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FUNERAL MIST "Hekatomb" (Recensione)



Full-length, Norma Evangelium Diaboli
(2018)

Nove anni di silenzio, in tutti i sensi. Nessun album, nessuna parola, nessun annuncio, nessuna promozione a ridosso di questo nuovo full-length. Certo che ad Arioch non deve interessare molto far parlare di sè attraverso inutili argomenti, e quindi sceglie la via più onesta e sincera per fare in modo che si parli di nuovo di lui, ovvero con un nuovo album di inediti nuovo di zecca dei Funeral Mist.

Il personaggio in questione è l'unico membro ufficiale dei Funeral Mist anche in questo nuovo "Hekatomb", ed è davvero encomiabile il lavoro che si è sobbarcato ancora una volta. Certo, i Funeral Mist non sono mai stati la solita one-man band scrausa che suona un black metal approssimativo e scarno, ma un qualcosa che, pur non andando a parare in territori iper intricati, propone un black metal personale, a tratti furioso, a tratti atmosferico, e altre volte un mix di tutte e due le cose, ma dove pervade un alone caotico e a tratti folle. Certo, i tempi di batteria sono molto spesso sparati ad elevate velocità, il riffing è serrato e la voce ha un ruolo ben definito in tutto ciò, in quanto si ritaglia il suo spazio vitale variando e fungendo da collante tra le spallate furiose che le canzoni danno all'ascoltatore.

Molto difficile individuare gli episodi migliori o peggiori, in quanto l'album, salvo qualche sprazzo più "meditativo" (ad esempio "Metamorphosis"), devasta praticamente dall'inizio alla fine, andando ad accostarsi a ciò che i Marduk hanno proposto in vari album a partire dalla metà degli anni Duemila circa. Ma nel caso dei Funeral mist la componente aggressiva è forse ancora più presente, come anche la volontà di proporre dei riff sicuramente aderenti all'area black, ma sempre personali e a tratti dissonanti-stranianti-imprevedibili-contorti e dalla melodia malsana, tutti elementi che fanno di questo album e dei Funeral Mist una realtà sempre interessante e non omologata. Difficile infatti accostare realmente i Funeral Mist ad altri, e questo è un grande merito!

A conti fatti possiamo parlare di un altro ottimo album da parte dei Nostri, non propriamente nelle mie corde come stile di black metal, ma di fronte anche solo ad episodi pazzeschi ed intensi come "Cockatrice" o "Hosanna" (in questo caso la melodia si fa sentire, eccome), bisogna solo inchinarsi e fare i complimenti.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 75/100

Tracklist:
1. In Nomine Domini 04:31 
2. Naught but Death 04:42 
3. Shedding Skin 04:48 
4. Cockatrice 07:27 
5. Metamorphosis 07:35 
6. Within the Without 03:12 
7. Hosanna 04:30 
8. Pallor Mortis 06:16 

DURATA TOTALE: 43:01

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