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WORSTENEMY "Deception" (Recensione)

Full-length, WormHoleDeath
(2017)

Attivi dalla fine degli anni Novanta, i sardi Worstenemy non sono stati molto prolifici finora, ma con questo secondo album mettono a tacere tutte le perplessità e indirizzano l'ascoltatore solo sulla qualità della loro musica, piuttosto che sulla (mancante) quantità.
Un macigno pesantissimo si schianterà sulle vostre teste, un death metal che sin dalle prime battute si rivela come un ipotetico connubio tra gli Immolation e i Morbid Angel di "Gateways To Annihilation", quindi molti riff solidi e granitici che poggiano su tappeti di doppia cassa incessante, ma anche una certa varietà che si palesa in episodi più strutturati, come ad esempio "Fog or Shine", un brano dai riff allucinati e apparentemente "sconnessi", ma che si fanno largo a spallate fino ad una parte centrale di canzone dove la band varia maggiormente il riffing, rendendolo leggermente più melodico, anche grazie ai buoni inserti di chitarra arpeggiata.

I brani migliori non esistono: ogni pezzo è un piccolo mattone che va a costruire una struttura imponente, ogni pattern di batteria si impone con fierezza sulle chitarre iper sature di  Mario Pulisci, chitarrista molto abile sia in sede ritmica che solista. L'inizio di "Blood and Dust" è un qualcosa che annichilisce davvero, la batteria sparata in blast beat furenti è ciò che di meglio può pretendere un amante del metal estremo, e il susseguirsi di riff vorticosi tendenti anche al black metal sono la ciliegina sulla torta su un altro dei brani migliori del lotto. Da applausi veramente questo pezzo!

La prima parte del disco è quindi passata e io ho citato i due episodi che mi hanno colpito di più, ma sappiate che le sorprese in questo album sono ovunque, e quando inizia "A Mortal God" capiamo appieno che la band probabilmente ha come motore un Diesel, ovvero che più viaggia e più prende forza, un altro brano che si incastona tra i migliori, coi suoi 2/4 di batteria al cardiopalma e un riffing a mano aperta che si impone di prepotenza in tutto il brano, e in aggiunta interessanti stacchi e ripartenze. In questi frangenti non potremmo non citare il lavoro mostruoso dietro le pelli di Simone “Arconda” Piras, un treno lanciato a folle velocità, una macchina umana di colpi sferrati con sapienza e sadica precisione e violenza.

Andando avanti ci avviciniamo verso la fine, ma tutti i brani che scorrono in scaletta ("5th Level of Suffering", "Seasons of War", "New Era of Terror", "I"), sono di alto livello. Abbiamo anche modo di rimanere basiti sul come siano riusciti a rifare una cover come "Grind" degli Alice In Chains in salsa brutal death. Vi assicuro, signori, che questa cover è uno dei brani più oscuri e pesanti del lotto, ma d'altronde chi ha un minimo di mente aperta avrà sempre colto nella musica degli Alice In Chains un forte alone malsano...Che dire, comprate e supportate, andate ai loro live...Ormai le cose da dire in questi casi sono le solite, ma dannazione...Fatelo davvero qualche volta, questo lavoro non può passare inosservato.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 81/100

Tracklist:
1. Deception 04:04
2. Solis 03:36
3. Conquer the Illusions 04:15
4. Fog or Shine 04:30
5. Blood and Dust 04:12
6. A Mortal God 02:51
7. 5th Level of Suffering 04:10
8. Seasons of War 05:48
9. New Era of Terror 03:38
10. Grind (Alice in Chains cover) 04:48
11. I 03:50

DURATA TOTALE: 45:42

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