SULPHUR AEON "The Scythe Of Cosmic Chaos" (Recensione)
(2018)
Mumble mumble…I Sulphur Aeon li ho conosciuti subito all'epoca del loro primo full-length nel 2013. Come non mostrare interesse per una band di puro death metal morbid angeliano (morbid angelese? Morbid angelico?) concettualmente basata sui lavori del grandissimo H. P. Lovecraft? “Swallowed by the oceans tide” non era ancora perfettamente messo a fuoco, anche per una produzione un po' fangosa, ma era sicuramente un lavoro interessante. Il secondo “Gateway to the antisphere” si presentava con una produzione ed un suono sempre tellurico, ma più ripulito, con una maggiore sterzata verso la melodia.
Eppure, nemmeno quel secondo lavoro mi aveva soddisfatto appieno: sempre con tutte le carte in regola per spiccare il volo, non ci riusciva comunque per la mancanza di quel quid in più che trasforma i dischi in capolavori. Cosa dire, infine, di questo terzo lavoro? Diciamo che la band tedesca commette un errore grossolano nel pubblicare, quale singolo, il pezzo “Yuggothian spell”, un brano davvero bello e trascinante, ma con un grossissimo difetto: ha un break centrale che richiama davvero troppo da vicino i pluriosannati Nile. La band di Sanders è entrata di pieno diritto nel novero dei gruppi che hanno fatto la storia del brutal death, ed è normale che molti gruppi li inseriscano tra le loro principali influenze. Nel caso di “Yuggothian spell”, però, c'è davvero qualcosa di più dell'influenza, e determinati passaggi sono sicuro di averli proprio sentiti in album come “Black seeds of vengeance” o giù di lì.
Per carità, sarebbe riduttivo bollare questo disco come un clone delle produzioni della più celebre band americana, ma è anche vero che la somiglianza indicata è davvero troppo forte, come un odore che non lascia più le narici mentre mangiate ed appiattisce tutti i sapori. Ci ho messo un paio di giorni dedicati all'ascolto per giungere alla conclusione che il resto dell'album viva di vita propria, ed anzi dimostri uno sforzo compositivo davvero ragguardevole. “The scythe...” si muove con sapienza tra sfuriate assassine e momenti di maggiore riflessione, con un'attenzione mai sopita per le atmosfere e le melodie, mai troppo stucchevoli e che sconfinano nel doom più plumbeo e celebrativo. Anche il lavoro vocale è ragguardevole, fatto di growl mai troppo monotoni che, all'occorrenza, sanno tramutarsi in urla lancinanti od anche appiattirsi in lamenti quasi melodici e striscianti.
Nonostante gli sforzi, però, i pur bravi Sulphur Aeon non riescono, nuovamente, a centrare il bersaglio ed a raggiungere lo stesso obiettivo dei Deathchain (ma dove sono finiti?) con il loro “Death gods”, ovvero di diventare tra gli indiscussi interpreti musicali degli incubi del solitario di Providence. Ha senso sperare ancora nel quarto album?
Recensione a cura di: Fulvio Ermete
Voto: 74/100
Recensione a cura di: Fulvio Ermete
Voto: 74/100
Tracklist:
1. Cult of Starry Wisdom 06:02
2. Yuggothian Spell 05:11
3. The Summoning of Nyarlathotep 06:14
4. Veneration of the Lunar Orb 05:13
5. Sinister Sea Sabbath 09:25
6. The Oneironaut - Haunting Visions Within the Starlit Chambers of Seven Gates 06:34
7. Lungs into Gills 05:54
8. Thou Shalt Not Speak His Name (The Scythe of Cosmic Chaos) 06:53
DURATA TOTALE: 51:26
WEB:
Bandcamp
Bandcamp (Ván Records)
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