DEICIDE "Overtures of Blasphemy" (Recensione)
(2018)
Un nuovo album dei Deicide non è più un evento epocale, anche per chi ascolta solo e sempre death metal, probabilmente. Con questo non voglio assolutamente togliere valore ad una band che ha fatto la storia di questo genere, e non voglio nemmeno dire che una nuova uscita di questa band non susciti, perlomeno, sempre interesse e curiosità nel mondo metal. Ma non siamo più negli anni Novanta, quando il death metal dava il suo meglio, quando i dischi si compravano, quando internet non c'era, quando non c'erano anteprime e quindi si aspettava il giorno di uscita di un album e si andava a comprarlo, per poi solo dopo scoprire se era buono o meno, ascoltandolo all'infinito prima di esprimere un parere. In un certo senso ci siamo anche abituati troppo bene, o semplicemente ci siamo abituati e basta...Gente che come me ascolta metal da più di trenta anni, è normale che si meravigli molto di meno di prima di fronte a nuova musica metal, anche quando è buona, in primis perchè le orecchie sono ormai sature e allenatissime, e poi perchè quando hai dodici anni i dischi metal ti colpiscono in faccia e al cuore, mentre a quaranta li esamini in maniera quasi asettica, come potresti quasi fare per qualsiasi altra cosa. Siamo cresciuti e il mondo è cambiato, e sono cambiate anche tante band che spaccavano veramente il culo ai passeri. E i Deicide erano indubbiamente fra queste. Ma non tutto è perduto.
Dopo questa introduzione da vecchio nostalgico (e scusate, ma li ascolto dal 1990 i Deicide...), passiamo al disco in questione. Allora, come prima cosa vorrei rimarcare che questo è un buon disco. Certo, in giro si leggeranno lamentele assortite, un po' dettate dal continuo confronto che si fa col passato, immancabile quando si ha a che fare con certe band "storiche", ma se prendete il disco e lo mettete nello stereo senza soffermarvi troppo sul nome in copertina, o almeno non paragonandolo ai primi 3 capolavori della band, potrete accorgervi che questo "Overtures of Blasphemy" è tutt'altro che disprezzabile.
A fronte di una line-up che ormai è mutata tantissime volte ma che continua ad avere -per fortuna- la leadership in mano a Benton e Asheim, la band sforna un disco che è fortemente influenzato dal thrash metal vecchia scuola, e uno stile che ha perso l'ampollosità del periodo trascorso col buon Ralph Santolla (RIP). In tutto questo abbiamo un lotto di brani solidi, potenti e dalla struttura snella, ma che personalmente ho apprezzato non poco. In ogni caso la band quando decide di rendere un po' più varia la propria proposta e di strutturare maggiormente i brani, lo sa fare molto bene; basti ascoltare la maligna "Defying the Sacred", pezzo che riporta la band a quel giusto mix di brutalità e melodia che tanto aveva fruttato in un disco come "The Stench Of Redemption", insomma a quei begli intrecci e armonizzazioni di chitarra che fanno in modo di portare freschezza nel sound dei Nostri. Più o meno lo stesso discorso si può fare per un altro fra i migliori brani del lotto, "Excommunicated", anche se in questo caso siamo decisamente più pendenti verso il versante più immediato della band. E come tralasciare "l'accoglienza" che la band mette al nostro servizio in apertura di album con la violentissima "One With Satan"? Un treno molto spartano nella struttura, ma dannatamente efficace.
Citando le varie tracce mi preme dire che se da una parte l'album tende ad offrire i Deicide più immediati ed "in your face", per certi versi vicini ad un ipotetico ibrido tra un disco come "Serpents Of The Light" e le ultime produzioni, è anche vero che una nota di merito va soprattutto alle due asce, formate da Kevin Quirion e Mark English (vedi anche nei Monstrosity), che riescono ad ergere un bel muro di suono sia in fase ritmica che in fase solista e di cesellatura degli arrangiamenti, donando feeling oscuro, pathos ed elevato tasso tecnico. Un esempio anche qui? la bella e thrashy "Seal the Tomb Below".
Insomma, a mio parere questo album è uno dei migliori dei Deicide degli ultimi anni, probabilmente il migliore del periodo post-2006, anno che fu segnato dal quasi capolavoro "The Stench Of Redemption". E citerei ancora l'ottima "Crawled from the Shadows" a dimostrazione dello stato di forma della formazione floridiana.
Se la band avesse inserito due o tre tracce davvero degne dei loro albori staremmo parlando di quasi rinascita per Benton e soci mentre, stando così le cose, possiamo comunque accontentarci e parlare di un più che gradito ritorno. Non è poco!
Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 75/100
Tracklist:
1. One with Satan 03:48
2. Crawled from the Shadows 03:20
3. Seal the Tomb Below 02:57
4. Compliments of Christ 02:44
5. All That Is Evil 03:24
6. Excommunicated 02:55
7. Anointed in Blood 03:18
8. Crucified Soul of Salvation 03:00
9. Defying the Sacred 03:30
10. Consumed by Hatred 03:02
11. Flesh, Power, Dominion 03:33
12. Destined to Blasphemy 02:25
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