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BEHEMOTH "I Loved You at Your Darkest" (Recensione)

Full-length, Nuclear Blast Records
(2018)

Non รจ facilissimo, per il sottoscritto, parlare di questa nuova fatica (undicesimo album in studio) targata Behemoth, band che ho sicuramente amato alla follia sin dagli esordi. L’ultima volta che ho scritto a riguardo del demoniaco combo polacco รจ stato in occasione di "Zos Kia Cultus", album che si poneva esattamente al centro, tra i fasti Black Metal e le divagazioni Blackened Death, cristallizzando quello che era stato proposto giร  con "Satanica" e "Thelema.6", strutturandosi come trampolino per gli album che gli sono poi seguiti, almeno fino ad "Evangelion". 
Non รจ facile, perchรฉ i Behemoth sono una realtร  ormai di fama e visibilitร  planetaria, caratterizzati da una forma piuttosto dinamica ed apparentemente “mutevole”. Stargli dietro, sia dal punto di vista musicale che “umano”, puรฒ essere un’impresa. 

Non รจ perรฒ detto e non sta scritto da nessuna parte, che si debba essere interessati alle peripezie e alle trovate pubblicitarie del mastermind Nergal, anche se รจ quasi impossibile comunque non trovarselo di fronte ogni quattro minuti, che si parli di barba, stivaletti, cappelli e croccantini per cani. Per questo motivo risulta anche difficile “non prendere posizione” o “non farsene un’idea”. Tutto questo puรฒ piacere come no, fatto รจ, che l’instancabile combo polacco รจ sempre sulla bocca di tutti. 
Fatta questa piccola e disorientante premessa e lasciate da parte le vicende personali di Adam il malvagio (delle quali preferisco non trattare perchรฉ influenzerebbero e negativamente l’ascolto di questo “ILYAYD”) ecco che i Behemoth mi vanno a sfornare il perfetto successore di “The Satanist”, album che aveva giร  cominciato lievemente a distaccarsi dalle precedenti proposte riaffacciandosi ad una proposta un pรฒ meno feroce, per poi confluire in questo fiume nero e blasfemo che รจ “I Loved You At Your Darkest”, album che personalmente trovo come la sintesi artistica perfetta di tutto quello che sono stati i Behemoth dagli esordi ad oggi. 

Per certi versi, e nonostante le differenze palesi, “ILYAYD” รจ un album che volge ancora di piรน lo sguardo al passato, tornando a quel modo particolare che avevano i Behemoth di fare Black Metal, ed รจ un album che mi rimanda molto di piรน a quanto proposto ad esempio con “Sventevith” o “Grom”, che piuttosto che a quanto fatto su “Evangelion” o “Demigod”, nonostante vi siano, ovviamente, elementi che pescano ancora in quella direzione. I Behemoth sono tutto questo e niente di tutto questo. Sono i Behemoth e basta. “ILYAYD” รจ un album molto cupo, dall’atmosfera grave e tetra, che, nonostante questo, riesce ad essere anche molto melodico e dotato di grandissimo pathos e teatralitร , grazie anche alle lyrics che sembrano quasi opera del buon vecchio Benton. Numerosi sono gli intrecci melodici con chitarre acustiche e pulite, cosi come avveniva in passato e diversi sono gli interventi recitativi di Nergal (che oramai ci ha ben abituato a questo modo di cantare) e che qui offre sicuramente una delle sue performance vocali piรน convincenti ed emozionanti di sempre. Trovo inutile stare a diventar matto nel descrivere i riff, il drumming o altro, perdendo la giornata a cercare aggettivi strambi per descrivervi i pezzi presenti, questo e quell’altro. 

Come giร  scritto, questo disco, attestandosi ormai nel panorama del piรน generico e seguito “Extreme Metal”, strizza sicuramente piรน l’occhio al Black Metal che al Death, andando a riprendere elementi che hanno reso grandi i Behemoth in passato (tenendo conto che sono passati quasi 30 anni) rendendo il tutto ancor piรน maestoso e fruibile senza risultare comunque troppo commerciale.
Su “ILYAYD” vige un equilibrio di forze praticamente perfetto, grazie anche alla produzione mastodontica, dove tutti hanno il loro giusto e sacrosanto spazio, regalandoci chiaramente una performance di altissimo livello, produzione a quanto pare curata dalla stessa band tra Polonia e Stati Uniti, e non poteva essere altrimenti per una delle piรน grandi ed instancabili formazioni presenti ad oggi sul pianeta terra in ambito Extreme Metal. 

“I Loved You At Your Darkest” รจ un album di facile ascolto e dalla durata non eccessiva, per cui scorre davvero bene e si lascia ascoltare, riascoltare e riscoprire, senza risultare banale, restituendoci una formazione ancora una volta molto ispirata e capace, restituendoci i Behemoth cosi come li avevamo lasciati quattro anni fa con "The Satanist" e forse anche meglio, quantomeno con delle intenzioni piรน “a fuoco”. 

Recensione a cura di: Marco Aquino “Hypnos”
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Solve 02:04
2. Wolves ov Siberia 02:54
3. God = Dog 03:58
4. Ecclesia Diabolica Catholica 04:49
5. Bartzabel 05:01
6. If Crucifixion Was Not Enough… 03:16
7. Angelvs XIII 03:41
8. Sabbath Mater 04:56
9. Havohej Pantocrator 06:04
10. Rom 5:8 04:22
11. We Are the Next 1000 Years 03:23
12. Coagvla 02:04 instrumental

DURATA TOTALE: 46:32

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