PIG DESTROYER "Head Cage" (Recensione)
(2018)
Per me i Pig Destroyer sono sempre stati una specie di occasione mancata. Il classico gruppo che dovrebbe piacerti a tutti i costi, avete presente? Fanno grind death, lo fanno in maniera eterodossa, sono su Relapse, come potrebbero non farti impazzire? Eppure, non mi hanno mai convinto appieno. Le qualità ci sono comunque tutte, e questo “Head Cage” non è da meno, con uno Scott Hull che per la prima volta deve dividere le proprie partiture con un basso.
Ecco, la presenza per la prima volta in studio di un bassista è sicuramente un valore aggiunto per questo nuovo lavoro – conferisce una profondità che è sempre mancata, specialmente nei pezzi meno sparati e più variegati. Così come la produzione è sicuramente migliorata, diventata più pulita, intelligibile rispetto alle loro prime cose, contribuendo a fare di questo “Head Cage” quello che, forse, è il loro album più “ordinario” ed ascoltabile.
Di grind vero e proprio non ce n'è in realtà moltissimo, troviamo tanti blast beats ma in generale è una componente che non si trova più sulla ribalta, avendo lasciato il passo ad un'altra grande passione sonora di mr. Hull, ovvero lo sludge ed il groove. Sono i groovy up-tempo che reggono la maggior parte dell'album, in maniera molto efficace potremmo dire, grazie ad un riffing comunque sempre molto frenetico e tarantolato.
Ma, come dicevamo in apertura, tutto molto bello ma sempre niente che riesca a farmi uscire di senno.
Recensione a cura di: Fulvio Ermete
Voto: 72/100
Tracklist:
1. Tunnel Under the Tracks 01:21
2. Dark Train 01:11
3. Army of Cops 03:18
4. Circle River 02:45
5. The Torture Fields 02:55
6. Terminal Itch 01:13
7. Concrete Beast 03:21
8. The Adventures of Jason and JR 02:12
9. Mt. Skull 01:37
10. Trap Door Man 01:15
11. The Last Song 02:40
12. House of Snakes 07:07
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