Intervista: METHEDRAS
Il loro ultimo album ci ha davvero colpiti, e trovate la loro recensione QUI, e quindi siamo andati ad intervistare i lombardi Methedras per saperne di più su questo nuovo "The Ventriloquist" e per affrontare altre questioni. Hanno risposto Claudio Facheris e Andrea Bochi, rispettivamente voce e basso della band. Buona lettura!
1) Ciao Methedras e benvenuti su Heavymetalmaniac!
(Claudio) Ciao a tutti voi di Heavymetalmaniac e grazie di cuore per lo spazio che ci avete concesso e per la fantastica recensione della nostra nuova fatica discografica, è un enorme piacere poter scambiare quattro chiacchiere con voi.
2) "The Ventriloquist" è il vostro nuovo album. Parlateci un po' della sua gestazione.
2) (Claudio) Io sono rientrato nella band a inizio 2018 e a dire il vero mi sono ritrovato praticamente quasi tutto il lavoro già fatto da Tito (il cantante uscente che mi aveva sostituito a inizio 2015), il quale aveva già creato tutti i testi e i cantati che io ho solamente in parte integrato, smembrato e riadattato alla mia voce, decisamente diversa dalla sua, e due mesi dopo sono entrato in sala di registrazione per completare l’album.
3) Che significato ha il titolo "The Ventriloquist"?
3) (Andrea) Il titolo si riferisce al protagonista dell'horror movie Dead Silence a cui è ispirato tutto il concept dell'album, in particolar modo il quarto brano omonimo.
4) Quali erano e quali sono attualmente le vostre influenze musicali?
4) (Claudio) Si spazia senza tregua dall’heavy classico al groove metal, senza dimenticare le forti radici thrash e death che sono ben piantate in un terreno ricco di storia attraverso tutte le band americane (Testament, Exodus, Overkill, Death Angel, Hirax, Toxik e chi più ne ha più ne metta) e dell’Europa più tosta (Kreator, Sodom, Destruction, Tankard, Onslaught e via dicendo) in ambito thrash e della frangia scandinava (Entombed, Dismember) o d’oltreoceano (Cannibal Corpse, Immolation, Incantation e tanti altri) sul versante death; tutte band con le quali abbiamo avuto l’onore e il piacere di condividere palchi e spazi comuni e che ci hanno chiaramente aiutato a crescere e ad analizzare l’ambiente musicale sotto vari punti di vista, senza paraocchi o stupidi preconcetti, per migliorare noi stessi come persone e come musicisti.
5) Dove sono state svolte le registrazioni di "The Ventriloquist"?
(Andrea) Le registrazioni si sono svolte tra il 2017 e il 2018 presso i Domination Studio di Simone Mularoni a San Marino. Prima abbiamo fatto tutta la parte strumentale, batteria, chitarra e basso, e poi a distanza di un anno circa anche la voce, dopo che Claudio era già rientrato nella band in modo stabile.
6) Affrontare la dimensione live? E come cercate di porvi in un Paese come il nostro, nel quale c'è sempre meno affluenza e nel quale i locali cominciano a latitare. Insomma, perché un vostro live merita di essere vissuto!
