sporco, con un ritornello stavolta debole. Con "Nevermore" gli accenti si fanno più cupi ma non si tratta di un brano ostico all'ascolto, "Mirrors" sfodera un granitico sound chitarristico mentre ricorre ancora una volta il ritornello a fissare il brano di turno. Devo dire che melodicamente la band mostra il suo punto debole, sembra di ascoltare un disco di Musica Heavy dove, per forza di cose, si vuole dare un taglio melodico alla proposta. In "Sheep Counting" il cantato si perde notevolmente, la parte growl, se così possiamo chiamarla, suona forzata e mancante di stile.
"Rise" ha un buon attacco ma ben presto irrompe il growling di cattivo gusto a rovinare il pezzo. Nuovamente ancora, assistiamo ad una mediocre parte melodica scandita da un ritornello scontato. "Sightlines" ha un sound deciso ma orecchiabile allo stesso tempo e si giunge al penultimo pezzo dal titolo "Pain". Ritmica precisa e parti di chitarra vibranti. Si chiude con "Sacrifice" che ci infila in un'atmosfera melmosa ma confusa, il vocalist sembra abbaiare e si rende scarso nella resa melodica del ritornello vocale.
Amici, sappiate che io non mi sono esaltato nel seguire i brani di "Pawns And Kings". A buoni intenditori poche parole.
Recensione a cura di: Andrea Bottoni
Voto 60/100
01. Kingmaker
02. Dust
03. Nevermore
04. Mirrors
05. Sheep Counting
06. Rise
07. The Shaming
08. Pawns and Kings
09. Sightlines
10. Pain
11. Sacrifice
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