RIGHT TO THE VOID "Lūnātĭo" (Recensione)
EP, WormHoleDeath
(2017)
Terza uscita sotto forma di EP per i francesi Right To The Void, ed esce a tre anni di distanza dal precedente "Light Of The Fallen Gods". La band è autrice di un metal moderno, che strizza l'occhio tanto al melodic death, quanto, al metalcore, quanto al groove metal In tutto questo immaginerete che anche i suoni siano in linea col genere proposto, ed infatti così è: le chitarre super pompate di Paul Gonzalvez macinano riff monolitici e tritasassi, mentre la batteria offre un lavoro granitico, che riesce ad esplodere anche grazie ad una cura dei suoni certosina, che rende ogni colpo una fucilata.
Di fronte a lavori come questo credo che non si possano spendere troppe parole, in quanto non siamo al cospetto di un qualcosa di nuovo o miracoloso, ma è doveroso far notare ad ogni potenziale ascoltatore che siamo di fronte ad un album privi di difetti, dove la poca originalità viene controbilanciata da una prestazione della band a dir poco travolgente. Come mio solito da un po' di tempo a questa parte, non voglio fare elenchi di brani migliori o meno, ma dare una idea all'ascoltatore su che tipo di disco si troverà davanti, sul genere e su che sensazioni sono riuscito a carpire. In questo senso la capacità dei Nostri risiede maggiormente nel creare un muro di suono invalicabile e potentissimo, ma di arricchirlo con un alone cupo e introspettivo riscontrabile in una certa ricerca sonora non banale e in un cantato harcore ad opera di Guillaume Sabatier, che si divincola tra growl e urlato.
Tutti e tre i brani sono validi, non ci sono cadute di tono, ma la chiusura affidata a "Let The Ruins Fall" è indovinata perchè esprime tutta la rabbia, il disagio e la capacità di modulare le velocità più volte all'interno dello stesso brano.
Questi motivi sono sufficienti per invogliare l'ascolto di questo ep da parte sia dei fan del metal estremo più moderno, ma anche da coloro che si cibano di un po' tutte le forme di hardcore ibridato col metal.
Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 70/100
Nessun commento