(Claudio) La parola riassuntiva per rispondere a questa domanda potrebbe essere ironicamente “pessimismo e fastidio” ma in verità quella più sincera è “sacrificio”. La band esiste dal 1996, io ci sono entrato in pianta stabile nel 1997 e da lì è iniziato un viaggio infinito fatto di soddisfazioni clamorose e cocenti delusioni in qualunque ambito, anche se sicuramente le più rimarchevoli sono proprio quelle attinenti alla sede live. C’è purtroppo una evidente compartecipazione di colpe tra band, gestori dei locali e pubblico: alcune band chiedono cifre spropositate per la loro storia e il loro operato sul palco, offrendo uno show a tratti grottesco e non professionale, a volte anche per una evidente carenza tecnica o per un gusto stantio e privo di qualunque tipo di ingrediente personale; alcuni gestori di locali, a parte i discorsi triti e ritriti tipo “quanta gente mi porti?”, sono sì giustificati da un pressione fiscale assurda ma non rischiano mai nulla o quasi per far sì che una serata risulti essere degna di questo nome, andando al risparmio su tutto, non facendo promozione al locale e appiattendo la programmazione mensile, quindi proponendo sempre le stesse cose, quindi non affrontando mai un basilare rischio d’impresa. Dulcis in fundo il pubblico risulta essere attratto in massa sempre dai soliti quattro nomi che girano da quarant’anni: le band nate a cavallo tra i ’90 e il nuovo millennio sono riuscite a imporsi solo in parte e solo attraverso investimenti spropositati, reunion più o meno discutibili o grazie a personaggi storici dell’epoca d’oro reinventatisi in qualche modo, ma sempre comunque incapaci di attirare fette di pubblico adeguate a un rigenerazione e a una ripartenza da zero del genere; il pubblico ama le nuove sonorità ma purtroppo la vecchia guardia può sostenere la propria presenza ai live in numero sempre minore, la nuova guardia predica bene dai social network ma razzola male in sede live, andando a vedere su un palco solo pochissimi eventi selezionati o solo i concerti degli amici (e nemmeno di tutti…), chiudendo il cerchio attorno al quale ruota tutto il movimento metal italiano. Esistono realtà solide e di culto da tempo immemore (a tal proposito la scena occulta e black italiana è decisamente al primo posto) ma oggi come oggi, per attirare la gente ai concerti, non solo la proposta musicale deve essere perfetta, inattaccabile e tendente a una sorta di originalità ma deve anche fare alcuni passi in più a livello promozionale, pubblicitario, estetico e scenografico; si prendano come esempi i percorsi nazionali e internazionali di band nostrane quali Lacuna Coil o Fleshgod Apocalypse: la loro musica può piacere o non piacere (come quella di milioni di altre band nel mondo) ma il loro operato e il loro show, auditivo e visivo, è qualcosa di spaventosamente curato e professionale. È proprio questo ciò che i Methedras come band vogliono proporre a ogni show, al fine di esportare la professionalità che ogni band italiana dovrebbe avere e offrire per uscire dal pantano melmoso dei soliti luoghi comuni sul nostro Belpaese, magari se possibile contagiando anche locali, promoters e pubblico; se vogliamo, possiamo, ma serv e comunque il “sacrificio”.
7) Quali obiettivi vi siete prefissati di raggiungere, quali avete già raggiunto e quali sono i vostri progetti più immediati?
(Andrea) I nostri obiettivi sono sempre in evoluzione in rapporto con l'andamento della band e della musica estrema in generale. Inutile aspirare a posizioni ormai irraggiungibili, cerchiamo di ottimizzare al meglio i contatti e le risorse, preferendo laddove possibile contesti internazionali, tour strutturati, esperienze in festival o kermesse con un buon richiamo di pubblico. Crediamo che la ns proposta possa incontrare un favore su larga scala, il problema - da convertire in opportunità - sta nel farci conoscere, spingendo molto su promozione classica e utilizzo dei social.
8) Come vi pare la scena metal odierna, soprattutto italiana? Analizzare i pro e i contro!
(Claudio) Come ho detto poche righe fa esistono moltissime realtà italiane valide, sia musicalmente sia caratterialmente, sia di primo livello sia nell’underground più o meno giovane. Non siamo secondi a nessuno al mondo ma a volte ci manteniamo secondi da soli, strozzandoci con le nostre mani con carenze davvero ridicole e decisamente sopperibili o addirittura eliminabili, usando un po’ più di lungimiranza e di buona volontà : non è detto che il risultato soddisfacente si ottenga sempre e comunque, n on è detto che si possa sempre farlo perché ognuno ha dei limiti di vita personali, ma se non ci si mette di impegno fino in fondo non si ha nemmeno la speranza iniziale di ottenere qualcosa.
9) Ok abbiamo finito, a voi le ultime parole.
(Claudio) È stato davvero piacevole scambiare un po’ di opinioni con voi della redazione di Heavy Metal Maniac poter scrivere liberamente la propria opinione, magari scuotendo gli animi assopiti dei metallari italiani più pigri e disillusi; ovviamente speriamo che il nostro “The Ventriloquist” vi esalti tanto quanto ha esaltato noi nel crearlo e nel registrarlo e che voi siate tutti presenti sotto palco quando lo presenteremo dal vivo a pogare, a scapocciare e a divertirvi con noi, ovviamente senza fare nessun prigioniero…
Intervista a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
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